Alla fiera dell'Est 

11 aprile 2005
Aggiornamenti e focus

Alla fiera dell'Est 



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Ma l'influenza vola? Se lo chiede l'editorialista di Lancet e cerca di tracciare un bilancio di quanto gli scienziati sono riusciti a scoprire sulla trasmissione dei virus aviari.

In genere i virus patogeni per l'uomo non lo sono per gli animali e viceversa: quindi l'uomo non dovrebbe essere contagiato dall'influenza dei polli, salvo le solite eccezioni.
Eccezioni che, proprio in questi giorni, stanno diventando allarmanti. Il virus dell'influenza aviaria, infatti, è riuscito a contagiare l'uomo (soprattutto bambini), mietendo alcune vittime in Estremo Oriente. Non è la prima volta che accade e, quasi sempre, l'allarme parte dai paesi dell'est asiatico, come mai?
Sicuramente la responsabilità principale è da attribuirsi ai mercati di bestiame che vendono animali vivi. È usanza storica, in questi paesi, vendere vivi tutti gli animali utilizzabili a scopo alimentare, e questo nonostante la diffusione delle tecniche di conservazione per refrigerazione. Anticamente, infatti, le regioni tropicali e subtropicali a causa delle elevate temperature non potevano permettersi la macellazione preventiva degli animali, che avrebbe compromesso in breve tempo la commestibilità delle carni. Oggi quest'esigenza è, in gran parte, venuta meno ma le popolazioni indigene continuano a trovare più appetibile scegliere e acquistare gli animali vivi. In pratica i classici mercati con le bancarelle di frutta e verdura, presenti in tutto il mondo, offrono in oriente anche volatili di ogni tipo, rettili, pesci e mammiferi, tutti vivi. In genere questi animali provengono da allevamenti, ma non è raro trovare anche esemplari selvatici catturati per l'occasione. A una prima osservazione, tra l'altro, questo commercio consente di verificare la vitalità e lo stato di salute dell'animale stesso. In ogni caso la tradizione si tramanda e viene anche esportata, per esempio in alcune città degli Stati Uniti dove vi sono grandi comunità di immigrati.

Convivenza pericolosa


La presenza di molti animali insieme facilita, com'è facile comprendere, la trasmissione delle malattie dall'uno all'altro. Alcuni di questi mercati, poi sono permanenti, quindi capita che gli animali più costosi (fagiani e zibetti) restino sulle bancarelle anche per diversi giorni. Ad essi si aggiungono animali nuovi per sostituire quelli venduti e tutto ciò crea le condizioni ottimali per l'introduzione di nuove malattie e l'amplificazione del contagio. Il virus dell'influenza aviaria, originato da oche ed anatre, si è diffuso facilmente ad altre specie: quaglie (molto suscettibili), piccioni e galline. Tutti questi passaggi consentono al virus di modificare continuamente la sua sequenza genomica attraverso processi di riassortimento, mutazione, ricombinazione, delezione. Da questi meccanismi nascono nuovi ceppi virali o, più spesso, numerosi sottotipi virali, più o meno aggressivi. Capita così che il virus divenga patogeno per una specie animale che prima ne era immune, oppure che riesca a passare dall'animale all'uomo. La trasmissione zoonotica, ancora una volta, è favorita dall'affollamento di animali e persone che si trova nei mercati; inoltre colpisce soggetti già deboli come i bambini e gli anziani.

Le misure da adottare


Questi eventi, tuttavia, possono ancora essere controllati e circoscritti eliminando gli animali infetti. Importante per evitare il coinvolgimento di più aree geografiche è il controllo dell'esportazione e, soprattutto, l'abolizione della cattura di specie selvatiche. I volatili non nati in allevamento, infatti, sono soggetti alle migrazioni e possono quindi trasportare il virus da un paese all'altro. L'emergenza di queste epidemie tra il pollame, e il contagio di alcuni individui, rappresenta una fase critica: il virus non ha ancora acquisito la capacità di trasmettersi da uomo a uomo e la sorveglianza dei mercati offre un ottimo campanello d'allarme per evitare rischi peggiori. Il passaggio successivo e più temuto, infatti, è l'eventualità che, prima o poi, il virus aviario si riassortisca con il virus dell'influenza umana generando un ceppo altamente contagioso e patogeno per l'uomo. Alcune pandemie d'influenza verificatesi nel passato sono nate proprio così.

Elisa Lucchesini



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