14 novembre 2008
Aggiornamenti e focus
Caffeina nemmeno al minimo
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Le precauzioni e attenzioni adottate durante la gravidanza sono sempre molte: si presta attenzione agli sforzi, certe attività vengono sospese, nella migliore delle ipotesi si smette di fumare. Su alcune precauzioni esistono prove scientifiche consolidate, su altre si continua a dibattere, il consumo di caffé, per esempio, è una di queste. Nel 2001, dopo una revisione della letteratura specializzata, il Commitee on toxicity of chemicals in food ha concluso che, nonostante quantità di caffeina superiori a 300mg al giorno fossero associate al basso peso del neonato alla nascita e ad aborto spontaneo, le prove scientifiche rimanevano ancora non definitive.
Alcuni esperti sostengono che la causa di poca coerenza dei dati dipenda da una poca accuratezza nella stima della quantità di caffeina assunta, considerando il tè e il caffè come uniche fonti. Inoltre, anche la valutazione del metabolismo, e dei composti intermedi della caffeina potrebbe dare informazioni aggiuntive sugli effetti in gravidanza. Con queste premesse alcuni ricercatori inglesi hanno realizzato uno studio per valutare il consumo di caffeina nelle donne in gravidanza, usando uno strumento più penetrante: un questionario che, oltre a indagare sulle quantità di caffeina assunte da tutte le potenziali fonti alimentari e farmacologiche, includeva anche informazioni, ottenute presso caffetterie, produttori e dalla letteratura, sul tenore di caffeina presente nelle fonti segnalate. Sono stati presi in considerazione anche fattori confondenti, come il fumo e l'alcool, che possono alterare i dati sugli esiti della gravidanza. Sono state valutate circa 2600 donne, l'assunzione media di caffeina era di 159 mg/giorno, il 62% derivava dal consumo di tè, il 14% dal caffè, il 12% da bevande a base di cola, l'8% dal cioccolato e in percentuali minori da altre bibite, cioccolata in tazza, bibite energetiche o alcoliche; i farmaci non rappresentavano una fonte di caffeina.
La relazione tra assunzione di caffeina e restrizione della crescita fetale è stata nuovamente osservata: il consumo medio di più di 100 mg/giorno era associato a una riduzione di 34-59 grammi nel primo trimestre di gravidanza, di 24-74 grammi nel secondo e di 66-89 grammi nel terzo. E il rischio che il peso alla nascita fosse basso era proporzionale alla quantità giornaliera: rispetto a dosi inferiori a 100 mg il rischio relativo saliva a 1,2 con 200-299 mg/giorno e a 1,4 con da 300 mg al giorni. Tuttavia anche a dosaggi più bassi il rischio rimane, dal momento che inizia rapidamente ad aumentare già al consumo di 30 mg/giorno, il che significa che non c'è né un valore di soglia minima, né un valore oltre il quale il rischio non sale più. Le cifre osservate sembrano, apparentemente, poco importanti ma in casi di gravidanze a rischio potrebbero fare la differenza. Inoltre, è stato notato che gli effetti sul feto erano più marcati nelle donne che metabolizzavano più rapidamente la caffeina ingerita. Il grado di esposizione del feto alla caffeina e ai suoi metaboliti, dipende dall'attività di un enzima materno (citocromo P450 1A2) assente nel feto, ma al momento gli autori non sono in grado di dire quale di questi eserciti l'effetto più forte, e se dipende dalla caffeina stessa o da una combinazione delle sostanze. Ciò che invece sembra chiaro è l'importanza di una sensibilizzazione delle donne in gravidanza o intenzionate a cercarla di ridurre il più possibile la quantità di caffeina, in tutte le sue forme.
Simona Zazzetta
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L'ora del tè
Alcuni esperti sostengono che la causa di poca coerenza dei dati dipenda da una poca accuratezza nella stima della quantità di caffeina assunta, considerando il tè e il caffè come uniche fonti. Inoltre, anche la valutazione del metabolismo, e dei composti intermedi della caffeina potrebbe dare informazioni aggiuntive sugli effetti in gravidanza. Con queste premesse alcuni ricercatori inglesi hanno realizzato uno studio per valutare il consumo di caffeina nelle donne in gravidanza, usando uno strumento più penetrante: un questionario che, oltre a indagare sulle quantità di caffeina assunte da tutte le potenziali fonti alimentari e farmacologiche, includeva anche informazioni, ottenute presso caffetterie, produttori e dalla letteratura, sul tenore di caffeina presente nelle fonti segnalate. Sono stati presi in considerazione anche fattori confondenti, come il fumo e l'alcool, che possono alterare i dati sugli esiti della gravidanza. Sono state valutate circa 2600 donne, l'assunzione media di caffeina era di 159 mg/giorno, il 62% derivava dal consumo di tè, il 14% dal caffè, il 12% da bevande a base di cola, l'8% dal cioccolato e in percentuali minori da altre bibite, cioccolata in tazza, bibite energetiche o alcoliche; i farmaci non rappresentavano una fonte di caffeina.
Livelli minimi inaccettabili
La relazione tra assunzione di caffeina e restrizione della crescita fetale è stata nuovamente osservata: il consumo medio di più di 100 mg/giorno era associato a una riduzione di 34-59 grammi nel primo trimestre di gravidanza, di 24-74 grammi nel secondo e di 66-89 grammi nel terzo. E il rischio che il peso alla nascita fosse basso era proporzionale alla quantità giornaliera: rispetto a dosi inferiori a 100 mg il rischio relativo saliva a 1,2 con 200-299 mg/giorno e a 1,4 con da 300 mg al giorni. Tuttavia anche a dosaggi più bassi il rischio rimane, dal momento che inizia rapidamente ad aumentare già al consumo di 30 mg/giorno, il che significa che non c'è né un valore di soglia minima, né un valore oltre il quale il rischio non sale più. Le cifre osservate sembrano, apparentemente, poco importanti ma in casi di gravidanze a rischio potrebbero fare la differenza. Inoltre, è stato notato che gli effetti sul feto erano più marcati nelle donne che metabolizzavano più rapidamente la caffeina ingerita. Il grado di esposizione del feto alla caffeina e ai suoi metaboliti, dipende dall'attività di un enzima materno (citocromo P450 1A2) assente nel feto, ma al momento gli autori non sono in grado di dire quale di questi eserciti l'effetto più forte, e se dipende dalla caffeina stessa o da una combinazione delle sostanze. Ciò che invece sembra chiaro è l'importanza di una sensibilizzazione delle donne in gravidanza o intenzionate a cercarla di ridurre il più possibile la quantità di caffeina, in tutte le sue forme.
Simona Zazzetta
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