18 aprile 2008
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Chi va con lo zoppo...
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Paese che vai usanze che trovi, è un modo sbrigativo e fino troppo riduzionista di chiamare il fenomeno che gli anglosassoni definiscono acculturazione (acculturation), vale a dire i cambiamenti sociali e psicologici che avvengono quando gruppi culturali interagiscono. Spesso questo processo si traduce nell'adozione di comportamenti caratteristici della cultura dominante, anche quando questo rischia di portare svantaggi, per esempio sulla salute. Qualcosa del genere è stato osservato in Inghilterra tra le donne in gravidanza, rispetto a certi comportamenti considerati a rischio.
Per quanto siano raccomandati, certi comportamenti salutari, come non fumare, non bere e allattare il neonato per almeno i primi sei mesi di vita, non vengono messi in atto quanto dovrebbero: secondo i dati raccolti in molti studi, sono molte le donne inglesi che non vi aderiscono. Negli Stati Uniti si sta già assistendo alle conseguenze dell'acculturazione e nelle minoranze etniche si registra un aumento del consumo di alcol e dell'abitudine al fumo durante la gravidanza, come pure una riduzione dell'allattamento al seno o della sua durata. Fino agli anni '90 si pensava che in Inghilterra, l'appartenenza a minoranze etniche avesse un effetto protettivo rispetto alla probabilità di acquisire comportamenti a rischio per la gravidanza e la maternità. Si direbbe che non sia più così perchè confrontando i comportamenti di madri di razza bianca, inglesi o irlandesi, con quelli di madri appartenenti a diverse etnie, di origine pachistana, bengalese, srilankese, africana, indiana, le differenze non erano così profonde. O per lo meno variavano in base alla lunghezza della permanenza nel nuovo paese e al grado di acculturazione.
Nuovi dati sono stati diffusi dal Centre for Paediatric Epidemiology and Biostatistics di Londra sulla base di contatti presi con le madri di bambini nati nel nuovo secolo, inclusi nel Millennium Cohort Study, una ricerca sulla popolazione anglosassone molto ampia che è stata avviata nel Regno Unito all'inizio del millennio. In prima battuta sono state poste domande sulle abitudini legate al fumo, all'alcol e all'allattamento al seno, nel secondo contatto sono stati verificati alcuni indicatori di acculturazione. In particolare, se erano nate in Inghilterra o in Irlanda, e se lo era uno, o entrambi, dei loro genitori, che lingua parlavano in casa (inglese, inglese e la loro lingua o solo la loro lingua d'origine) e infine, alle non nate in loco si chiedeva da quanto tempo si trovavano nel Regno Unito. Il 63% delle madri appartenenti a minoranze etniche era di recente condizione di immigrata, il 33% era invece nata in Inghilterra o in Irlanda con almeno un genitore nato nel paese di origine. L'effetto protettivo in generale si manteneva: le donne anglosassoni, durante la gravidanza, fumavano di più (37% contro 15%) bevevano di più (37% contro 14%) e con minore probabilità allattavano o avevano allattato al seno (69% contro 86%), rispetto alle madri di altre etnie. Ma andando ad analizzare i comportamenti all'interno delle minoranze etniche, si notava che c'era maggiore possibilità di trovare comportamenti a rischio tra le madri di prima e seconda generazione (cioè figlie di genitori nati in Inghilterra) rispetto a donne di recente immigrazione. Per esempio, l'abitudine al fumo era quasi quattro volte più probabile, e per ogni cinque anni di permanenza in più in Inghilterra il rischio di tabagismo in gravidanza aumentava del 31% e la probabilità di allattamento al seno diminuiva del 5%. Vale a dire che anziché acquisire stili di vita corretti, abbondantemente promossi nei paesi occidentali, si è verificato un livellamento verso il peggio. Complici di certo il facile accesso, anche per un maggior benessere conquistato in anni di permanenza nel nuovo paese, a sigarette e alcol, e i potenti messaggi pubblicitari onnipresenti nelle aree urbane in cui la maggior parte di loro vivono. Inoltre, col tempo gli immigrati e loro figli, inizialmente più legati alle comunità di appartenenza etnica, tendono a emanciparsi, anche dalle regole più o meno stringenti del loro paese di origine che vietano o scoraggiano le donne a fumare o a bere alcol. Il commento degli esperti sui dati raccolti va nella direzione di un potenziamento della prevenzione e dei programmi di intervento che tengano conto delle nuove diversità sociali e sulle vulnerabilità di alcuni strati della popolazione. Ed esprimono preoccupazione rispetto ai fattori di rischio che interessano questi gruppi, considerando che, se acculturazione significa anche acquisizione di cattive abitudini della società che accoglie, il fenomeno va monitorato sotto molti altri punti di vista, dal consumo di sostanze alla depressione, alla violenza domestica.
