Conta anche la pratica

01 dicembre 2006
Aggiornamenti e focus

Conta anche la pratica



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Nell’imminenza della Giornata mondiale dell’AIDS si è inevitabilmente ritornati sugli aspetti della prevenzione e, quindi del profilattico. A questo ha anche contribuito l’annuncio, da parte del Soglio pontificio, di riconsiderare l’uso del contraccettivo di barriera in caso di sieropositività, sia pure solo all’interno delle coppie sposate. Non è plausibile che la posizione ufficiale della Chiesa cattolica venga modificata in tempi brevi ma, del resto, la Chiesa fa il suo mestiere che è altra cosa dall’igiene pubblica e dalla prevenzione delle epidemie. Non è stata questa, però, l’unica uscita in proposito di una qualche rilevanza. Vi è stata anche la proposta di rendere i profilattici accessibili anche nelle scuole, mossa che il ministro della Salute Livia Turco, cui invece competono sia l’igiene pubblica sia il controllo delle epidemie, ha in parte respinto. I distributori di preservativi nelle scuole ''mi sembrano eccessivi” ha detto il ministro. “Ma bisogna parlare con i giovani senza ipocrisia sul condom. C'è molto da fare per la prevenzione dell'HIV, soprattutto nel rapporto con i giovani - ammette la Turco - uno degli strumenti per evitare di contrarre l'infezione è la sicurezza dei rapporti sessuali, che passa attraverso l'uso corretto del preservativo che va chiamato per quello che è, senza ipocrisia”.

Disagi comprensibili ma...


E’ comprensibile che si sollevi qualche disagio all’idea del distributore di profilattici a scuola, disagio probabilmente figlio di quello che si avverte all’idea di un giovanissimo (bambino per sempre, per molti genitori) che ha rapporti sessuali. Ma tant’è: il sesso precoce esiste, è una tendenza universale o quasi, malgrado le chiacchiere sul ritorno della castità da settimanale patinato (lo stesso magari che una volta sì e l’altra pure mette il nudo femminile in copertina) forse questa misura sarebbe soltanto una realistica presa d’atto di quel che c’è. Peraltro, probabilmente se si vuole ottenere qualcosa di concreto, il distributore dovrebbe essere gratuito, visto che studi scientifici hanno dimostrato che la massima diffusione del condom, e la costanza dell’uso, si ottengono solo in questo modo, e non nei paesi poveri e poverissimi, ma nell’Occidente industrializzato. Il Ministro ha invece centrato l’obiettivo quando dice che bisogna parlare e spiegare senza ipocrisie, anche perché a parole tutti sanno tutto, mentre invece non pare che sia così.

Scarsa abitudine nociva


Lo provano, per esempio, due studi pubblicati giorno orsono, che hanno indagato sul tema del profilattico su un campione di uomini giovani (23 anni di età media) giunti a una clinica per malattie veneree, e quindi con qualche problema. Il primo studio ha mostrato che più del 30% del campione lamentava una rottura del condom, con un tasso di incidenti del 15%. A lamentare la circostanza erano soprattutto coloro che già erano stati colpiti da malattie veneree, e quelli che non sapevano usare correttamente il preservativo. In particolare, ci sono ancora giovani che mettono a contatto il profilattico con oggetti taglienti (si spera siano solo le cerniere lampo), oppure che non sanno di dover far uscire l'aria dal serbatoio (e forse manco sanno che cos'è il serbatoio). Poca informazione e poca abitudine. Scarsa abitudine che poi si ritrova anche in un altro aspetto che pesa enormemente sulla diffusione del mezzo e cioè la perdita dell'erezione. Chi lamenta questo fenomeno, e anche in questo caso si tratta di oltre il 30%, di solito tende a non usarlo più e/o a levarlo durante il rapporto. Anche in questo caso a determinare l'effetto "antierotico" sono la scarsa famigliarità e l'incapacità di usarlo correttamente. Quindi è giusto che se ne parli nell'ambito dell'educazione sessuale e sanitaria a maschi e femmine. Poi, anche facilitare l'adozione di quanto si spiega è indispensabile.

Maurizio Imperiali



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