13 febbraio 2004
Aggiornamenti e focus
Il bronco soffre fin da giovane
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Non c'è solo il tumore del polmone, nel destino dei fumatori, ma anche la BPCO, malattia polmonare cronica da sempre associata alla tarda età. Però, secondo un recente studio, la BPCO nella sua forma iniziale riguarda una persona su 9 anche nella popolazione giovane, compresa tra 20 e 44 anni.
Nella definizione internazionale, si intende per BPCO o broncopneumopatia cronica ostruttiva, "la condizione morbosa caratterizzata da limitazione del flusso nelle vie aeree, non o non completamente reversibile, ma progressiva nel tempo e associata a infiammazione dei bronchi conseguente alla esposizione a contaminanti particolati o gassosi". In pratica si tratta di situazioni in cui coesistono due fattori: la perdita di elasticità del tessuto polmonare e l'ostruzione dell'albero respiratorio dovuta a infiammazione, appunto, e all'iperproduzione di muco.
La BPCO colpisce più spesso gli uomini (in Italia circa il 60% dei malati è di sesso maschile), sia perché storicamente hanno cominciato a fumare prima delle donne sia perché più spesso impiegati in lavori che espongono a sostanze irritanti: agricoltori, imbianchini, saldatori, edili.
Si tratta di una malattia già piuttosto frequente che, peraltro, tende ad aumentare la sua diffusione: si stima che nel 2020 potrebbe essere la terza causa di morte nel mondo. Non a caso, dunque, è stata lanciata, sulla scorta di quanto già fatto per l'asma bronchiale, una campagna mondiale battezzata GOLD (Global Initiative for Chronic Obstructive Lung Disease).
Lo studio, che riguarda la popolazione europea, ha valutato un campione di 18000 persone per cercare la prevalenza dei diversi gradi di BPCO così come stabiliti dalle linee guida GOLD. Infatti si distinguono 4 gradi di malattia vera e propria, più un grado O nel quale la persona accusa già sintomi di rilievo, principalmente tosse persistente e iperproduzione di catarro, ma ancora la funzionalità polmonare è mantenuta. Secondo l'indagine, oltre l'11% del campione oggetto dell'indagine corrisponde alla definizione del grado 0. Ovviamente il dato varia da una nazione all'altra: più basso in Australia, con il 7%, e molto più elevato in Spagna, con il 24%.
Di questo gruppo di persone è possibile tracciare un identikit:
Il messaggio è abbastanza chiaro: posto che sia sempre meglio non fumare, quando si presenta la tosse persistente è bene smettere immediatamente. Infatti per la BPCO non esistono possibilità di cure, ma solo trattamenti sintomatici che possono parzialmente ovviare alla minore funzionalità polmonare. Nella forma più grave, poi, diviene indispensabile il ricorso all'ossigeno-terapia e il paziente è talmente compromesso nel suo funzionamento complessivo che non può più nemmeno uscire di casa.
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Nella definizione internazionale, si intende per BPCO o broncopneumopatia cronica ostruttiva, "la condizione morbosa caratterizzata da limitazione del flusso nelle vie aeree, non o non completamente reversibile, ma progressiva nel tempo e associata a infiammazione dei bronchi conseguente alla esposizione a contaminanti particolati o gassosi". In pratica si tratta di situazioni in cui coesistono due fattori: la perdita di elasticità del tessuto polmonare e l'ostruzione dell'albero respiratorio dovuta a infiammazione, appunto, e all'iperproduzione di muco.
La BPCO colpisce più spesso gli uomini (in Italia circa il 60% dei malati è di sesso maschile), sia perché storicamente hanno cominciato a fumare prima delle donne sia perché più spesso impiegati in lavori che espongono a sostanze irritanti: agricoltori, imbianchini, saldatori, edili.
Si tratta di una malattia già piuttosto frequente che, peraltro, tende ad aumentare la sua diffusione: si stima che nel 2020 potrebbe essere la terza causa di morte nel mondo. Non a caso, dunque, è stata lanciata, sulla scorta di quanto già fatto per l'asma bronchiale, una campagna mondiale battezzata GOLD (Global Initiative for Chronic Obstructive Lung Disease).
Diversi stadi di gravità
Lo studio, che riguarda la popolazione europea, ha valutato un campione di 18000 persone per cercare la prevalenza dei diversi gradi di BPCO così come stabiliti dalle linee guida GOLD. Infatti si distinguono 4 gradi di malattia vera e propria, più un grado O nel quale la persona accusa già sintomi di rilievo, principalmente tosse persistente e iperproduzione di catarro, ma ancora la funzionalità polmonare è mantenuta. Secondo l'indagine, oltre l'11% del campione oggetto dell'indagine corrisponde alla definizione del grado 0. Ovviamente il dato varia da una nazione all'altra: più basso in Australia, con il 7%, e molto più elevato in Spagna, con il 24%.
Di questo gruppo di persone è possibile tracciare un identikit:
- sono fumatori moderati-forti (almeno 15 pacchetti di sigarette/l'anno)
- sono esposti a fumi irritanti sul lavoro
- hanno sofferto di ripetute infezioni respiratorie nell'infanzia
- appartengono a fasce di popolazione a più basso reddito
Il messaggio è abbastanza chiaro: posto che sia sempre meglio non fumare, quando si presenta la tosse persistente è bene smettere immediatamente. Infatti per la BPCO non esistono possibilità di cure, ma solo trattamenti sintomatici che possono parzialmente ovviare alla minore funzionalità polmonare. Nella forma più grave, poi, diviene indispensabile il ricorso all'ossigeno-terapia e il paziente è talmente compromesso nel suo funzionamento complessivo che non può più nemmeno uscire di casa.
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