Rischi per i nati in provetta?

16 gennaio 2009
Aggiornamenti e focus

Rischi per i nati in provetta?



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Nel dibattito generale sulla fecondazione assistita ha fatto irruzione da qualche tempo il tema critico di un possibile aumento di rischio di malformazioni neonatali. Un'argomentazione ulteriore che è stata presa a supporto da chi si dichiara contrario a queste tecniche, come la Chiesa cattolica, il cui organo Osservatore Romano si è di recente richiamato a proprio sostegno a uno studio statunitense che mostra come per alcuni difetti un rischio sia possibile. Evidenze dello stesso tipo erano emerse da altre ricerche, con limiti però numerici e metodologici; quest'ultimo studio è piuttosto dettagliato, commentando i dati gli autori comunque affermano che i meccanismi biologici non sono chiari, che può avere un ruolo anche l'ipofertilità materna e che occorrono altri studi per corroborare le osservazioni prima di poterne ricavare applicazioni pratiche. Come dire, conclusioni premature, almeno per la scienza.

Associazione solo nei nati singoli


Il ricorso a questi sistemi contro l'infertilità è in continuo aumento, negli USA i bambini nati così sono raddoppiati tra il 1996 e il 2004 e nel 2005 sono stati oltre 52.000 cioè più dell'1% di quelli totali. Lo studio caso-controllo di popolazione è stato condotto da ricercatori del Centro nazionale per le malformazioni neonatali e disabilità evolutive, che hanno analizzato in diversi centri statunitensi casi di difetti congeniti maggiori alla nascita indagando sull'eventuale ricorso delle madri a tecniche di fecondazione assistita (ART), essenzialmente fertilizzazione in vitro (FIV) o iniezione intracitoplasmatica di spermatozoi (ICSI), facendo un confronto con bambini e madri controllo. Si sono esclusi casi come neonati con sospetta anomalia cromosomica o madri con diabete pre-gravidanza che è ad alto rischio per il nascituro, così come si è considerata tutta una serie di fattori confondenti quali appartenenza etnica ed età materna, parità, fumo, reddito familiare, centro di cura. In due meta-analisi pubblicate nel 2005 era apparso un rischio aumentato per l'IVF, e non aggiuntivo per la più recente ICSI, i campioni erano però limitati, i gruppi eterogenei e c'erano fattori confondenti. Come primo dato, la ricerca ha mostrato che ha fatto ricorso alla ART l'1,1% delle madri controllo (il 4,5 di quelle oltre i 35 anni) e il 2,4% delle altre. Tra le madri di un solo neonato sottoposte a ART, dopo la correzione per i vari fattori sono rimaste associazioni significative per: difetti del setto cardiaco, labioschisi (scissura del labbro) con o senza palatoschisi, atresia (chiusura) esofagea, atresia anorettale, ipospadia (anomalia del pene). Per esempio l'aumento di rischio andava dal 2,1 per malformazioni del setto e ipospadia o dal 2,2 della palatoschisi, al 3,7 dell'atresia ano-rettale o al 4,5 di quella esofagea. Non si sono invece evidenziate associazioni statisticamente significative per la ART tra i nati multipli con almeno uno con malformazioni.

Coinvolta (forse) ipofertilità materna


Le evidenze raccolte e relative ai nati singoli da madri trattate con ART sono simili, riferiscono gli autori, anche ai risultati di un ampio studio svedese del 2005 sulla IVF. Mentre non si è ben chiarita la ragione della mancata associazione nel sottogruppo dei nati multipli, è apparso anche che in questi ultimi erano più probabili malformazioni maggiori. Quanto alle varie malformazioni, a parte ricordare che i casi sono numericamente ridotti e stimati al massimo in 1 su 700 nati, e che sono correggibili chirurgicamente, ci sono valutazioni specifiche da fare. Per esempio l'ipospadia è stata associata sia a varie ART che a età materna avanzata e primiparità, e il vero legame potrebbe essere con la sottostante ipofertilità piuttosto che con queste tecniche. Questo, si ammette, può valere anche per altre malformazioni, data la difficoltà nello studio di distinguere tra gli effetti dell'ipofertilità materna e i trattamenti utilizzati, con altri limiti quali il fatto di essersi basati su informazioni riferite dalle madri (senza referti di controllo). Servono dunque altri dati, è la conclusione, e approfondimenti sui meccanismi alla base delle evidenze osservate: in attesa di chiarimenti però, si sottolinea, le coppie che prendono in considerazione la fecondazione assistita dovrebbero venire informate di tutti i possibili benefici e rischi relativi ai figli concepiti con queste tecniche. Sempre che si scelgano strutture affidabili...

Elettra Vecchia



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