18 maggio 2005
Aggiornamenti e focus
La penna amica delle donne
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La penna che fa nascere i bambini hanno titolato i giornali svedesi per salutare l'introduzione di un dispositivo che permette di somministrare un farmaco usato per l'induzione dell'ovulazione, nella procreazione medicalmente assistita (PMA).L'innovazione tecnologica, per altro impiegata anche in altri ambiti clinici, per esempio per le terapie epatiche, è stata presentata in una conferenza stampa, a Milano, alla quale hanno preso parte anche Guido Ragni, direttore del centro Sterilità di Coppia e Andrologia presso la clinica Mangiagalli di Milano e Anna Pia Ferraretti, direttore del Sismer, Società Italiana Studi di Medicina della Riproduzione.
L'iter terapeutico che affronta una donna che accede ai metodi di PMA prevede una fase iniziale comune, indipendentemente dalla tecnica usata, con la somministrazione dell'ormone follicolo-stimolante (FSH). In caso di anovulazione, promuove l'attività ovarica altrimenti assente o non sufficiente; in ogni caso stimola una produzione quantitativamente maggiore di follicoli ovarici rispetto a una attività fisiologica dell'organo. Questo escamotage assicura la presenza di più ovuli, monitorata mediante ecografia transvaginale, la cui maturazione viene temporizzata e controllata per poter intervenire aumentando le probabilità di concepimento.La somministrazione dell'FSH viene eseguita mediante iniezioni transdermiche, solitamente con siringhe e ago da insulina, sulla pancia, intorno all'ombelico, in momenti precisi della giornata e del periodo preovulatorio, con dosaggi calibrati da donna a donna. Questa prima fase, ha un impatto notevole sulla vita della paziente che deve imparare, qualora non lo sapesse fare, a maneggiare siringhe, aghi e fiale, coinvolgere eventualmente il partner oppure rivolgersi al centro.
Il dispositivo, che ha proprio la forma di una penna, permette di superare alcune delle fasi critiche di questa procedura. La penna contiene quantità di ormone sufficienti per coprire tutto il ciclo di PMA, e nel caso il medico ne può prescrivere più di una calcolando in base al piano di somministrazione quante UI (unità internazionali) di FSH la paziente dovrà ricevere prima di avere l'ovulazione. E' dotata di una ghiera con i dosaggi, che variano di 37 UI in 37 UI e che con semplicità (basta posizionare il puntatore sulla dose prescritta) e sicurezza (aghi monouso, dosi esatte) consente la somministrazione del farmaco e il riutilizzo dello stesso dispositivo, cambiando l'ago ovviamente, nell'arco del trattamento.
Malati non immaginari
Il farmaco somministrato è un ormone follicolo-stimolante di sintesi ottenuto mediante la tecnica del DNA ricombinante, quindi puro. "Al momento - dice Guido Ragni - non sono noti effetti collaterali. Dai dati dei registri australiani, che si riferiscono a donne che hanno fatto tre cicli di PMA, non di più, negli anni '80, quindi in un follow up di 20 anni, non risulta alcun aumento del tasso di tumori del seno, dell'utero o delle ovaie"."Al momento sono in aumento le coppie sterili, ma è un dato apparente - assicura Ragni - in realtà sono in aumento le coppie che hanno realizzato che se non riescono ad avere figli possono rivolgersi alla medicina, perché hanno un problema che nella maggior parte dei casi si può risolvere". Una coppia su sei è colpita da infertilità e per l'Organizzazione Mondiale della Sanità, tali coppie sono disabili, cioè colpite da una disabilità che impedisce lo svolgimento delle normali funzioni, quale appunto è la riproduzione.
Simona Zazzetta
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Preparazione critica
L'iter terapeutico che affronta una donna che accede ai metodi di PMA prevede una fase iniziale comune, indipendentemente dalla tecnica usata, con la somministrazione dell'ormone follicolo-stimolante (FSH). In caso di anovulazione, promuove l'attività ovarica altrimenti assente o non sufficiente; in ogni caso stimola una produzione quantitativamente maggiore di follicoli ovarici rispetto a una attività fisiologica dell'organo. Questo escamotage assicura la presenza di più ovuli, monitorata mediante ecografia transvaginale, la cui maturazione viene temporizzata e controllata per poter intervenire aumentando le probabilità di concepimento.La somministrazione dell'FSH viene eseguita mediante iniezioni transdermiche, solitamente con siringhe e ago da insulina, sulla pancia, intorno all'ombelico, in momenti precisi della giornata e del periodo preovulatorio, con dosaggi calibrati da donna a donna. Questa prima fase, ha un impatto notevole sulla vita della paziente che deve imparare, qualora non lo sapesse fare, a maneggiare siringhe, aghi e fiale, coinvolgere eventualmente il partner oppure rivolgersi al centro.
Più semplice è più sicuro
Il dispositivo, che ha proprio la forma di una penna, permette di superare alcune delle fasi critiche di questa procedura. La penna contiene quantità di ormone sufficienti per coprire tutto il ciclo di PMA, e nel caso il medico ne può prescrivere più di una calcolando in base al piano di somministrazione quante UI (unità internazionali) di FSH la paziente dovrà ricevere prima di avere l'ovulazione. E' dotata di una ghiera con i dosaggi, che variano di 37 UI in 37 UI e che con semplicità (basta posizionare il puntatore sulla dose prescritta) e sicurezza (aghi monouso, dosi esatte) consente la somministrazione del farmaco e il riutilizzo dello stesso dispositivo, cambiando l'ago ovviamente, nell'arco del trattamento.
Malati non immaginari
Il farmaco somministrato è un ormone follicolo-stimolante di sintesi ottenuto mediante la tecnica del DNA ricombinante, quindi puro. "Al momento - dice Guido Ragni - non sono noti effetti collaterali. Dai dati dei registri australiani, che si riferiscono a donne che hanno fatto tre cicli di PMA, non di più, negli anni '80, quindi in un follow up di 20 anni, non risulta alcun aumento del tasso di tumori del seno, dell'utero o delle ovaie"."Al momento sono in aumento le coppie sterili, ma è un dato apparente - assicura Ragni - in realtà sono in aumento le coppie che hanno realizzato che se non riescono ad avere figli possono rivolgersi alla medicina, perché hanno un problema che nella maggior parte dei casi si può risolvere". Una coppia su sei è colpita da infertilità e per l'Organizzazione Mondiale della Sanità, tali coppie sono disabili, cioè colpite da una disabilità che impedisce lo svolgimento delle normali funzioni, quale appunto è la riproduzione.
Simona Zazzetta
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