20 giugno 2008
Aggiornamenti e focus
Che cos'è l'helicobacter pylori
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L'identificazione dell'Helicobacter pylori ha sfatato un mito! Quello sulla sterilità (condizione che ostacola la crescita batterica) dell'ambiente acido tipico dello stomaco che è ricco in enzimi digestivi e acido cloridrico. Ma i perché sembrano abbastanza chiari. Per cominciare; se "Helicobacter" sta per un batterio a forma di spirale (o anche come il perno di un elica), "pylori", invece, precisa la zona più soggetta all'infezione, cioè il piloro (la zona più bassa dello stomaco che ha funzioni di contenzione e di transito del cibo trasformato verso l'intestino tenue sottostante) . C'è poi l'arma letale, un enzima, in particolare una ureasi, che il batterio possiede in abbondanza e che gli permette di aprirsi un varco nella mucosa dello stomaco. L'ureasi poi si trasforma per fermentazione in urea e anidride carbonica. Così l'acidità gastrica viene contrastata (tamponata) a favore della crescita batterica. Ecco perché nel giro di poco tempo può cominciare l'erosione della mucosa dello stomaco fino alla formazione di un'ulcera.
Qualche volta la sintomatologia tipica dell'ulcera non è presente, ma il batterio e già insediato nello stomaco e qualche altra volta ci sono sintomi tipici ma non si trova la causa. In altri termini, seppure non tutte le ulcere gastriche sono provocate dall'Helicobacter, quando c'è si vede, o meglio, si può cercarlo anche prima che faccia grossi danni. Infatti, esistono oggi dei test diagnostici invasivi e non invasivi, precisi e specifici. I primi, sono esami che si accompagnano alla gastroscopia. Tramite questo esame il gastroenterologo, oltre a vedere con chiarezza tutto l'ambiente interno gastrico, preleva una microscopica fettina di tessuto che sarà poi analizzato in laboratorio (con colorazioni specifiche si evidenzia con sicurezza la presenza del batterio). I secondi, invece, sono essenzialmente due e si possono eseguire insieme l'uno a conferma dell'altro. Il più rapido è un semplice prelievo di sangue che sarà testato in laboratorio per saggiare l'eventuale presenza di anticorpi specifici anti-helicobacter (Ig - immunoglobuline prodotte in risposta all'invasione batterica). L'altro, è un test chiamato " test del respiro" (all'anglosassone urea breath test). Quest'ultimo si basa sulla capacità dell'Helicobacter Pylori di metabolizzare rapidamente l'urea in ammonio e CO2 (anidride carbonica). L'urea, marcata con l'isotopo 13 del carbonio, non radioattivo e presente in natura, viene somministrata al paziente ed attraverso il respiro (aria espirata) si può misurare l'eliminazione di CO2 marcata mediante una raffinata metodica di laboratorio (spettrometria di massa). Un aumento della quota di CO2 , tra due prove consecutive (una si fa prima e l'altra mezz'ora dopo la somministrazione dell'urea), è quindi un indice indiretto della presenza di infezione da H. Pylori a livello gastrico. Per ultimi ci sono anche dei nuovissimi test per misurare l'eliminazione del batterio (o dei suoi prodotti di trasformazione) nelle feci, ma sembrano ancora un po' imprecisi.
La cura dell'ulcera da Helicobacter consiste in una terapia farmacologica combinata, cioè in parte diretta a correggere l'alterazione della funzioni gastriche (per questa si rimanda alla parte sui farmaci) e in parte diretta propriamente contro la moltiplicazione del batterio (terapia antibiotica). I test citati sono consigliati e necessari (il breath test è quello di prima scelta), non solo in fase diagnostica, ma anche nella fase di controllo dell'efficacia della cura, dato che in qualche caso è possibile una recidiva da reinfezione. In Italia sono allo scopo disponibili: l'amoxicillina, le tetracicline e la claritromicina (ultima nata). In qualche caso si utilizza un solo antibiotico, per esempio una tetraciclina per un periodo massimo di 14 giorni o ancora, la sola claritromicina può essere sufficiente. Invece, in altre condizioni si suggerisce l'abbinamento di claritromicina e amoxicillina per un periodo di 7 giorni. In America è utilizzato anche l'abbinamento con un antifungino (antibiotico diretto contro le infezioni da funghi) uno di questi è il metronidazolo che nel nostro Paese è più utilizzato per infezioni dell'apparato uro-genitale. Nel complesso l'eradicazione dell'Helicobacter è un problema risolto, la terapia antibiotica è mirata, sicura e pressoché libera da effetti collaterali indesiderati. Insomma, se mai un batterio va sottovalutato, tanto più questo che ha mostrato per molti anni un'ostinata resistenza ai nuovi mezzi di diagnosi.
