01 settembre 2020
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Al seno è un'altra cosa
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Secondo l'Accademia Americana di Pediatria (AAP), il solo allattamento al seno è la migliore fonte di nutrizione del neonato per i primi sei mesi di vita. L'AAP raccomanda inoltre l'allattamento al seno per almeno dodici mesi. Se a ciò si aggiungono una serie di recenti studi che attestano l'efficacia del latte materno per patologie che vanno dall'obesità alla morte in culla, ce n'è abbastanza per spiegare perché l'80% delle italiane preferiscono il latte materno, il migliore per apporto vitaminico, anticorpi e digeribilità.
Secondo una indagine Istat, condotta su un campione di 2 milioni e 440 mila donne, l'81% delle mamme che hanno avuto figli nei 5 anni precedenti l'intervista hanno allattato al seno in media per un periodo di 6 mesi. Si tratta, in prevalenza, di donne tra i 24 e i 40 anni e la scelta è direttamente proporzionale al livello culturale, più sono informate più ne apprezzano i vantaggi. Ecco perché una certa resistenza al metodo naturale si concentra in Calabria e Sicilia, dove la scolarità delle mamme è in media più bassa, mentre al nord hanno voltato le spalle ai barattoli di latte in polvere. Si è comunque ancora lontani dai sei mesi di solo latte materno raccomandati dall'OMS.
Ma quali sono i meccanismi fisiologici che entrano in gioco dalla gravidanza al parto? Durante la gravidanza gli estrogeni, il progesterone, l'ormone somatotropo e un ormone lattogeno placentare, sviluppano considerevolmente la ghiandola mammaria. Dal momento del parto e dell'espulsione della placenta, la concentrazione sanguigna di questi ormoni decresce, ciò libera un ormone ipofisario, la prolattina, che avvia la secrezione lattea, o lattazione. Il bambino comincia a essere allattato dal secondo giorno; in questo momento non assume del latte, ma il colostro, un liquido giallastro contenente anticorpi e sostanze nutritive. Dopo circa 3-4 giorni inizia la produzione di latte (montata lattea). Questo è un fenomeno imponente e può qualche volta risultare doloroso. È caratterizzato dal pronunciato turgore delle mammelle accompagnato da congestione, aumento della temperatura locale, senso di fastidiosa tensione. Superata la fase iniziale, che in genere dura circa 24-48 ore, se il neonato esercita regolarmente la suzione, i sintomi sgradevoli della montata lattea regrediscono e la secrezione mammaria si mantiene senza causare particolari disturbi.
I problemi più comuni
Si possono riscontrare tre disturbi comuni per la donna che allatta: ragadi al seno, ingorgo mammario e mastite.
Ragadi al seno
Sono delle piccole screpolature della pelle, piuttosto dolorose, che si formano a raggiera intorno al capezzolo. Possono essere dovute ad uno scorretto posizionamento del neonato al seno. Per prevenirle è fondamentale che il bambino si attacchi in modo corretto e succhi con calma.
Ingorgo mammario
Notevole aumento della consistenza e tensione mammaria accompagnato da gonfiore, rossore, dolore, aumento della temperatura locale. Se il neonato rimuove meno latte di quanto la mamma ha prodotto, questa situazione può aggravarsi e l'indurimento eccessivo della parte rende difficile al bambino la suzione. La suzione frequente a richiesta può prevenire questa condizione.
Mastite
Quando il seno è molto caldo e dolente si può trattare di un fatto infiammatorio acuto, la mastite. I germi, infatti, approfittano delle condizioni di temperatura e umidità e delle sostanze nutritive contenute nel latte materno, per riprodursi negli acini mammari. I rimedi per questa condizione vanno dall'applicazione di ghiaccio al ricorso ad antibiotici.
E in alternativa?