Simona Zazzetta
Salute oggi:
...e inoltre su Dica33:
Cattive abitudini
Per quanto siano raccomandati, certi comportamenti salutari, come non fumare, non bere e allattare il neonato per almeno i primi sei mesi di vita, non vengono messi in atto quanto dovrebbero: secondo i dati raccolti in molti studi, sono molte le donne inglesi che non vi aderiscono. Negli Stati Uniti si sta già assistendo alle conseguenze dell'acculturazione e nelle minoranze etniche si registra un aumento del consumo di alcol e dell'abitudine al fumo durante la gravidanza, come pure una riduzione dell'allattamento al seno o della sua durata. Fino agli anni '90 si pensava che in Inghilterra, l'appartenenza a minoranze etniche avesse un effetto protettivo rispetto alla probabilità di acquisire comportamenti a rischio per la gravidanza e la maternità. Si direbbe che non sia più così perchè confrontando i comportamenti di madri di razza bianca, inglesi o irlandesi, con quelli di madri appartenenti a diverse etnie, di origine pachistana, bengalese, srilankese, africana, indiana, le differenze non erano così profonde. O per lo meno variavano in base alla lunghezza della permanenza nel nuovo paese e al grado di acculturazione.
Vulnerabilità etniche
Nuovi dati sono stati diffusi dal Centre for Paediatric Epidemiology and Biostatistics di Londra sulla base di contatti presi con le madri di bambini nati nel nuovo secolo, inclusi nel Millennium Cohort Study, una ricerca sulla popolazione anglosassone molto ampia che è stata avviata nel Regno Unito all'inizio del millennio. In prima battuta sono state poste domande sulle abitudini legate al fumo, all'alcol e all'allattamento al seno, nel secondo contatto sono stati verificati alcuni indicatori di acculturazione. In particolare, se erano nate in Inghilterra o in Irlanda, e se lo era uno, o entrambi, dei loro genitori, che lingua parlavano in casa (inglese, inglese e la loro lingua o solo la loro lingua d'origine) e infine, alle non nate in loco si chiedeva da quanto tempo si trovavano nel Regno Unito. Il 63% delle madri appartenenti a minoranze etniche era di recente condizione di immigrata, il 33% era invece nata in Inghilterra o in Irlanda con almeno un genitore nato nel paese di origine. L'effetto protettivo in generale si manteneva: le donne anglosassoni, durante la gravidanza, fumavano di più (37% contro 15%) bevevano di più (37% contro 14%) e con minore probabilità allattavano o avevano allattato al seno (69% contro 86%), rispetto alle madri di altre etnie. Ma andando ad analizzare i comportamenti all'interno delle minoranze etniche, si notava che c'era maggiore possibilità di trovare comportamenti a rischio tra le madri di prima e seconda generazione (cioè figlie di genitori nati in Inghilterra) rispetto a donne di recente immigrazione. Per esempio, l'abitudine al fumo era quasi quattro volte più probabile, e per ogni cinque anni di permanenza in più in Inghilterra il rischio di tabagismo in gravidanza aumentava del 31% e la probabilità di allattamento al seno diminuiva del 5%. Vale a dire che anziché acquisire stili di vita corretti, abbondantemente promossi nei paesi occidentali, si è verificato un livellamento verso il peggio. Complici di certo il facile accesso, anche per un maggior benessere conquistato in anni di permanenza nel nuovo paese, a sigarette e alcol, e i potenti messaggi pubblicitari onnipresenti nelle aree urbane in cui la maggior parte di loro vivono. Inoltre, col tempo gli immigrati e loro figli, inizialmente più legati alle comunità di appartenenza etnica, tendono a emanciparsi, anche dalle regole più o meno stringenti del loro paese di origine che vietano o scoraggiano le donne a fumare o a bere alcol. Il commento degli esperti sui dati raccolti va nella direzione di un potenziamento della prevenzione e dei programmi di intervento che tengano conto delle nuove diversità sociali e sulle vulnerabilità di alcuni strati della popolazione. Ed esprimono preoccupazione rispetto ai fattori di rischio che interessano questi gruppi, considerando che, se acculturazione significa anche acquisizione di cattive abitudini della società che accoglie, il fenomeno va monitorato sotto molti altri punti di vista, dal consumo di sostanze alla depressione, alla violenza domestica.
Simona Zazzetta
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