23 dicembre 2004
Aggiornamenti e focus
C'è ormone e ormone
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Quali rischi per la terapia ormonale sostitutiva? La domanda non è poi così peregrina, perché se è vero che l'idea della somministrazione a lungo termine di estrogeni e progestinici è tramontata, resta aperto il capitolo delle terapie brevi, entro i cinque anni di assunzione. Infatti "esiste un 20% di donne che hanno bisogno di assumere ormoni sostitutivi" ha spiegato il professor Carlo Campagnoli, direttore del Dipartimento di ginecologia endocrinologica dell'Ospedale Sant'Anna di Torino. "Sono quelle con menopausa precoce, quelle con vampate gravi e quelle con osteoporosi già in pre-menopausa". La dichiarazione del professor Campagnoli è venuta la scorsa settimana a Milano, dove all'Istituto Nazionale dei Tumori sono stati presentati i risultati di un grande studio condotto sui diversi tipi di terapia sostitutiva e sul loro rapporto con il carcimoma della mammella. Lo studio, firmato anche dall'epidemiologo dell'INT professor Franco Berrino, ha preso in considerazione oltre 54000 donne che non avevano assunto ormoni in precedenza. Nel corso dello studio, durato 2,8 anni, sono stati diagnosticati 948 tumori invasivi primari (cioè non ricadute né metastasi). Valutando l'incidenza della malattia in rapporto agli ormoni assunti si è visto che vi sono robuste differenze
Intanto, come è noto chi assume i soli estrogeni (e si tratta delle donne isterectomizzate) ha un rischio piuttosto basso: il 10% in più di chi non assume ormoni di nessun tipo. I pericoli per il seno sorgono quando si usano estrogeni e progestinici, come si deve fare per forza nelle donne che hanno l'utero. Il rischio in questo caso passa in media al 30% in più. Il dato medio, però, significa poco rispetto a quelli ottenuti distinguendo tra un progestinico e l'altro. Con quelli di origine sintetica l'aumento è molto più alto: si va dal 40% in più al raddoppio addirittura. Questo accade indipendentemente dal fatto che l'estrogeno sia somministrato per via orale o per via transdermica con i cerotti. Ben diverso il discorso quando si usa invece il progesterone micronizzato, cioè il progestinico naturalmente prodotto dall'organismo. In questo caso il rischio di tumore al seno si riduce del 10% rispetto alle donne che non attuano la terapia sostitutiva. Pur con qualche cautela, si può trarre qualche conclusione.
"Le terapie a base di estrogeni più progestinici sintetici aumentano il rischio del 50% o lo raddoppiano. E non solo dopo oltre cinque anni di utilizzo, ma anche nei primi anni di assunzione" ha riassunto il professor Berrino. Quindi, oltre a selezionare adeguatamente le donne cui consigliare la terapia, va posta molta attenzione nella scelta del farmaco, e per ora solo il progesterone naturale offre sufficienti garanzie. "Questo è già disponibile in Italia, e in fascia A - ha aggiunto Carlo Campagnoli - ma in tutta Europa viene utilizzato soprattutto in Francia. Fare allarmismo sarebbe inutile, ma è certamente bene suggerire alle italiane in cura con progestinici sintetici di discuterne insieme al proprio medico, alla luce di questi nuovi risultati".
Maurizio Imperiali
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Molto meglio il naturale
Intanto, come è noto chi assume i soli estrogeni (e si tratta delle donne isterectomizzate) ha un rischio piuttosto basso: il 10% in più di chi non assume ormoni di nessun tipo. I pericoli per il seno sorgono quando si usano estrogeni e progestinici, come si deve fare per forza nelle donne che hanno l'utero. Il rischio in questo caso passa in media al 30% in più. Il dato medio, però, significa poco rispetto a quelli ottenuti distinguendo tra un progestinico e l'altro. Con quelli di origine sintetica l'aumento è molto più alto: si va dal 40% in più al raddoppio addirittura. Questo accade indipendentemente dal fatto che l'estrogeno sia somministrato per via orale o per via transdermica con i cerotti. Ben diverso il discorso quando si usa invece il progesterone micronizzato, cioè il progestinico naturalmente prodotto dall'organismo. In questo caso il rischio di tumore al seno si riduce del 10% rispetto alle donne che non attuano la terapia sostitutiva. Pur con qualche cautela, si può trarre qualche conclusione.
Rivalutare le prescrizioni
"Le terapie a base di estrogeni più progestinici sintetici aumentano il rischio del 50% o lo raddoppiano. E non solo dopo oltre cinque anni di utilizzo, ma anche nei primi anni di assunzione" ha riassunto il professor Berrino. Quindi, oltre a selezionare adeguatamente le donne cui consigliare la terapia, va posta molta attenzione nella scelta del farmaco, e per ora solo il progesterone naturale offre sufficienti garanzie. "Questo è già disponibile in Italia, e in fascia A - ha aggiunto Carlo Campagnoli - ma in tutta Europa viene utilizzato soprattutto in Francia. Fare allarmismo sarebbe inutile, ma è certamente bene suggerire alle italiane in cura con progestinici sintetici di discuterne insieme al proprio medico, alla luce di questi nuovi risultati".
Maurizio Imperiali
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