Non si formano gli anticorpi, non si crea un legame intenso con il bambino, non c'è adeguata protezione dalle allergie: sono solo alcune delle convinzioni che aleggiano intorno all'allattamento artificiale. Si tratta, spesso, di esagerazioni, visto che sul mercato esistono prodotti di ottima qualità e, del resto, se per una ragione qualsiasi, il lattante non può beneficiare del latte materno si deve comunque far ricorso al latte di mucca, benché diverso qualitativamente e quantitativamente. Questo viene ovviamente lavorato per riportare a concentrazioni fisiologiche per il neonato la caseina, i sali e i grassi così come viene corretto il contenuto di zuccheri. Il latte è preparato con dell'acqua bollita o sterile contenuta in biberon con collo largo e fondo piatto, muniti di tettarelle morbide con un foro non troppo largo. Il biberon deve essere presentato quasi completamente rovesciato, in modo che l'aria resti nella parte superiore del biberon.
I problemi più comuni, con il ricorso a un latte artificiale, riguardano sia la difettosa preparazione del biberon (mancato rispetto della corretta concentrazione delle sostanze nel latte e dell'acqua che viene aggiunta) sia le misure di igiene (dell'acqua e dei biberon). Da tenere in considerazione che, benché il latte formulato contenga vitamine, potrebbe essere necessaria una supplementazione (probabilmente sotto forma di gocce pediatriche) dopo il primo mese di vita del bambino.
Può capitare poi che la produzione di latte materno a volte non riesca a sopperire al fabbisogno giornaliero del piccolo e così, per dargli una adeguata alimentazione, si integra il latte materno con quello artificiale. Solitamente il pediatra consiglia di lasciare attaccato al seno il piccolo per tutto il tempo necessario a succhiare il latte disponibile, dopodiché si prepara il biberon con la quantità di latte necessaria per completare il pasto. A volte, invece, il consiglio è di sostituire completamente uno o due pasti con un biberon completo di latte artificiale, preferibilmente alla sera, in quanto il latte artificiale "riempie" di più la pancia e il bimbo dorme soddisfatto per più tempo rispetto al tempo che dormirebbe se avesse preso la stessa quantità di latte della mamma.
Fonti
Salute oggi:
...e inoltre su Dica33:
Allattare al seno
Secondo una indagine Istat, condotta su un campione di 2 milioni e 440 mila donne, l'81% delle mamme che hanno avuto figli nei 5 anni precedenti l'intervista hanno allattato al seno in media per un periodo di 6 mesi. Si tratta, in prevalenza, di donne tra i 24 e i 40 anni e la scelta è direttamente proporzionale al livello culturale, più sono informate più ne apprezzano i vantaggi. Ecco perché una certa resistenza al metodo naturale si concentra in Calabria e Sicilia, dove la scolarità delle mamme è in media più bassa, mentre al nord hanno voltato le spalle ai barattoli di latte in polvere. Si è comunque ancora lontani dai sei mesi di solo latte materno raccomandati dall'OMS.
Meccanismi di...produzione
Ma quali sono i meccanismi fisiologici che entrano in gioco dalla gravidanza al parto? Durante la gravidanza gli estrogeni, il progesterone, l'ormone somatotropo e un ormone lattogeno placentare, sviluppano considerevolmente la ghiandola mammaria. Dal momento del parto e dell'espulsione della placenta, la concentrazione sanguigna di questi ormoni decresce, ciò libera un ormone ipofisario, la prolattina, che avvia la secrezione lattea, o lattazione. Il bambino comincia a essere allattato dal secondo giorno; in questo momento non assume del latte, ma il colostro, un liquido giallastro contenente anticorpi e sostanze nutritive. Dopo circa 3-4 giorni inizia la produzione di latte (montata lattea). Questo è un fenomeno imponente e può qualche volta risultare doloroso. È caratterizzato dal pronunciato turgore delle mammelle accompagnato da congestione, aumento della temperatura locale, senso di fastidiosa tensione. Superata la fase iniziale, che in genere dura circa 24-48 ore, se il neonato esercita regolarmente la suzione, i sintomi sgradevoli della montata lattea regrediscono e la secrezione mammaria si mantiene senza causare particolari disturbi.
