16 dicembre 2024
Interviste, Speciale Mieloma multiplo, Video
Mieloma multiplo. Petruzzelli, Lampada di Aladino: trovare un equilibrio tra benessere del paziente e cure mediche
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Migliorare la qualità di vita è un obiettivo comune a tutti coloro che si prendono cura di un paziente con mieloma multiplo. Dica33 ha intervistato, il dottor Davide Petruzzelli presidente dell'Associazione Lampada di Aladino ETS (Ente del terzo settore) per capire come sia possibile migliorare la qualità della vita, affrontare le sfide quotidiane, trovare un equilibrio tra cure mediche e benessere personale.
La terapia del mieloma multiplo ha avuto una rapidissima evoluzione nell'ultimo decennio con l'ingresso di nuove terapie che hanno modificato sensibilmente l'approccio del clinico e anche il sequencing delle terapie stesse. Abbiamo raccolto in merito il parere degli specialisti.
Francesco Di Raimondo, Docente Ordinario di Ematologia all'università degli Studi di Catania, intervistato da Sanità33, fa il punto sulle terapie per il mieloma multiplo "Siamo partiti con i nuovi anticorpi monoclonali Anti cd38, poi abbiamo a disposizione i nuovi anticorpi farmaco-coniugati, cioè anticorpi che veicolano un farmaco o una tossina dentro la cellula neoplastica e, già in fase avanzata di sperimentazione, abbiamo gli anticorpi bi-specifici e le CarT. Ci sono - aggiunge - nuove molecole di immunoterapia e un nuovo peptide-farmaco-coniugato, come il melflufen, che ha una nuova formulazione di un vecchio farmaco alchilante". Ecco che quindi il ventaglio di farmaci è molto ampio e fa sì che "il corretto impiego di questi farmaci permette di ottenere dei risultati molto profondi in termini di remissione della malattia e, con tutti questi nuove molecole e nuove modalità di azione, accertiamo la neoplasia da tanti lati e cerchiamo di agire su tanti meccanismi di azionali differenti perché il mieloma è una malattia che cerca di modificarsi e cerca di sfuggire agli effetti dei farmaci ma noi, agendo su più fronti, riusciamo a fronteggiare questa caratteristica del mieloma", sostiene il professionista.
Claudio Cerchione
Claudio Cerchione, esperto in Ematologia, dirigente medico ricercatore presso la divisione di Ematologia dell'Istituto scientifico romagnolo per lo studio e la cura dei tumori di Meldola (FC) spiega nell'intervista a Sanità33 "Continuiamo a considerare il mieloma multiplo come un'unica entità, ma in realtà sappiamo che è una patologia estremamente eterogenea e che ci sono probabilmente tanti mielomi multipli e all'interno di questi c'è qualche paziente che è refrattario all'immunoterapia o lo diventa. In questi pazienti sicuramente l'opportunità di utilizzare armi terapeutiche completamente diverse, come un ritorno alle chemioterapie di nuova generazione quale può essere melflufen - chemioterapia con meccanismo d'azione rivoluzionario - può essere utile a colmare il vuoto terapeutico, anche a fronte di un'efficacia dimostrata nello studio registrativo ma anche di un'eccellente tollerabilità, compliance e aderenza. Sappiamo che un paziente più recidivato purtroppo ha bisogno di una certa assistenza e talvolta manca di caregiver o la logistica potrebbe essere sfavorevole per dei regimi molto intensivi in termini di accessi in ospedale e sicuramente melflufen non va soltanto ad avviare un nuovo meccanismo d'azione che potrebbe essere quello che serve in quel momento al paziente ma va anche a favorire il paziente che magari non ha grosse possibilità di andare spesso in ospedale per terapie molto lunghe".
