24 novembre 2006
Aggiornamenti e focus
Via il tumore con il virus
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Da quando si è iniziato a esplorare il DNA, un nuovo universo si è aperto davanti agli occhi degli scienziati: nel filamento che contiene tutte le informazioni necessarie alla vita si nascondono anche le cause di numerose malattie e nuovi modi per curarle. Il termine terapia genica indica la possibilità di trasferire un gene terapeutico all'interno di una cellula bersaglio, ma in una accezione più ampia può indicare anche qualunque manipolazione genetica di una cellula a scopo curativo. Da questa metodica deriva uno dei più ambiziosi progetti per la cura dei tumori: la possibilità di creare un virus che infetti solo le cellule neoplastiche e al contempo utilizzare il sistema immunitario per difendere l'organismo dalle metastasi.
Gli ultimi progressi della terapia genica basata su virologia ed immunologia sono stati presentati da un gruppo di ricercatori giapponesi al recente convegno annuale della Società Internazionale di Terapia Genetica e Cellulare del Cancro e pubblicati sulla rivista Cancer Immunology Immunotherapy.
La storia di questo tipo di metodica è breve - solo quindici anni - ma complessa. Tutto nasce da un idea piuttosto semplice: se una malattia è causata da un gene che non funziona o funziona in maniera alterata, la sostituzione di quello stesso gene può portare alla guarigione. Un po' come se il genoma di una cellula fosse un motore e si potesse sostituire il pezzo difettoso.
Il meccanico per arrivare al DNA è stato identificato con i virus, organismi per loro stessa natura in grado di integrarsi nel genoma delle cellule ospiti. Alcuni di loro sono stati manipolati in laboratorio per fare in modo che le informazioni in essi contenute si trasmettessero durante l'infezione alle cellule da curare, senza causare alcuna malattia in quelle sane.Nel corso della sperimentazione è stato osservato che alcuni tipi di virus opportunamente modificati erano in grado di infettare e uccidere selettivamente le cellule tumorali e quindi inibire la crescita del cancro.
L'effetto però era solo locale ed era necessario trovare un metodo aggiuntivo per produrre anche una resistenza sistemica ed evitare le metastasi.
L'ipotesi che maggiormente attirava i ricercatori era quella di utilizzare le risorse dell'organismo stesso e fare in modo che il sistema immunitario, presente in tutto il corpo, si attivasse contro la diffusione del cancro.
La storia si ferma qui perché il gruppo giapponese sta ancora studiando come arrivare a questo risultato.Sembrerebbe che l'infezione con un adenovirus che esprime la proteina E1A sia in grado di causare prima la distruzione del tumore e in un secondo tempo la sensibilizzazione delle cellule immunitarie e la conseguente risposta in tutto l'organismo.Non stiamo parlando di una possibilità vicina: la metodica è ancora in fase del tutto preliminare. Come spesso accade in medicina, è anche possibile che nel passaggio dalla provetta all'organismo tutto cambi e la teoria si riveli infondata: non resta che armarsi di pazienza e aspettare la fine della storia per sapere se questo ambizioso e affascinate progetto possa davvero fornire una nuova cura per il cancro.
Raffaella Bergottini
Salute oggi:
...e inoltre su Dica33:
Gli ultimi progressi della terapia genica basata su virologia ed immunologia sono stati presentati da un gruppo di ricercatori giapponesi al recente convegno annuale della Società Internazionale di Terapia Genetica e Cellulare del Cancro e pubblicati sulla rivista Cancer Immunology Immunotherapy.
Una storia breve ma intensa
La storia di questo tipo di metodica è breve - solo quindici anni - ma complessa. Tutto nasce da un idea piuttosto semplice: se una malattia è causata da un gene che non funziona o funziona in maniera alterata, la sostituzione di quello stesso gene può portare alla guarigione. Un po' come se il genoma di una cellula fosse un motore e si potesse sostituire il pezzo difettoso.
Il meccanico per arrivare al DNA è stato identificato con i virus, organismi per loro stessa natura in grado di integrarsi nel genoma delle cellule ospiti. Alcuni di loro sono stati manipolati in laboratorio per fare in modo che le informazioni in essi contenute si trasmettessero durante l'infezione alle cellule da curare, senza causare alcuna malattia in quelle sane.Nel corso della sperimentazione è stato osservato che alcuni tipi di virus opportunamente modificati erano in grado di infettare e uccidere selettivamente le cellule tumorali e quindi inibire la crescita del cancro.
L'effetto però era solo locale ed era necessario trovare un metodo aggiuntivo per produrre anche una resistenza sistemica ed evitare le metastasi.
L'ipotesi che maggiormente attirava i ricercatori era quella di utilizzare le risorse dell'organismo stesso e fare in modo che il sistema immunitario, presente in tutto il corpo, si attivasse contro la diffusione del cancro.
Adenovirus promettente
La storia si ferma qui perché il gruppo giapponese sta ancora studiando come arrivare a questo risultato.Sembrerebbe che l'infezione con un adenovirus che esprime la proteina E1A sia in grado di causare prima la distruzione del tumore e in un secondo tempo la sensibilizzazione delle cellule immunitarie e la conseguente risposta in tutto l'organismo.Non stiamo parlando di una possibilità vicina: la metodica è ancora in fase del tutto preliminare. Come spesso accade in medicina, è anche possibile che nel passaggio dalla provetta all'organismo tutto cambi e la teoria si riveli infondata: non resta che armarsi di pazienza e aspettare la fine della storia per sapere se questo ambizioso e affascinate progetto possa davvero fornire una nuova cura per il cancro.
Raffaella Bergottini
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