Italiani longevi

21 novembre 2008
Aggiornamenti e focus

Italiani longevi



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Anche se ora "oscurato" dal tema della crisi economica, l'invecchiamento della popolazione resta una delle maggiori sfide presenti e future di molte società (e legato al primo): di quelle della vecchia Europa, in particolare, per molti versi impreparate su come fronteggiarlo. Una contropartita al generale guadagno di anni di vita richiesta in modo sempre più pressante dall'Unione Europea è il progressivo aumento della partecipazione degli anziani alle attività lavorative, aspetto che chiama quindi in causa le loro condizioni medie di salute. Anche queste si sa sono continuamente migliorate in relazione all'età, ma prevedibilmente in modo difforme nella UE allargata ormai a 27 paesi, cosa che vale anche per l'aspettativa di vita. Questioni importanti per pianificare sanità, pensioni, eccetera: una fotografia della situazione la scatta uno studio europeo, che conferma per l'Italia un primato per longevità e parametri collegati e qualità di vita in generale, a sostegno dell'allungamento della vita lavorativa.

Ai primi posti nel continente


Nella ricerca si sono considerati i 25 paesi componenti la UE nel 2005, calcolando l'aspettativa di vita e quella di anni in salute (HLY) dei cinquantenni, maschi e femmine. Si è tenuto conto ovviamente di tutta una serie di fattori e indicatori, dal rischio di povertà degli over 65 alla spesa per l'assistenza, dal tasso di disoccupazione ai livelli di educazione. Dall'analisi finale è risultata un'aspettativa di vita media europea di 78,6 anni per gli uomini e di 83,5 per le donne, con una media maschile minima in Lituania e massima in Italia (a quota 80,4, seconda la Svezia con 80,3), e un media femminile minima sempre in Lituania e massima in Francia (quota 85,4, seconda l'Italia con 85,3). L'attesa di HLY portava l'età media europea senza impedimenti al lavoro a 67,3 anni per gli uomini e a 68,1 per le donne, con variabilità maggiore che per la longevità: minimo maschile in Estonia e massimo in Danimarca, con l'Italia al nono posto (70,6); minimo femminile in Ungheria e massimo in Danimarca, con l'Italia sempre al nono posto (70,8). Si è visto anche, complessivamente, che i prodotti interni lordi e i livelli di spesa per l'assistenza agli anziani erano significativamente associati con gli HLY attesi, sia per gli uomini sia per le donne; solo negli uomini, la disoccupazione prolungata era negativamente associata con gli HLY e l'istruzione continuata invece positivamente associata.

Unione europea a due velocità


In particolare per gli ultimi 10 paesi entrati nella UE nel 2005, sostanzialmente a Est del continente, l'aspettativa di anni liberi da impedimenti al lavoro potrebbe essere inferiore a quanto relativo agli altri 15, quelli occidentali; valutazione probabilmente estensibile agli ingressi previsti dopo quella data. In questi paesi non al passo con gli altri occorreranno sforzi per migliorare stato di salute e HLY per raggiungere gli obiettivi: il Consiglio europeo aveva raccomandato nel 2001 di arrivare per il 2010 al 50% di persone tra 55 e 64 anni al lavoro. Ci sono poi diversi fattori trasversali AE????legati allo stato di salute, sociali, economici e ambientali, sui quali intervenire: ovunque appare una minore aspettativa di vita e attesa di HLY nei gruppi sociali più disagiati o meno istruiti, o dove c'è più disoccupazione e peggiore assistenza sanitaria. Dallo studio risulta che l'1% d'incremento di spesa per l'assistenza agli anziani porta all'aumento di un anno HLY nei 15 paesi "storici" UE e di 13 anni HLY in quelli di nuovo ingresso. Tutto questo punta a rendere realistico l'obiettivo di aumentare la proporzione di persone in grado di lavorare più a lungo dopo i 50, correggendo però, notano gli autori, l'età pensionabile ancora troppo precoce, anche se diversi paesi europei l'hanno alzata di recente. Il riferimento all'Italia, dove il tema è sempre caldo e la longevità è da record continentale, sembra implicito.

Elettra Vecchia



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