Maria Teresa Petrucci
La terapia del mieloma multiplo ha avuto una rapidissima evoluzione nell'ultimo decennio con l'ingresso di nuove terapie che hanno modificato sensibilmente l'approccio dei clinici. Lo sottolinea intervistata da Sanità33 la prof.ssa Maria Teresa Petrucci, dirigente medico presso l'ematologia dell'azienda Policlinico Umberto I di Roma. Uno degli effetti di questi sviluppi è che quelle che fino a qualche anno fa erano terapie che si somministravano nelle linee più avanzate, ora si effettuano in prima linea, con la conseguenza che si è creato un vuoto nelle linee più avanzate, in particolare in quarta linea. Se effettivamente è così, quali possono essere le novità su questo fronte? Si stanno affacciando nuovi standard di cura? "Certamente le tre famiglie di farmaci che hanno modificato la storia naturale terapeutica del mieloma cioè inibitori del proteosoma, gli immunomodulanti e gli stessi anticorpi monoclonali erano inizialmente utilizzati nelle fasi più avanzate di malattia (in pazienti già sottoposti prima a chemioterapia e a trapianti) e adesso si utilizzano in prima linea" risponde Petrucci. "Quindi, in pazienti che presentano di nuovo la malattia il che è la storia naturale del mieloma, cioè la possibile recidiva questi sono farmaci che logicamente si tende a non utilizzare proprio perché è fondamentale cambiare la famiglia di farmaci attiva contro la plasmacellula e, quindi, anticipando il loro uso, sicuramente abbiamo poi carenza di molecole nelle fasi successive. Avendo delle registrazioni in fasi ancora più avanzate rispetto, per esempio, alla quinta linea abbiamo dei farmaci che in questo momento siamo in attesa di potere utilizzare e, di conseguenza, la quarta linea è quella proprio in cui maggiormente abbiamo problemi. Le CarT a cui accennavo prima invece potranno essere utilizzate proprio in quarta linea, così come gli anticorpi bispecifici (questi ultimi forse anche in seconda e terza linea). Però sicuramente una delle problematiche maggiori in futuro sarà il disegno di nuovi algoritmi terapeutici e la necessità di modificare la sequenza dei vari farmaci in rapporto alla storia non solo terapeutica ma alla storia del paziente (l'età, le condizioni fisiche, etc.) proprio per cercare di scegliere al meglio le varie possibilità terapeutiche di cui disponiamo e quindi avere un impatto sempre migliore sull'outcome del paziente".
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Mieloma multiplo e terapia
La terapia del mieloma multiplo ha avuto una rapidissima evoluzione nell'ultimo decennio con l'ingresso di nuove terapie che hanno modificato sensibilmente l'approccio del clinico e anche il sequencing delle terapie stesse. Abbiamo raccolto in merito il parere degli specialisti.
Francesco Di Raimondo
Francesco Di Raimondo, Docente Ordinario di Ematologia all'università degli Studi di Catania, intervistato da Sanità33, fa il punto sulle terapie per il mieloma multiplo "Siamo partiti con i nuovi anticorpi monoclonali Anti cd38, poi abbiamo a disposizione i nuovi anticorpi farmaco-coniugati, cioè anticorpi che veicolano un farmaco o una tossina dentro la cellula neoplastica e, già in fase avanzata di sperimentazione, abbiamo gli anticorpi bi-specifici e le CarT. Ci sono - aggiunge - nuove molecole di immunoterapia e un nuovo peptide-farmaco-coniugato, come il melflufen, che ha una nuova formulazione di un vecchio farmaco alchilante". Ecco che quindi il ventaglio di farmaci è molto ampio e fa sì che "il corretto impiego di questi farmaci permette di ottenere dei risultati molto profondi in termini di remissione della malattia e, con tutti questi nuove molecole e nuove modalità di azione, accertiamo la neoplasia da tanti lati e cerchiamo di agire su tanti meccanismi di azionali differenti perché il mieloma è una malattia che cerca di modificarsi e cerca di sfuggire agli effetti dei farmaci ma noi, agendo su più fronti, riusciamo a fronteggiare questa caratteristica del mieloma", sostiene il professionista.
