17 ottobre 2007
Aggiornamenti e focus
Influenza costosa
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Quest'anno l'influenza potrebbe costare al Paese fino a 3 miliardi di euro, considerando solamente i soggetti di età compresa tra i 50 e i 64 anni. Questa cifra è il frutto di uno studio congiunto condotto dai ricercatori dell'Università Cattolica Sacro Cuore di Roma e dal CEIS (Centro Interdipartimentale di Studi Internazionali sull'Economia e lo Sviluppo) Sanità dell'Università Tor Vergata. Il lavoro, patrocinato da Federanziani, è stato presentato a Roma in una conferenza stampa presso la Camera dei Deputati. "L'influenza - ha ricordato Roberto Messina, presidente di Federanziani - è spesso sottostimata soprattutto per quanto riguarda la mortalità indotta, anche se non causata direttamente, dal virus". I costi indotti sono enormi considerando fattori che vanno dalle giornate di lavoro perse ai ricoveri ospedalieri passando per le visite dal medico di famiglia.
Gli intervenuti hanno mostrato come uno scenario a tinte così scure potrebbe schiarirsi sensibilmente mettendo in pratica una campagna di vaccinazioni estesa e tempestiva.
Le giornate lavorative risparmiate possono arrivare al 25 per cento riducendo anche i casi di mortalità di circa il 40 per cento. Questi passi avanti saranno funzione di un piano di investimenti mirati alla prevenzione. Questa è una storica nota dolente della politica italiana che raramente ha dimostrato lungimiranza nel campo. Anche Ignazio Marino, presidente della Commissione sanità del Senato ha ricordato che l'Italia destina solo il 5% della propria spesa sanitaria per la prevenzione. Ben lontani dal 10% auspicato dall'Organizzazione Mondiale della Sanità". "L'Italia - ha detto Marino - deve cambiare strategia nella spesa sanitaria. Spendere di più in prevenzione significa spendere meno nel lungo periodo".
Nel caso dell'influenza i politici dovrebbero essere spinti a operare interventi nel campo della prevenzione perché è possibile ottenere rapidamente il sospirato risparmio in ambito sanitario, dal momento che gli effetti della campagna di vaccinazione potrebbero tradursi "in cifre" nel giro di pochi mesi.
"Si possono ipotizzare incentivi ai medici di famiglia che collaborano alla prevenzione dell'influenza contribuendo al raggiungimento della copertura ottimale di vaccinazione tra i propri assistiti". La proposta è arrivata da Lionello Cosentino, componente della Commissione Affari sociali della Camera. "Sono infatti i medici di famiglia - ha detto il parlamentare - la chiave per convincere i cittadini a vaccinarsi e diffondere ulteriormente il concetto che la vaccinazione ricopre un importante ruolo sociale". L'idea non ha però convinto del tutto Marino che ha ribattuto: "Sono d'accordo sulla valorizzazione del ruolo dei medici di medicina generale. Ma non sugli incentivi. La missione del medico - ha ammonito - non deve essere monetizzata". Il presidente di Federanziani ha chiuso l'incontro avanzando ai politici presenti la proposta di erogare incentivi fiscali alle aziende che decidessero di rendere possibile la vaccinazione ai propri dipendenti presso la struttura di lavoro. "In questo modo - ha spiegato Messina - le aziende potrebbero veder elevato il proprio profitto attraverso l'abbattimento dell'incidenza dell'influenza tra i dipendenti e nel contempo aiutare a contenere la spesa dell'INPS sul quale - ha concluso - grava l'onere di retribuire il dipendente dopo il terzo giorno di malattia".
Gianluca Casponi
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Gli intervenuti hanno mostrato come uno scenario a tinte così scure potrebbe schiarirsi sensibilmente mettendo in pratica una campagna di vaccinazioni estesa e tempestiva.
Le giornate lavorative risparmiate possono arrivare al 25 per cento riducendo anche i casi di mortalità di circa il 40 per cento. Questi passi avanti saranno funzione di un piano di investimenti mirati alla prevenzione. Questa è una storica nota dolente della politica italiana che raramente ha dimostrato lungimiranza nel campo. Anche Ignazio Marino, presidente della Commissione sanità del Senato ha ricordato che l'Italia destina solo il 5% della propria spesa sanitaria per la prevenzione. Ben lontani dal 10% auspicato dall'Organizzazione Mondiale della Sanità". "L'Italia - ha detto Marino - deve cambiare strategia nella spesa sanitaria. Spendere di più in prevenzione significa spendere meno nel lungo periodo".
Nel caso dell'influenza i politici dovrebbero essere spinti a operare interventi nel campo della prevenzione perché è possibile ottenere rapidamente il sospirato risparmio in ambito sanitario, dal momento che gli effetti della campagna di vaccinazione potrebbero tradursi "in cifre" nel giro di pochi mesi.
Incentivare la prevenzione
"Si possono ipotizzare incentivi ai medici di famiglia che collaborano alla prevenzione dell'influenza contribuendo al raggiungimento della copertura ottimale di vaccinazione tra i propri assistiti". La proposta è arrivata da Lionello Cosentino, componente della Commissione Affari sociali della Camera. "Sono infatti i medici di famiglia - ha detto il parlamentare - la chiave per convincere i cittadini a vaccinarsi e diffondere ulteriormente il concetto che la vaccinazione ricopre un importante ruolo sociale". L'idea non ha però convinto del tutto Marino che ha ribattuto: "Sono d'accordo sulla valorizzazione del ruolo dei medici di medicina generale. Ma non sugli incentivi. La missione del medico - ha ammonito - non deve essere monetizzata". Il presidente di Federanziani ha chiuso l'incontro avanzando ai politici presenti la proposta di erogare incentivi fiscali alle aziende che decidessero di rendere possibile la vaccinazione ai propri dipendenti presso la struttura di lavoro. "In questo modo - ha spiegato Messina - le aziende potrebbero veder elevato il proprio profitto attraverso l'abbattimento dell'incidenza dell'influenza tra i dipendenti e nel contempo aiutare a contenere la spesa dell'INPS sul quale - ha concluso - grava l'onere di retribuire il dipendente dopo il terzo giorno di malattia".
Gianluca Casponi
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