I problemi più comuni
Si possono riscontrare tre disturbi comuni per la donna che allatta: ragadi al seno, ingorgo mammario e mastite.
Ragadi al seno
Sono delle piccole screpolature della pelle, piuttosto dolorose, che si formano a raggiera intorno al capezzolo. Possono essere dovute ad uno scorretto posizionamento del neonato al seno. Per prevenirle è fondamentale che il bambino si attacchi in modo corretto e succhi con calma.
Ingorgo mammario
Notevole aumento della consistenza e tensione mammaria accompagnato da gonfiore, rossore, dolore, aumento della temperatura locale. Se il neonato rimuove meno latte di quanto la mamma ha prodotto, questa situazione può aggravarsi e l'indurimento eccessivo della parte rende difficile al bambino la suzione. La suzione frequente a richiesta può prevenire questa condizione.
Mastite
Quando il seno è molto caldo e dolente si può trattare di un fatto infiammatorio acuto, la mastite. I germi, infatti, approfittano delle condizioni di temperatura e umidità e delle sostanze nutritive contenute nel latte materno, per riprodursi negli acini mammari. I rimedi per questa condizione vanno dall'applicazione di ghiaccio al ricorso ad antibiotici.
E in alternativa?
Non si formano gli anticorpi, non si crea un legame intenso con il bambino, non c'è adeguata protezione dalle allergie: sono solo alcune delle convinzioni che aleggiano intorno all'allattamento artificiale. Si tratta, spesso, di esagerazioni, visto che sul mercato esistono prodotti di ottima qualità e, del resto, se per una ragione qualsiasi, il lattante non può beneficiare del latte materno si deve comunque far ricorso al latte di mucca, benché diverso qualitativamente e quantitativamente. Questo viene ovviamente lavorato per riportare a concentrazioni fisiologiche per il neonato la caseina, i sali e i grassi così come viene corretto il contenuto di zuccheri. Il latte è preparato con dell'acqua bollita o sterile contenuta in biberon con collo largo e fondo piatto, muniti di tettarelle morbide con un foro non troppo largo. Il biberon deve essere presentato quasi completamente rovesciato, in modo che l'aria resti nella parte superiore del biberon.
I problemi più comuni, con il ricorso a un latte artificiale, riguardano sia la difettosa preparazione del biberon (mancato rispetto della corretta concentrazione delle sostanze nel latte e dell'acqua che viene aggiunta) sia le misure di igiene (dell'acqua e dei biberon). Da tenere in considerazione che, benché il latte formulato contenga vitamine, potrebbe essere necessaria una supplementazione (probabilmente sotto forma di gocce pediatriche) dopo il primo mese di vita del bambino.
Può capitare poi che la produzione di latte materno a volte non riesca a sopperire al fabbisogno giornaliero del piccolo e così, per dargli una adeguata alimentazione, si integra il latte materno con quello artificiale. Solitamente il pediatra consiglia di lasciare attaccato al seno il piccolo per tutto il tempo necessario a succhiare il latte disponibile, dopodiché si prepara il biberon con la quantità di latte necessaria per completare il pasto. A volte, invece, il consiglio è di sostituire completamente uno o due pasti con un biberon completo di latte artificiale, preferibilmente alla sera, in quanto il latte artificiale "riempie" di più la pancia e il bimbo dorme soddisfatto per più tempo rispetto al tempo che dormirebbe se avesse preso la stessa quantità di latte della mamma.
Fonti
- "How breastfeeding protects newborns", Sci Am 1995; 273: 76-79
- "A fresh look at the risks of artificial feeding", J Hum Lact 1993; 9: 97-107
- "Does the duration of breast feeding matter?", British Medical Journal 2001;322:625-626
- "Breast is best for preventing asthma and allergies--or is it?", The Lancet 2002, 360, 20 July 2002
- "Infant Feeding and Blood Cholesterol: A Study in Adolescents and a Systematic Review", Pediatrics 2002;110:597-60
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