Patrizia Maria Gatti
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Qualche volta la sintomatologia tipica dell'ulcera non è presente, ma il batterio e già insediato nello stomaco e qualche altra volta ci sono sintomi tipici ma non si trova la causa. In altri termini, seppure non tutte le ulcere gastriche sono provocate dall'Helicobacter, quando c'è si vede, o meglio, si può cercarlo anche prima che faccia grossi danni. Infatti, esistono oggi dei test diagnostici invasivi e non invasivi, precisi e specifici. I primi, sono esami che si accompagnano alla gastroscopia. Tramite questo esame il gastroenterologo, oltre a vedere con chiarezza tutto l'ambiente interno gastrico, preleva una microscopica fettina di tessuto che sarà poi analizzato in laboratorio (con colorazioni specifiche si evidenzia con sicurezza la presenza del batterio). I secondi, invece, sono essenzialmente due e si possono eseguire insieme l'uno a conferma dell'altro. Il più rapido è un semplice prelievo di sangue che sarà testato in laboratorio per saggiare l'eventuale presenza di anticorpi specifici anti-helicobacter (Ig - immunoglobuline prodotte in risposta all'invasione batterica). L'altro, è un test chiamato " test del respiro" (all'anglosassone urea breath test). Quest'ultimo si basa sulla capacità dell'Helicobacter Pylori di metabolizzare rapidamente l'urea in ammonio e CO2 (anidride carbonica). L'urea, marcata con l'isotopo 13 del carbonio, non radioattivo e presente in natura, viene somministrata al paziente ed attraverso il respiro (aria espirata) si può misurare l'eliminazione di CO2 marcata mediante una raffinata metodica di laboratorio (spettrometria di massa). Un aumento della quota di CO2 , tra due prove consecutive (una si fa prima e l'altra mezz'ora dopo la somministrazione dell'urea), è quindi un indice indiretto della presenza di infezione da H. Pylori a livello gastrico. Per ultimi ci sono anche dei nuovissimi test per misurare l'eliminazione del batterio (o dei suoi prodotti di trasformazione) nelle feci, ma sembrano ancora un po' imprecisi.
La cura dell'ulcera da Helicobacter consiste in una terapia farmacologica combinata, cioè in parte diretta a correggere l'alterazione della funzioni gastriche (per questa si rimanda alla parte sui farmaci) e in parte diretta propriamente contro la moltiplicazione del batterio (terapia antibiotica). I test citati sono consigliati e necessari (il breath test è quello di prima scelta), non solo in fase diagnostica, ma anche nella fase di controllo dell'efficacia della cura, dato che in qualche caso è possibile una recidiva da reinfezione. In Italia sono allo scopo disponibili: l'amoxicillina, le tetracicline e la claritromicina (ultima nata). In qualche caso si utilizza un solo antibiotico, per esempio una tetraciclina per un periodo massimo di 14 giorni o ancora, la sola claritromicina può essere sufficiente. Invece, in altre condizioni si suggerisce l'abbinamento di claritromicina e amoxicillina per un periodo di 7 giorni. In America è utilizzato anche l'abbinamento con un antifungino (antibiotico diretto contro le infezioni da funghi) uno di questi è il metronidazolo che nel nostro Paese è più utilizzato per infezioni dell'apparato uro-genitale. Nel complesso l'eradicazione dell'Helicobacter è un problema risolto, la terapia antibiotica è mirata, sicura e pressoché libera da effetti collaterali indesiderati. Insomma, se mai un batterio va sottovalutato, tanto più questo che ha mostrato per molti anni un'ostinata resistenza ai nuovi mezzi di diagnosi.
Patrizia Maria Gatti
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