15 dicembre 2004
Aggiornamenti e focus
Il vaccino è dietro l'angolo
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Secondo l'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), ogni anno si registrano circa 300-500 milioni di casi di malaria e in Africa la malattia uccide un bambino ogni 30 secondi. Si spiegano così alcuni pesanti primati: con almeno un miliardo di persone che vivono in zone malariche, almeno un milione di morti all'anno, una delle più frequenti cause di mortalità infantile in assoluto. Eppure, nonostante non si tratti certo di una nuova malattia. la ricerca procede a rilento e in alcuni paesi africani il miglior sistema per proteggersi è rappresentato dalle zanzariere imbevute di insetticida. E' evidente che entrano in gioco ragioni di natura politica ed economica. Secondo l'OMS per combattere in maniera efficace la malaria in Africa servono almeno 2,5 miliardi di dollari. E bisognerebbe decuplicare i fondi destinati a campagne di prevenzione e di informazione destinate alla popolazione. Vista così la situazione sembrerebbe molto critica ma per fortuna le buone notizie non mancano. L'ultima in ordine di tempo è stata pubblicata su Nature e riguarda un vaccino OGM, che sfrutta cioè le nuove tecniche di manipolazione genetica, sperimentato con successo nei topi, in uno studio tedesco statunitense. Di che cosa si tratta?
La ricerca dimostra che è possibile creare un vaccino anti-malaria efficace e sicuro modificando geneticamente il Plasmodium falciparum, il microbo responsabile della malattia tropicale. Il plasmodio OGM stimola le difese immunitarie senza nuocere agli animali, perché non è in grado di attaccare i globuli rossi. Ma come si è arrivati a questi risultati? Innanzitutto identificando il gene che permette al Plasmodium di replicarsi nel fegato, l'organo in cui il parassita si rifugia dopo essere entrato nell'organismo. Si tratta di un gene chiamato uis3, necessario perché il plasmodio possa moltiplicarsi e attaccare i globuli rossi. Attraverso una tecnica di manipolazione chiamata genetica inversa, i ricercatori hanno così eliminato il gene. I plasmodi modificati sono stati quindi inoculati nei topi, verificando come il trattamento proteggeva dall'infezione: i topi, infatti, non si ammalavano e sviluppavano immunità anche verso i plasmodi non modificati. Inoltre la vaccinazione non ha provocato reazioni collaterali. Elementi che secondo gli autori aprono la strada alla possibilità di produrre su larga scala un vaccino contro la malaria. Ma non si tratta dell'unica via possibile. Secondo David Conway della London School of Hygiene and Tropical Medicine e direttore del Programma malaria Gambia, al momento decine di molecole del parassita malarico sono candidate come base del vaccino e sono attualemnte alla prova nellescimmie; la speranza è di arrivare nei prossimi cinque anni ai primi test sull'uomo delle proteine più efficaci a scatenare una risposta immunitaria. Al proposito, si è svolta in Mozambico, come ha pubblicato Lancet, la sperimentazione di un potenziale vaccino diretto contro gli sporozoiti, la forma del Plasmodium di cui si subisce l'inoculazione quando punti dalle zanzare. Anche questo si è rivelato immunogenico e parzialmente protettivo. Le buone notizie, quindi, non mancano, ora si tratta di affrontare seriamente questa sfida sanitaria e possibilmente vincerla.
Marco Malagutti
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Il vaccino OGM
La ricerca dimostra che è possibile creare un vaccino anti-malaria efficace e sicuro modificando geneticamente il Plasmodium falciparum, il microbo responsabile della malattia tropicale. Il plasmodio OGM stimola le difese immunitarie senza nuocere agli animali, perché non è in grado di attaccare i globuli rossi. Ma come si è arrivati a questi risultati? Innanzitutto identificando il gene che permette al Plasmodium di replicarsi nel fegato, l'organo in cui il parassita si rifugia dopo essere entrato nell'organismo. Si tratta di un gene chiamato uis3, necessario perché il plasmodio possa moltiplicarsi e attaccare i globuli rossi. Attraverso una tecnica di manipolazione chiamata genetica inversa, i ricercatori hanno così eliminato il gene. I plasmodi modificati sono stati quindi inoculati nei topi, verificando come il trattamento proteggeva dall'infezione: i topi, infatti, non si ammalavano e sviluppavano immunità anche verso i plasmodi non modificati. Inoltre la vaccinazione non ha provocato reazioni collaterali. Elementi che secondo gli autori aprono la strada alla possibilità di produrre su larga scala un vaccino contro la malaria. Ma non si tratta dell'unica via possibile. Secondo David Conway della London School of Hygiene and Tropical Medicine e direttore del Programma malaria Gambia, al momento decine di molecole del parassita malarico sono candidate come base del vaccino e sono attualemnte alla prova nellescimmie; la speranza è di arrivare nei prossimi cinque anni ai primi test sull'uomo delle proteine più efficaci a scatenare una risposta immunitaria. Al proposito, si è svolta in Mozambico, come ha pubblicato Lancet, la sperimentazione di un potenziale vaccino diretto contro gli sporozoiti, la forma del Plasmodium di cui si subisce l'inoculazione quando punti dalle zanzare. Anche questo si è rivelato immunogenico e parzialmente protettivo. Le buone notizie, quindi, non mancano, ora si tratta di affrontare seriamente questa sfida sanitaria e possibilmente vincerla.
Marco Malagutti
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