05 ottobre 2005
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Il ruolo dell'istruzione nel garantire anche una buona salute non è questione nuova e anzi è antica tanto quanto la costruzione, e la trasmissione, del sapere. Intuitivamente la risposta sembra semplice, e affermativa. In realtà, però, non lo è del tutto. Per cominciare, è giusto chiedersi se si intenda l'istruzione in senso stretto, saper leggere e scrivere, o se invece non dovrebbe considerarsi più direttamente l'istruzione in termini di "capirci di medicina" o comunque delle questioni legate alla salute. Già qui, infatti, la valutazione diviene difficile, perché non è detto che le conoscenze di base di biologia e fisiologia rientrino nel bagaglio culturale di persone anche mediamente acculturate.La seconda questione, poi, è capire se l'istruzione è utile soprattutto dopo che una malattia si è sviluppata, per esempio per poter applicare adeguatamente le istruzioni del curante, o se non possa anche essere considerata una causa diretta dello sviluppo di alcune malattie.
Questa antica questione viene ripresa ora da uno studio e da un editoriale entrambi pubblicati sugli Annals of Internal medicine. Lo studio parte dal concetto più mirato di istruzione, definendola come la capacità di leggere e comprendere informazioni relative alla salute, ed è stato condotto su poco meno di 3000 anziani assistititi dal programma pubblico Medicare. Lo scopo era valutare il rapporto tra il grado di istruzione così definita e alcune variabili importanti ai fini della valutazione della salute: funzionalità fisica, condizioni mentali innanzitutto, ma anche aspetti come le difficoltà a eseguire attività strumentali quotidiane, limitazioni nella mobilità e nelle altre attività fisiche a causa della salute, dolore tale da interferire con lo svolgimento di mansioni varie. Una volta depurati i dati da fattori come la diversa prevalenza di alcune malattie croniche o le caratteristiche demografiche risultava che comunque chi aveva un'istruzione bassa presentava funzionalità fisica e salute mentale peggiori. Lo stesso per le altre variabili: tanto per fare un esempio, il rischio di avere un dolore limitante l'attività era doppio rispetto a coloro che avevano strumenti culturali adeguati. Quanto alle malattie croniche, la scarsa istruzione era correlata effettivamente soltanto al diabete e all'insufficienza cardiaca.
Lo studio, dunque, conferma l'associazione e le spiegazioni che si danno gli autori sono autoevidenti. Una minore abilità nel destreggiarsi con i temi legati alla salute significa non saper leggere correttamente una prescrizione o un'etichetta di farmaco, così come poter descrivere meno adeguatamente il proprio stato (i sintomi, per esempio) e altri aspetti analoghi. Ma questo non significa soltanto che un'istruzione inadeguata peggiora le condizioni una volta che la malattia c'è. Come spiega l'editoriale che commenta lo studio, se si registra una maggiore prevalenza di diabete e insufficienza cardiaca, allora vuol dire che la scarsa istruzione può causare la malattia. Infatti, l'insorgere del diabete è quasi sempre legato allo stile di vita (obesità, scarsa attività fisica, dieta sbagliata) così come l'insufficienza cardiaca è spesso l'esito di un'ipertensione trascurata o curata male. Fattori che una maggiore dimestichezza con i temi della salute potrebbe facilmente eliminare. Infine, una notazione di carattere generale. E' interessante, per chi è giornalista della parola scritta, notare che nessuno studio cita mai l'informazione televisiva o radiofonica sull'argomento. Che sia perché come dicevano i latini "scripta manent, verba volant" (quanto è scritto resta, quanto è detto vola via)?
Maurizio Imperiali
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Istruzione più specifica
Questa antica questione viene ripresa ora da uno studio e da un editoriale entrambi pubblicati sugli Annals of Internal medicine. Lo studio parte dal concetto più mirato di istruzione, definendola come la capacità di leggere e comprendere informazioni relative alla salute, ed è stato condotto su poco meno di 3000 anziani assistititi dal programma pubblico Medicare. Lo scopo era valutare il rapporto tra il grado di istruzione così definita e alcune variabili importanti ai fini della valutazione della salute: funzionalità fisica, condizioni mentali innanzitutto, ma anche aspetti come le difficoltà a eseguire attività strumentali quotidiane, limitazioni nella mobilità e nelle altre attività fisiche a causa della salute, dolore tale da interferire con lo svolgimento di mansioni varie. Una volta depurati i dati da fattori come la diversa prevalenza di alcune malattie croniche o le caratteristiche demografiche risultava che comunque chi aveva un'istruzione bassa presentava funzionalità fisica e salute mentale peggiori. Lo stesso per le altre variabili: tanto per fare un esempio, il rischio di avere un dolore limitante l'attività era doppio rispetto a coloro che avevano strumenti culturali adeguati. Quanto alle malattie croniche, la scarsa istruzione era correlata effettivamente soltanto al diabete e all'insufficienza cardiaca.
Parole ma scritte
Lo studio, dunque, conferma l'associazione e le spiegazioni che si danno gli autori sono autoevidenti. Una minore abilità nel destreggiarsi con i temi legati alla salute significa non saper leggere correttamente una prescrizione o un'etichetta di farmaco, così come poter descrivere meno adeguatamente il proprio stato (i sintomi, per esempio) e altri aspetti analoghi. Ma questo non significa soltanto che un'istruzione inadeguata peggiora le condizioni una volta che la malattia c'è. Come spiega l'editoriale che commenta lo studio, se si registra una maggiore prevalenza di diabete e insufficienza cardiaca, allora vuol dire che la scarsa istruzione può causare la malattia. Infatti, l'insorgere del diabete è quasi sempre legato allo stile di vita (obesità, scarsa attività fisica, dieta sbagliata) così come l'insufficienza cardiaca è spesso l'esito di un'ipertensione trascurata o curata male. Fattori che una maggiore dimestichezza con i temi della salute potrebbe facilmente eliminare. Infine, una notazione di carattere generale. E' interessante, per chi è giornalista della parola scritta, notare che nessuno studio cita mai l'informazione televisiva o radiofonica sull'argomento. Che sia perché come dicevano i latini "scripta manent, verba volant" (quanto è scritto resta, quanto è detto vola via)?
Maurizio Imperiali
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