Eredità ipertesa

24 novembre 2006
Aggiornamenti e focus

Eredità ipertesa



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Gli eventi cardiovascolari continuano a mantenere un triste primato tra le cause di morte. Mettendo insieme la cardiopatia ischemica, l'ictus e altre patologie cardiovascolari, solo in Europa si spiega una mortalità del 43% tra gli uomini e del 56% tra le donne. Senza dimenticare che sono causa di grave disabilità, in particolare l'ictus cerebrale, con costi umani e sociali assolutamente non trascurabili. Ed è preoccupante che, per esempio in Italia, i casi di ictus siano in aumento (da 130 mila nel 1990 a 155 mila nel 2001). Il fenomeno si può giustificare con l'invecchiamento della popolazione, ma è più utile sapere che, per esempio, l'80% dei casi di ictus interessano soggetti ipertesi e che, per esempio, è stata riconosciuta una predisposizione genetica all'ictus e all'ipertensione.

Riunire la macchia di leopardo


Con questi due elementi è già possibile intavolare una strategia di prevenzione e di predittività, basata su screening più o meno approfonditi. Tuttavia, non ci sono ancora basi certe per sostenere uno screening genetico standardizzato, sia per i costi che in sé richiede sia per i risultati a volte contraddittori che si sono ottenuti. Per esempio, studi sui gemelli, e sulle loro famiglie con fratelli e sorelle hanno messo in evidenza una predisposizione genetica nell'ictus cerebrale. E' stato dimostrato che il rischio relativo di ictus per un parente di primo grado di un paziente con ictus è di 1,5-2,5 volte maggiore. In altri ambiti della ricerca è stato sondata la relazione fra ictus cerebrale e i geni coinvolti nei processi infiammatori, senza arrivare a dati coerenti. Inoltre, i successi, quando ci sono, si ottengono in una ricerca frammentaria e sparsa a macchia di leopardo per l'Europa. In direzione esattamente opposta è orientato un grande progetto di respiro europeo, InGenious HyperCare, che vede impegnati dal 1° novembre 2006 32 centri di ricerca d'eccellenza per quattro anni.

Popolazioni sotto esame


Il presupposto comune a tutti i pacchetti di ricerca (Joint Research Packages) è che si è di fronte a un fenotipo patologico complesso, cioè associato a più geni (malattia poligenica) che non determinano la malattia in modo diretto, ma piuttosto una suscettibilità a essa. Il che presume interazioni genotipo-ambiente e interazioni tra geni diversi. Grazie al Progetto HapMap, i ricercatori avranno a disposizione una schedatura di tutti gli aplotipi umani finora noti, cioè tutti quei raggruppamenti di geni che nel complesso determinano la variabilità individuale di un carattere, dal colore degli occhi alla predisposizione a una malattia.
I pazienti in cui si faranno le valutazioni sono circa 20 mila. selezionati in popolazioni di:
  • pazienti affetti da ictus cerebrale ischemico precoce (uomini 55 e donne 60 anni) confrontati con fratelli/sorelle concordanti e discordanti.
  • pazienti con ictus cerebrale ischemico precoce confrontati con controlli sani (mariti e mogli).
  • pazienti con ictus cerebrale ischemico precoce (da famiglie, registri o coorti) confrontati con soggetti non affetti da ictus di età = 75 anni.
  • pazienti con ictus cerebrale confrontati con soggetti con infarto miocardico da un ampio trial clinico di terapia antipertensiva.
  • soggetti di uno studio di popolazione con e senza aterosclerosi carotidea.

Pacchetti di ricerca

Una parte della ricerca si occuperà dei meccanismi di controllo da parte del sistema nervoso autonomo dell'ipertensione. Vale a dire identificare sempre a livello di geni, i marcatori che rendono patologici i maggiori meccanismi fisiologici che controllano la pressione sanguigna.
L'altro filone sarà dedicato all'identificazione dei marcatori genetici del rischio di un paziente iperteso di sviluppare uno specifico evento, come ictus, insufficienza renale, insufficienza cardiaca. Quindi, da una parte verrà considerata la storia personale e familiare, valutazione cardiologica e neurologica, ecocardiogramma, ecoDoppler carotideo, TAC o RMN cerebrale, markers infiammatori. Dall'altra si procederà alla genotipizzazione di geni coinvolti nei processi infiammatori, dello stress ossidativo, dei peptidi natriuretici o del sistema renina-angiotensina.
La combinazione dei dati ottenuti dovrebbe permettere di riconoscere, rispettivamente, soggetti predisposti all'ipertensione sui quali concentrare misure preventive, e soggetti sui quali il bisogno di intervento terapeutico è molto forte. Si vorrebbe, cioè, passare da una medicina preventiva a una medicina predittiva. L'appuntamento è a tra quattro anni.

Simona Zazzetta



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