Cure al neonato da potenziare

01 marzo 2006
Aggiornamenti e focus

Cure al neonato da potenziare



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Sono cinquantamila ogni anno i bambini italiani nati pre-termine, circa il 10% del totale. Fra le cause, decisioni del medico dovute a condizioni cliniche patologiche, ma anche parti naturali anticipati dovuti all'età della madre, superiore ai 35 anni o inferiore ai 18. Si tratta di bambini che, senza cure tempestive in unità ospedaliere specializzate, rischiano di non sopravvivere o di crescere con problemi di linguaggio, difficoltà di apprendimento e disturbi sociali ed emozionali. Per fotografare la qualità dell'assistenza ai neonati della penisola che venuti alla luce prima del tempo, è partito in questi giorni un maxi-studio promosso dall'Irccs E. Medea dell'Associazione La nostra famiglia di Bosisio Parini (Lecco), dalle aziende ospedaliere di Lecco e Varese e dal Cergas dell'Università Bocconi di Milano. Per parlare del progetto, battezzato Neo-Acqua ( Neonatal Adequate Care for Quality of Life), abbiamo intervistato Renato Borgatti, primario del reparto di neuropsichiatria infantile di Bosisio Parini, che fa parte del board scientifico che "monitora" il progetto. Ma che cosa si intende per parto pre-termine?

Pre-termine cioé


"In assoluto" risponde il neuropsichiatra infantile "si considera pre-termine la nascita prima delle 36 settimane di gestazione. Oggi, in realtà, sono considerati a rischio i neonati che nascono prima della 32esima settimana e sotto i 1500 grammi di peso". E quali sono le cause di un parto anticipato rispetto alla sua scadenza naturale? "Le cause sono molte ed è difficile identificarne una prevalente. Possono dipendere dalla mamma che, per esempio, per una sua malattia preesistente non riesce a portare a termine in modo regolare la gravidanza. Ma possono essere anche di origine fetale, nel caso in cui il bambino per ragioni di varia natura non stia crescendo bene e si renda necessario anticipare il parto. Va detto, peraltro, che sono stati compiuti enormi progressi negli ultimi anni e la qualità dell'assistenza raggiunta dalle terapie intensive neonatali (TIN) italiane, lombarde in particolare, è pari a quella dei migliori paesi europei. Il problema, perciò, non è più tanto quello della sopravvivenza quanto quello della qualità di vita successiva". E va in questa direzione il progetto di ricerca Neo-Acqua che state lanciando? "Esattamente" afferma convinto Borgatti. "Si tratta di seguire i bambini prematuri, dimessi non in condizioni di danno accertato, per verificare la qualità della loro vita nel corso degli anni. L'obiettivo è duplice: da una parte fotografare i livelli di assistenza erogati nelle Tin, e i rapporti tra medici e familiari, verificandone l'influenza sulla qualità della vita del bambino; dall'altra, analizzare la sostenibilità economica dell'assistenza nelle TIN, nonché il peso del neonato prematuro sull'economia familiare e sociale". In che modo?

Uno studio pionieristico


"Sono state coinvolte", risponde il neuropsichiatra, "30 TIN distribuite su tutto il territorio nazionale e di varia natura: universitarie, di grandi centri urbani, di zone rurali. E per ciascuna unità verranno considerati sette bambini nati pre-termine, per un totale di 220 neonati. Questi verranno seguiti per sette anni, nel corso dei quali verranno prese in esame sia la qualità delle cure che della vita". Come fare a determinarla? "Non è così semplice. Diciamo che per qualità delle cure si intendono sia quelle mediche tradizionali sia l'aspetto assistenziale da parte dei genitori nel corso degli anni. Il parto pre-termine porta con sé un difficile rapporto tra mamma e bambino per il primo anno, perché il parto si trasforma in un momento drammatico e non più felice. I genitori sono così in costante allerta. Per quel che riguarda la qualità della vita, ci si riferisce sia alle condizioni psicologiche del bambino sia al suo benessere percepito". E per quanto riguarda gli aspetti economici? "Di questi" ci dice Borgatti "si occuperà il CERGAS, Centro di Ricerche sulla Gestione dell'Assistenza Sanitaria e Sociale della Bocconi di Milano. Si tratta di valutare i costi che il parto pre-termine induce, che sono sia diretti, quelli che si hanno cioè nella struttura ospedaliera, sia indiretti, quelli che si hanno a partire dalla dimissione ospedaliera e che riguardano, per esempio, i giorni di lavoro persi dai genitori". Quali risultati vi aspettate? "Crediamo", dice Borgatti, "che a una qualità di cura elevata corrisponda una qualità di vita elevata. Del resto, recenti ricerche attribuiscono una grande importanza alle cure ricevute fin dal primo ingresso in TIN, ai livelli di stimolazione ambientale a cui il nato pre-termine è inevitabilmente esposto troppo precocemente e alla qualità delle relazioni che il bambino instaura con i genitori prima e dopo la dimissione. In sostanza investire all'inizio permette di risparmiare sul lungo periodo. E' per questo che nello studio che abbiamo avviato saranno presi come riferimento 220 bambini nati a termine presso le stesse strutture ospedaliere, che fungeranno da controllo, e che in qualche modo sono sovrapponibili agli altri per criteri sociodemografici. Si tratta di una ricerca pionieristica nel nostro Paese - insiste il neuropsichiatra - anche per lo sforzo di aggregare e cercare elementi di reciproca influenza tra dimensioni medico-ospedaliera, psicologica, di assistenza ed economica, abitualmente separate. E per questo bisogna ringraziare anche la sponsorizzazione di Chiesi Farmaceutici". Ma a oggi si può stabilire un'associazione tra parto pre-termine e rischi successivi? "Quello che finora abbiamo riscontrato", conclude Borgatti, "è una maggiore incidenza di problemi legati a difficoltà di apprendimento, di linguaggio e successivamente, nei casi più gravi, anche di natura psichiatrica. Ma si tratta di un fatto non ben controllato. Non è per niente chiaro, per esempio, che cosa predisponga al problema. Il progetto Neo-Acqua vuole dare una risposta anche a questo e per questa ragione è studiato sul lungo termine fino ai sette anni di età del bambino. Ora comunque il primo obiettivo è arrivare ai tre anni di studio e dà lì fare un primo bilancio".

Marco Malagutti



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