Polmonite: il vaccino funziona

19 maggio 2004
Aggiornamenti e focus

Polmonite: il vaccino funziona



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Il pneumococco appartiene a una famiglia di batteri che comprende circa 80 sottotipi, 10 dei quali sono responsabili di infezioni nell'infanzia. Questo germe, che si trasmette da persona a persona tramite le goccioline respiratorie, è spesso presente nella gola e nel naso di molti soggetti sani, senza dare alcun sintomo; può succedere però che arrivi nel sangue e provochi la cosiddetta malattia pneumococcica invasiva. Un'infezione cui sono esposti soggetti di ogni età, ma che riguarda, in particolare, i bambini al di sotto dei due anni. Ma che cosa provoca il pneumococco? Otite, sinusite e polmonite ma anche forme più gravi e invasive come la setticemia o la meningite. Infezioni che si possono, però, prevenire grazie alla vaccinazione. A ulteriore conferma dell'efficacia del vaccino un articolo, pubblicato su JAMA, evidenzia come il ricorso alla vaccinazione abbia ridotto significativamente l'incidenza della polmonite e della meningite. Non solo. Si è ridotta anche la mutevolezza delle malattie in funzione dei gruppi etnici di appartenenza.

Lo studio


Lo studio è cominciato nel 2000. I ricercatori dei CDC (Centers for Disease Control) hanno monitorato l'incidenza delle malattie, meningite e polmonite, tra il 1998 e il 2002. Il risultato? Sono entrambe diminuite significativamente, anche tra gli afroamericani, in genere più soggetti alla malattia, in particolare nei primi due anni di vita. La riduzione è stata di 14730 casi nella popolazione bianca e di 8780 in quella di colore, se comparata all'andamento medio nei due anni prima che partisse la vaccinazione. I vaccini attualmente disponibili sono due. Il vaccino coniugato (legato cioè a una proteina per aumentarne l'efficacia) eptavalente e il vaccino 23-valente, meno efficace del precedente. Nella sperimentazione è stato utilizzato il primo, che tra l'altro è più indicato nell'infanzia. Non è stata ancora chiarita quale sia la ragione delle differenti incidenze a seconda della provenienza, ma quello che è certo è che il vaccino eptavalente è uno strumento determinante per ridurre questa incidenza. Risulta così chiaro che la vaccinazione, pur non obbligatoria, è indicata per le categorie a rischio.

Vaccino consigliato


Il vaccino è fortemente raccomandato nei bambini affetti da malattie broncopolmonari croniche, cardiopatie importanti, disturbi delle difese immunitarie, neoplasie, anemie congenite, assenza di milza, diabete e malattie renali croniche. Ma al di là di queste categorie a rischio, la vaccinazione è estendibile, come consigliato dal Consiglio Superiore di Sanità, a tutti i bambini nei primi anni di vita, soprattutto se frequentano asili nido o altre collettività, nel qual caso il vaccino va acquistato in farmacia e conservato in frigorifero tra 2° e 8°, anche se è preferibile acquistarlo lo stesso giorno della vaccinazione. L'immunizzazione va assolutamente evitata prima dei due mesi e anche nei piccoli pazienti con malattia acuta. Del resto, e lo studio di JAMA ne è una conferma, l'efficacia del vaccino eptavalente coniugato sembra essere del 90%, anche se ancora non si conosce per quanti anni duri la protezione. La vaccinazione sembra inoltre ben tollerata, se non per reazioni temporanee e locali. Ecco perché - come conclude l'editoriale di accompagnamento allo studio - bisogna incoraggiare la vaccinazione sia negli adulti sia nei bambini. A risentirne potrebbe essere l'intera comunità.

Marco Malagutti



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