04 novembre 2005
Aggiornamenti e focus
Il brevetto è mio, perciò...
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Che sia la panacea contro l'influenza aviaria non è ancora così chiaro. Al momento però oseltamivir, prodotto dalla multinazionale svizzera Roche, è considerato il farmaco d'elezione in caso di pandemia, al punto che già sarebbe cominciata la corsa alle farmacie per garantirsene una scorta. Si parla di un farmaco che nel primo semestre di quest'anno ha prodotto ricavi per 580 milioni di franchi svizzeri, uno dei cosiddetti blockbuster. Un farmaco per il quale il ministero della Salute italiano ha previsto lo stanziamento di 50 milioni di euro, pari a sei milioni di cicli di antivirale. Una quota sufficiente, ha precisato il ministro, per il 10% della popolazione. E chi non dispone di grandi capitali? Come può organizzare una strategia difensiva? Una soluzione si sarebbe profilata con l'annuncio dell'azienda farmaceutica indiana Cipla, dell'avvio della produzione di un equivalente generico di oseltamivir da destinare ai paesi in via di sviluppo. E un annuncio analogo è arrivato anche da Taiwan. Tutto risolto perciò? Non proprio. A giudicare da un articolo pubblicato dal New York Times, infatti, la Roche non avrebbe dato il suo consenso. Bisogna aspettare la scadenza del brevetto, che arriverà però nel 2016. E nel frattempo?
L'azienda indiana per bocca del suo presidente Yusuf Hamied non sembrerebbe intimorita. "Giusto o sbagliato che sia" ha dichiarato Hamied "stiamo per produrre e commercializzare l'oseltamivir". L'azienda farebbe ricorso, evidentemente, al nome generico ed è ben consapevole dei rischi di battaglia legale cui va incontro opponendosi al gigante farmaceutico svizzero. La norma, è vero, prevede non si possano mettere sul mercato farmaci brevettati da aziende occidentali ma, d'altro canto, esiste una norma in base alla quale durante le emergenze il brevetto può temporaneamente venir meno. Per ora le istituzioni ufficiali, come il Department of Health and Human Services, non prendono posizione, visto che al momento le priorità sarebbero altre. Molti paesi, però, e le stesse Nazioni Unite, hanno fatto pressioni sull'azienda svizzera perché autorizzasse le versioni generiche del farmaco. Ma la compagnia, che incassa 60 dollari a confezione negli Stati Uniti, non vuole perdere l'esclusiva e si è limitata a garantire un'aumentata produzione del farmaco, nonché la concessione a governi o imprese private, dietro licenza, della possibilità di produrre oseltamivir o di collaborare alla produzione del farmaco. Del resto, precisano dalla multinazionale, per arrivare a sintetizzare il farmaco occorrono dieci passaggi piuttosto complessi, difficile pensare che qualcun altro possa riuscirci in poco tempo. Hamied dal canto suo replica di essere già pronto con il farmaco, sebbene in piccole quantità. Spocchia provocatoria? Cipla ha già realizzato, per altro, molte altre copie di farmaci salvavita. Oseltamivir sarebbe l'ennesimo e sarebbe venduto, precisano da Bombay, a "prezzi umanitari" e solo per i paesi in via di sviluppo. Una richiesta simile è stata prodotta anche da Taiwan con risposta ovviamente analoga. Che cosa succederà? La Roche è pronta a difendere nelle sedi previste i propri diritti e i propri interessi. E gli interessi dei paesi sottosviluppati? E' il mercato baby!
Marco Malagutti
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L'azienda indiana per bocca del suo presidente Yusuf Hamied non sembrerebbe intimorita. "Giusto o sbagliato che sia" ha dichiarato Hamied "stiamo per produrre e commercializzare l'oseltamivir". L'azienda farebbe ricorso, evidentemente, al nome generico ed è ben consapevole dei rischi di battaglia legale cui va incontro opponendosi al gigante farmaceutico svizzero. La norma, è vero, prevede non si possano mettere sul mercato farmaci brevettati da aziende occidentali ma, d'altro canto, esiste una norma in base alla quale durante le emergenze il brevetto può temporaneamente venir meno. Per ora le istituzioni ufficiali, come il Department of Health and Human Services, non prendono posizione, visto che al momento le priorità sarebbero altre. Molti paesi, però, e le stesse Nazioni Unite, hanno fatto pressioni sull'azienda svizzera perché autorizzasse le versioni generiche del farmaco. Ma la compagnia, che incassa 60 dollari a confezione negli Stati Uniti, non vuole perdere l'esclusiva e si è limitata a garantire un'aumentata produzione del farmaco, nonché la concessione a governi o imprese private, dietro licenza, della possibilità di produrre oseltamivir o di collaborare alla produzione del farmaco. Del resto, precisano dalla multinazionale, per arrivare a sintetizzare il farmaco occorrono dieci passaggi piuttosto complessi, difficile pensare che qualcun altro possa riuscirci in poco tempo. Hamied dal canto suo replica di essere già pronto con il farmaco, sebbene in piccole quantità. Spocchia provocatoria? Cipla ha già realizzato, per altro, molte altre copie di farmaci salvavita. Oseltamivir sarebbe l'ennesimo e sarebbe venduto, precisano da Bombay, a "prezzi umanitari" e solo per i paesi in via di sviluppo. Una richiesta simile è stata prodotta anche da Taiwan con risposta ovviamente analoga. Che cosa succederà? La Roche è pronta a difendere nelle sedi previste i propri diritti e i propri interessi. E gli interessi dei paesi sottosviluppati? E' il mercato baby!
Marco Malagutti
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