Affidarsi alle evidenze

16 maggio 2008
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Ai bambini nati prematuramente la medicina offre più chance di vita rispetto al passato. Ma garantisce anche la salute? Già, perché sopravvivere non vuol dire essere in salute. E a prescindere dalle questioni morali che spesso hanno il sopravvento quando si parla di bambini prematuri, è giusto stabilire in modo scientifico le possibilità di sopravvivenza e in particolare di sopravvivenza in salute. Un primo studio in questa direzione è stato di recente pubblicato da Lancet, lo studio francese Epipage, che ha verificato come stessero i bambini nati prematuri cinque anni fa. Su 2901 bambini venuti alla luce nel 1997 in Francia con meno di 33 settimane di gestazione alle spalle, 2357 sono arrivati al quinto compleanno. Ma nessuno di quelli nati a 22 o 23 settimane oggi è vivo. E dei sopravvissuti il 77% ha problemi di salute, in particolare deficit neurologici. Alla 21/22esima settimana, infatti, gli organi vitali del bambino sono formati ma gravemente immaturi, per respirare, per esempio, il neonato deve essere attaccato alle macchine. E il cervello è l'organo che impiega più tempo a maturare. Sulla stessa lunghezza d'onda, uno studio condotto in una regione britannica e pubblicato sul British Medical Journal, ha cercato di definire come l'andamento della sopravvivenza sia cambiato in un decennio. Ebbene la medicina fa progressi e lo attesta l'aumentata sopravvivenza dei nati alla 24esima e 25esima settimana, ma per i nati molto prematuri le cose non sono cambiate. Pochi sopravvivevano e pochi sopravvivono oggi.

Numeri invariati


Il contesto britannico non è molto dissimile da quello italiano. Come, infatti, in Italia si è appena spenta, anche se mai del tutto, la polemica relativa alla nuova soglia della 23esima settimana per tentare la rianimazione dei prematuri, che il Ministero della Salute ha indicato, in Gran Bretagna c'è chi ha proposto di abbassare il limite abortivo da 24 a 20 settimane. Un emendamento che sarà discusso nelle sedi istituzionali nelle prossime settimane. E coloro che chiedono una riduzione nel limite abortivo si avvalgono dei progressi medici e dell'aumentata sopravvivenza dei prematuri. Mai ricerca poteva capitare meglio, perciò. Il team dell'Università di Leicester ha messo a confronto bambini nati tra la 22esima e la 26esima settimana di gravidanza nella regione del Trent in due quinquenni successivi: 1994-1999 e 2000-2005. In ciascuno dei due periodi considerati sono nati circa 500 bambini. Con un significativo aumento della sopravvivenza per i nati alla 24esima e 25esima settimana. Più precisamente per i nati alla 24esima settimana la sopravvivenza è passata dal 24 al 41% per quelli alla 25esima dal 52 al 63%. Nessun sostanziale cambiamento, invece, per i nati alla 23esima settimana, per i quali la sopravvivenza resta ferma al di sotto del 20%. Ancora peggio le cose per la 22esima settimana visto che nessuno dei 150 nati è sopravvissuto. E i risultati, aggiungono gli autori, non si possono spiegare con qualche variazione nelle pratiche di ostetricia o di rianimazione neonatale, visto che la morte avviene per lo più in sala parto. Tra i nati alla 22esima e 23esima settimana, infatti, il 58% moriva in sala parto nel 1994-99 e il 63% nel quinquennio successivo.

Le evidenze contano


Un lavoro significativo, commentano gli autori, visto che ha coperto un'area con 16 strutture ospedaliere, piuttosto che focalizzarsi su un unico ospedale, magari con una unita neonatale specialistica. I dati, aggiungono, tengono conto dei neonati morti in sala parto piuttosto che di quelli ammessi alle cure intensive. Uno degli autori sottolinea come siano stati messi a disposizione delle persone i numeri puri in modo che si possano fare un'idea. Non è accettabile, infatti, come sottolinea l'editoriale, che ci si affidi alle credenze piuttosto che alle evidenze, soprattutto quando giudizi morali vengono imposti a chi ha visioni diverse. I limiti di sopravvivenza per i prematuri, dice il ricercatore, sembrerebbero raggiunti. Lo studio, come del resto quello pubblicato su Lancet, offre informazioni aggiornate sulla sopravvivenza dei prematuri e stando ai numeri abbassare ulteriormente la soglia abortiva per ora non è praticabile. Resta aperta la questione etica, ma è davvero quella prevalente?

Marco Malagutti



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