Claudio Cerchione
Claudio Cerchione, esperto in Ematologia, dirigente medico ricercatore presso la divisione di Ematologia dell'Istituto scientifico romagnolo per lo studio e la cura dei tumori di Meldola (FC) spiega nell'intervista a Sanità33 "Continuiamo a considerare il mieloma multiplo come un'unica entità, ma in realtà sappiamo che è una patologia estremamente eterogenea e che ci sono probabilmente tanti mielomi multipli e all'interno di questi c'è qualche paziente che è refrattario all'immunoterapia o lo diventa. In questi pazienti sicuramente l'opportunità di utilizzare armi terapeutiche completamente diverse, come un ritorno alle chemioterapie di nuova generazione quale può essere melflufen - chemioterapia con meccanismo d'azione rivoluzionario - può essere utile a colmare il vuoto terapeutico, anche a fronte di un'efficacia dimostrata nello studio registrativo ma anche di un'eccellente tollerabilità, compliance e aderenza. Sappiamo che un paziente più recidivato purtroppo ha bisogno di una certa assistenza e talvolta manca di caregiver o la logistica potrebbe essere sfavorevole per dei regimi molto intensivi in termini di accessi in ospedale e sicuramente melflufen non va soltanto ad avviare un nuovo meccanismo d'azione che potrebbe essere quello che serve in quel momento al paziente ma va anche a favorire il paziente che magari non ha grosse possibilità di andare spesso in ospedale per terapie molto lunghe".
Maria Teresa Petrucci
La terapia del mieloma multiplo ha avuto una rapidissima evoluzione nell'ultimo decennio con l'ingresso di nuove terapie che hanno modificato sensibilmente l'approccio dei clinici. Lo sottolinea intervistata da Sanità33 la prof.ssa Maria Teresa Petrucci, dirigente medico presso l'ematologia dell'azienda Policlinico Umberto I di Roma. Uno degli effetti di questi sviluppi è che quelle che fino a qualche anno fa erano terapie che si somministravano nelle linee più avanzate, ora si effettuano in prima linea, con la conseguenza che si è creato un vuoto nelle linee più avanzate, in particolare in quarta linea. Se effettivamente è così, quali possono essere le novità su questo fronte? Si stanno affacciando nuovi standard di cura? "Certamente le tre famiglie di farmaci che hanno modificato la storia naturale terapeutica del mieloma cioè inibitori del proteosoma, gli immunomodulanti e gli stessi anticorpi monoclonali erano inizialmente utilizzati nelle fasi più avanzate di malattia (in pazienti già sottoposti prima a chemioterapia e a trapianti) e adesso si utilizzano in prima linea" risponde Petrucci. "Quindi, in pazienti che presentano di nuovo la malattia il che è la storia naturale del mieloma, cioè la possibile recidiva questi sono farmaci che logicamente si tende a non utilizzare proprio perché è fondamentale cambiare la famiglia di farmaci attiva contro la plasmacellula e, quindi, anticipando il loro uso, sicuramente abbiamo poi carenza di molecole nelle fasi successive. Avendo delle registrazioni in fasi ancora più avanzate rispetto, per esempio, alla quinta linea abbiamo dei farmaci che in questo momento siamo in attesa di potere utilizzare e, di conseguenza, la quarta linea è quella proprio in cui maggiormente abbiamo problemi. Le CarT a cui accennavo prima invece potranno essere utilizzate proprio in quarta linea, così come gli anticorpi bispecifici (questi ultimi forse anche in seconda e terza linea). Però sicuramente una delle problematiche maggiori in futuro sarà il disegno di nuovi algoritmi terapeutici e la necessità di modificare la sequenza dei vari farmaci in rapporto alla storia non solo terapeutica ma alla storia del paziente (l'età, le condizioni fisiche, etc.) proprio per cercare di scegliere al meglio le varie possibilità terapeutiche di cui disponiamo e quindi avere un impatto sempre migliore sull'outcome del paziente".
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