19 marzo 2010
Interviste
Nessun allarmismo sugli occhiali 3D
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di Marco Malagutti
Niente 3D per i bambini con meno di sei anni. E stop agli occhiali multiuso. A sancirlo gli esperti del Consiglio superiore di sanità (Css), secondo i quali l'uso delle lenti per la visione tridimensionale dei film al cinema è controindicato per i più piccoli, mentre per gli adulti va limitato nel tempo e deve essere garantito con fornitura monouso. La decisione è stata presa dopo la denuncia effettuata dal Codacons che ha raccolto le segnalazioni di spettatori che accusavano vertigini, mal di testa e nausea. Ma il ricorso a questi occhiali è veramente pericoloso? Dica 33 ha interpellato Matteo Piovella, presidente della Società oftalmologica italiana (Soi) che si rivela piuttosto perplesso sull'iniziativa del Css.
Dott. Piovella il ricorso a occhiali per vedere in 3D è veramente rischioso?
La tecnologia 3D è arrivata nei cinema più di 40 anni fa ed è stata utilizzata senza rischio ne pericolo da parecchie persone. Perciò se è legittima una minima preoccupazione, ci vuole buon senso nel ripristinare percorsi virtuosi. E' norma elementare di igiene che gli occhiali debbano essere monouso, ma non è un problema di tecnologia rischiosa. I pericoli, se ci sono, sono banalissimi.
A quali si riferisce?
Ai rischi infettivi. E' normale che se qualcuno è influenzato e indossa gli occhiali e a seguire qualcun altro li indossa esiste un rischio di contagio.
La tesi del Css, però, parla di rischio di disturbi di ordine funzionale per i più piccoli. E' d'accordo?
Sono sorpreso. Nel parere del Css si fa riferimento a una visione binoculare che può non essere del tutto sviluppata prima dei sei anni. Ma non è affatto così. La visione binoculare si sviluppa già a quattro mesi d'età. Non solo, i bimbi di tre anni hanno una capacità automatica di messa a fuoco 10 volte superiore rispetto a una persona di 21 anni.
Quindi?
Quindi portare un bambino a vedere un film in 3D non è pericoloso, anzi. Nel caso in cui il piccolo non dimostri meraviglia per lo spettacolo o, peggio, segnali qualche disagio, si può considerare la visione un vero e proprio "test di provocazione" sulla necessità di effettuare una visita oculistica.
Ma in pratica, chi ha difficoltà ad apprezzare la tecnologia 3D?
Tutte le persone affette da penalizzazioni visive in uno dei due occhi e sono oltre un milione in Italia. La visione in 3D si basa sull'uso di lenti e proiettori polarizzati, che filtrano i fasci luminosi in modo selettivo: uno in senso orizzontale e uno in verticale. Ed è questa visione binoculare a far percepire la terza dimensione. Se uno dei due occhi funziona peggio, però, la visione è penalizzata.
Quali sono in conclusione i consigli?
Buon senso e tutela devono essere le parole d'ordine. Gli occhiali devono essere rigorosamente monouso e chi avverte malessere deve sospendere la visione e riprenderla solo se il disturbo è passato. Infine potrebbe essere una buona idea ripristinare l'intervallo di almeno 15 minuti tra il primo e il secondo tempo, per dare modo alla vista di riposarsi. Escludo, però, che si debba, per eccesso di prudenza, evitare l'importante momento di aggregazione dell'andare al cinema tra genitori e figli.
Salute oggi:
...e inoltre su Dica33:
Niente 3D per i bambini con meno di sei anni. E stop agli occhiali multiuso. A sancirlo gli esperti del Consiglio superiore di sanità (Css), secondo i quali l'uso delle lenti per la visione tridimensionale dei film al cinema è controindicato per i più piccoli, mentre per gli adulti va limitato nel tempo e deve essere garantito con fornitura monouso. La decisione è stata presa dopo la denuncia effettuata dal Codacons che ha raccolto le segnalazioni di spettatori che accusavano vertigini, mal di testa e nausea. Ma il ricorso a questi occhiali è veramente pericoloso? Dica 33 ha interpellato Matteo Piovella, presidente della Società oftalmologica italiana (Soi) che si rivela piuttosto perplesso sull'iniziativa del Css.
Dott. Piovella il ricorso a occhiali per vedere in 3D è veramente rischioso?
La tecnologia 3D è arrivata nei cinema più di 40 anni fa ed è stata utilizzata senza rischio ne pericolo da parecchie persone. Perciò se è legittima una minima preoccupazione, ci vuole buon senso nel ripristinare percorsi virtuosi. E' norma elementare di igiene che gli occhiali debbano essere monouso, ma non è un problema di tecnologia rischiosa. I pericoli, se ci sono, sono banalissimi.
A quali si riferisce?
Ai rischi infettivi. E' normale che se qualcuno è influenzato e indossa gli occhiali e a seguire qualcun altro li indossa esiste un rischio di contagio.
La tesi del Css, però, parla di rischio di disturbi di ordine funzionale per i più piccoli. E' d'accordo?
Sono sorpreso. Nel parere del Css si fa riferimento a una visione binoculare che può non essere del tutto sviluppata prima dei sei anni. Ma non è affatto così. La visione binoculare si sviluppa già a quattro mesi d'età. Non solo, i bimbi di tre anni hanno una capacità automatica di messa a fuoco 10 volte superiore rispetto a una persona di 21 anni.
Quindi?
Quindi portare un bambino a vedere un film in 3D non è pericoloso, anzi. Nel caso in cui il piccolo non dimostri meraviglia per lo spettacolo o, peggio, segnali qualche disagio, si può considerare la visione un vero e proprio "test di provocazione" sulla necessità di effettuare una visita oculistica.
Ma in pratica, chi ha difficoltà ad apprezzare la tecnologia 3D?
Tutte le persone affette da penalizzazioni visive in uno dei due occhi e sono oltre un milione in Italia. La visione in 3D si basa sull'uso di lenti e proiettori polarizzati, che filtrano i fasci luminosi in modo selettivo: uno in senso orizzontale e uno in verticale. Ed è questa visione binoculare a far percepire la terza dimensione. Se uno dei due occhi funziona peggio, però, la visione è penalizzata.
Quali sono in conclusione i consigli?
Buon senso e tutela devono essere le parole d'ordine. Gli occhiali devono essere rigorosamente monouso e chi avverte malessere deve sospendere la visione e riprenderla solo se il disturbo è passato. Infine potrebbe essere una buona idea ripristinare l'intervallo di almeno 15 minuti tra il primo e il secondo tempo, per dare modo alla vista di riposarsi. Escludo, però, che si debba, per eccesso di prudenza, evitare l'importante momento di aggregazione dell'andare al cinema tra genitori e figli.
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