24 ottobre 2007
Aggiornamenti e focus
Aborto e sicurezza, vincolo insolubile
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Nel difficile intento di proteggere la salute della donna, l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) è impegnata in 63 Paesi dove la questione, in particolare legato alla maternità, rappresenta una priorità sanitaria. Lo stesso obiettivo, tra gli altri, è stato incluso anche nei Millennium Development Goals delle Nazioni Unite un programma adottato da 189 nazioni che si propone di ridurre la mortalità materna del 75% tra il 1990 e il 2015.
Fattori di particolare rischio sono il parto e l'aborto volontario; se realizzati in condizioni non sicure comportano conseguenze a carico della sanità pubblica, costi per il sistema sanitario, per le famiglie, effetti psicosociali e di stigmatizzazione delle singole donne.
La distinzione tra aborto volontario sicuro e non sicuro traccia una linea netta tra politiche sociali e sanitarie attente alla salute femminile, anche se entrambi restano, comunque, indicatori dell'incidenza di gravidanze indesiderate. La definizione della sicurezza data dall'OMS, stabilisce che un aborto è insicuro quando viene eseguito da persone che mancano delle competenze necessarie o in ambienti non conformi agli standard sanitari minimi o entrambe le circostanze. Circostanze che, per altro, possono verificarsi indipendentemente dal codice legislativo del paese, anche se è presumibile una correlazione diretta tra aborti eseguiti non in sicurezza e leggi particolarmente restrittive.
I dati recenti sulla sicurezza dell'aborto a livello mondiale che fanno riferimento all'anno 2003, sono comparsi sulle pagine di Lancet grazie all'elaborazione di dati raccolti dalle istituzioni regionali e mondiali competenti. Le stime parlano di un calo generale, a livello mondiale, dell'incidenza degli aborti volontari, in atto dal 1995, anche se nei paesi in via di sviluppo la variazione è più modesta. E' invece più pronunciata la flessione nelle regioni più sviluppate in particolare nei paesi della ex-Unione Sovietica, vale a dire l'Europa dell'Est, estendendosi anche ad alcuni paesi più a Nord e dell'Asia Centromeridionale e orientale. Tuttavia, in queste regioni, per quanto in calo, i valori rimangono sempre più alti, rispetto ad altre regioni considerate sviluppate. Un dato che suggerisce l'esistenza di un ampio margine di miglioramento e diffusione dei servizi di consultorio per la promozione della contraccezione, anche perchè precedenti studi hanno rilevato una forte correlazione inversa tra il tasso di interruzioni di gravidanza e l'uso di mezzi contraccettivi. Nelle regioni africane l'incidenza di aborti nell'anno 2003 rimaneva alta o moderata e, dato preoccupante, quella degli aborti non sicuri era più alta rispetto al 1995, una tendenza spiegabile anche con la crescita della popolazione. In particolare, nella zona sub-Sahariana il tasso elevato coesiste con bisogni disattesi di diffusione della contraccezione, mentre la differenza del tasso tra l'Africa orientale, dove è più alto, e quella occidentale, riflette una maggiore domanda di pianificazione familiare che caratterizza le regioni orientali.
Non restano esenti da rischi nemmeno i paesi in cui l'aborto sicuro è garantito da leggi che lo regolamentano, quando l'informazione è scarsa e l'accesso ai servizi medici sicuri non ha una copertura totale sulla popolazione si creano condizioni di insicurezza. Queste circostanze generano delle sacche di povertà sociale in cui il ricorso all'aborto clandestino o in condizioni non sicure, aumenta il tasso di complicanze. Come accade nell'Europa Orientale e nell'Asia Centrale dove tra le 8 e le 16 procedure abortive su 100 esitano in complicazioni e il 15-20% della mortalità materna è correlata all'interruzione di gravidanza. Il dato mondiale rilevato parla di una flessione del tasso di aborto non sicuro nel lasso di tempo considerato, ma nello stesso intervallo la proporzione di tutti gli aborti considerati non sicuri è salita dal 44% al 48%. Dati che spingono nella direzione di intervenire con maggior forza nelle aree geografiche e nelle fasce sociali più a rischio. In tal senso l'OMS ha pubblicato indicazioni tecniche e politiche per assistere e supportare i paesi nel rendere accessibile l'aborto sicuro con metodi sicuri, strumentazione adeguata, formazione di personale e strutture e cure adeguate per la fase successiva all'interruzione.
