Terza età da valorizzare

03 ottobre 2007
Aggiornamenti e focus

Terza età da valorizzare



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La longevità attuale è una grande conquista, che bisogna favorire giocando d'anticipo e continuare a difendere: non è infatti scontata, come dimostra l'andamento statunitense. La vera sfida poi è trasformarla in risorsa, non quale auspicio generico ma in senso concreto, come indica tra l'altro uno studio recente della Fondazione Censis. Di longevità e salute si è parlato a Milano in una tavola rotonda della MNIAA (Associazione degli ex allievi dell'Istituto Mario Negri), poco prima della Festa dei nonni che si celebra da qualche anno, il 2 ottobre. Un'attenzione che però deve crescere perché la terza età è sempre più attualità in campo sanitario e sempre più futuro, in un paese come il nostro nel quale gli ultra 65enni costituiscono circa il 18% della popolazione e nel 2050 arriveranno al doppio. Tenendo presente che questo, insieme al calo delle nascite, ha portato l'indice di vecchiaia - rapporto tra maggiori di 65 anni e minori di 14 - a quadruplicare dal 1950 a oggi, con gli ultra 80enni che sono quelli più in aumento.

Obesità e sedentarietà nel mirino


Se con il passar degli anni aumentano fattori di rischio e malattie, la probabilità di vivere più a lungo dipende però molto dagli stili di vita e dalla prevenzione. Un chiaro esempio è quello del sovrappeso e dell'obesità, in espansione nel mondo. "Negli Stati Uniti per l'aspettativa di vita che è sempre aumentata si sta arrivando a un arresto, e la causa principale è l'eccesso di peso, specie se protratto fino dall'infanzia: l'obesità diventerà la prima causa di morte prevenibile (ora è il fumo)" ha affermato a Milano il farmacologo Michele Carruba. "L'obesità raddoppia il rischio di diabete e di alcuni tumori, raddoppia-triplica quello di malattie cardiovascolari: la sua prevalenza, da noi maggiore tra 55 e 64 anni negli uomini e tra 65 e 74 nelle donne, in età successive diminuisce, proprio perché molti non ci arrivano. Due avvertenze importanti. Basta ridurre di un po' quello che si mangia, niente di drastico, per aumentare longevità e anni liberi da malattia, come si è quantificato sperimentalmente nell'animale. Da noi però la colpa maggiore non è dell'introito energetico, cresciuto di poco negli ultimi 50 anni, ma della sedentarietà (e riscaldamento): per questo, come verificato dagli studi, basta fare 5.000 passi in più al giorno per diminuire la mortalità, cioè mezz'ora in più di cammino di buon passo, anche frazionata". Margini di prevenzione, a volte basata più su diagnosi precoce e trattamenti che riducono o rallentano il danno, ci sono anche per patologie che diventano progressivamente più frequenti nell'anziano, come l'ictus, le demenze, la depressione. Per l'ictus nella quarta età c'è una tendenza a non aumentare e anche per il Parkinson dopo gli 80 c'è una diminuzione; per le demenze l'aumento diventa esponenziale ma dopo gli 80 (è previsto più del raddoppio nei prossimi 50 anni). Fattori di rischio prevenibili e stili di vita comunque c'entrano, dall'ipertensione, al fumo e all'alcol, persino alla scolarità perché si ipotizza che alleni il cervello a realizzare più sinapsi e questo lo protegga da degenerazioni future.

Preservare la longevità


Oltre a preservarne la durata e ridurne i rischi molto si può fare per migliorare la qualità di vita dell'anziano. E' quanto si deduce per esempio da uno studio della Fondazione Censis condotto per l'Istituto nazionale per la longevità attiva e la non autosufficienza, che è stato appena illustrato a Padova. Si tratta dell'analisi di iniziative realizzate nella città quali in particolare i Percorsi per la terza età protagonista, con incontri settimanali con tutor per rispondere a problemi e bisogni degli anziani. Per il centinaio di partecipanti nel 2003 sono risultati, rispetto a coetanei non partecipanti , un'aumentata vita di relazione, con l'83% che ha affermato di avere diversi amici e il 30% di averne conosciuti di recente, oltre a una migliore autostima e una maggiore partecipazione espressa soprattutto attraverso il volontariato. Un miglioramento che si è tradotto anche in una diffidenza calata verso le nuove tecnologie, dato che il 75% usa il computer, il 66% consulta Internet, il 90% utilizza il cellulare e altrettanti il bancomat, soprattutto la maggioranza è interessata a saperne di più del settore. Tra l'altro, lo stesso studio ha valutato che se si valorizzasse utilmente gli anziani nell'economia sociale si potrebbe produrre un valore di 128 miliardi, cioè l'8,7% del Pil nazionale.

Elettra Vecchia



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