Simona Zazzetta
Salute oggi:
...e inoltre su Dica33:
Fattori di particolare rischio sono il parto e l'aborto volontario; se realizzati in condizioni non sicure comportano conseguenze a carico della sanità pubblica, costi per il sistema sanitario, per le famiglie, effetti psicosociali e di stigmatizzazione delle singole donne.
La distinzione tra aborto volontario sicuro e non sicuro traccia una linea netta tra politiche sociali e sanitarie attente alla salute femminile, anche se entrambi restano, comunque, indicatori dell'incidenza di gravidanze indesiderate. La definizione della sicurezza data dall'OMS, stabilisce che un aborto è insicuro quando viene eseguito da persone che mancano delle competenze necessarie o in ambienti non conformi agli standard sanitari minimi o entrambe le circostanze. Circostanze che, per altro, possono verificarsi indipendentemente dal codice legislativo del paese, anche se è presumibile una correlazione diretta tra aborti eseguiti non in sicurezza e leggi particolarmente restrittive.
In calo ma non abbastanza
I dati recenti sulla sicurezza dell'aborto a livello mondiale che fanno riferimento all'anno 2003, sono comparsi sulle pagine di Lancet grazie all'elaborazione di dati raccolti dalle istituzioni regionali e mondiali competenti. Le stime parlano di un calo generale, a livello mondiale, dell'incidenza degli aborti volontari, in atto dal 1995, anche se nei paesi in via di sviluppo la variazione è più modesta. E' invece più pronunciata la flessione nelle regioni più sviluppate in particolare nei paesi della ex-Unione Sovietica, vale a dire l'Europa dell'Est, estendendosi anche ad alcuni paesi più a Nord e dell'Asia Centromeridionale e orientale. Tuttavia, in queste regioni, per quanto in calo, i valori rimangono sempre più alti, rispetto ad altre regioni considerate sviluppate. Un dato che suggerisce l'esistenza di un ampio margine di miglioramento e diffusione dei servizi di consultorio per la promozione della contraccezione, anche perchè precedenti studi hanno rilevato una forte correlazione inversa tra il tasso di interruzioni di gravidanza e l'uso di mezzi contraccettivi. Nelle regioni africane l'incidenza di aborti nell'anno 2003 rimaneva alta o moderata e, dato preoccupante, quella degli aborti non sicuri era più alta rispetto al 1995, una tendenza spiegabile anche con la crescita della popolazione. In particolare, nella zona sub-Sahariana il tasso elevato coesiste con bisogni disattesi di diffusione della contraccezione, mentre la differenza del tasso tra l'Africa orientale, dove è più alto, e quella occidentale, riflette una maggiore domanda di pianificazione familiare che caratterizza le regioni orientali.
La legge non basta
Non restano esenti da rischi nemmeno i paesi in cui l'aborto sicuro è garantito da leggi che lo regolamentano, quando l'informazione è scarsa e l'accesso ai servizi medici sicuri non ha una copertura totale sulla popolazione si creano condizioni di insicurezza. Queste circostanze generano delle sacche di povertà sociale in cui il ricorso all'aborto clandestino o in condizioni non sicure, aumenta il tasso di complicanze. Come accade nell'Europa Orientale e nell'Asia Centrale dove tra le 8 e le 16 procedure abortive su 100 esitano in complicazioni e il 15-20% della mortalità materna è correlata all'interruzione di gravidanza. Il dato mondiale rilevato parla di una flessione del tasso di aborto non sicuro nel lasso di tempo considerato, ma nello stesso intervallo la proporzione di tutti gli aborti considerati non sicuri è salita dal 44% al 48%. Dati che spingono nella direzione di intervenire con maggior forza nelle aree geografiche e nelle fasce sociali più a rischio. In tal senso l'OMS ha pubblicato indicazioni tecniche e politiche per assistere e supportare i paesi nel rendere accessibile l'aborto sicuro con metodi sicuri, strumentazione adeguata, formazione di personale e strutture e cure adeguate per la fase successiva all'interruzione.
Simona Zazzetta
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