31 ottobre 2007
Aggiornamenti e focus
Amigdala insonne ma non assonnata
Tags:
E' molto probabile che, sfogliando le pagine del manuale diagnostico delle malattie mentali, il DSM IV, la parola sonno ricorra spesso come elemento disturbato o disturbante o del tutto assente, all'interno di molti quadri clinici psichiatrici. E' stato inoltre più volte dimostrato che la totale deprivazione ha ripercussioni negative su molte funzioni dell'organismo, come la risposta immunitaria e il controllo metabolico, ma anche sui processi cognitivi come l'apprendimento e la memoria. Tuttavia, gli effetti investono anche la sfera emozionale del cervello, per esempio, c'è molta documentazione sulla disorganizzazione della stabilità affettiva, ma non si conosce molto su altri aspetti dell'emotività in assenza di sonno. Per lo meno al di fuori della pratica psichiatrica.
Un contributo in tal senso arriva da un lavoro svolto in California, su un gruppo di soggetti sani la cui attività cerebrale è stata monitorata mediante l'imaging con risonanza magnetica funzionale, che permette di evidenziare le aree di maggiore attività neuronale. Per l'esperimento sono stati arruolati 26 soggetti sani tra i 18 e i 30 anni organizzati in due gruppi: in uno si restava svegli per 35 ore, cioè un giorno, una notte e il giorno dopo, nell'altro, di controllo, si restava svegli nei due giorni ma si dormiva normalmente a casa propria durante la notte. Al termine della durata delle condizioni sperimentali imposte, a tutti i soggetti venivano mostrate 100 immagini che variavano di contenuto emotivo dal neutro al fortemente disturbante (corpi mutilati, bambini malati) mentre la loro attività cerebrale veniva monitorata. L'attenzione degli operatori è stata catturata dall'attività dell'amigdala, una piccola regione del sistema nervoso centrale deputata al controllo delle emozioni: nei soggetti forzatamente insonni l'attività di quest'area era particolarmente intensa rispetto al gruppo controllo quando venivano mostrate immagini di contenuto fortemente emotivo. Vale a dire che il cervello anziché essere rallentato per la mancanza di sonno, risultava più reattivo del 60% rispetto a un cervello riposato, a livello dei centri nervosi che controllano le emozioni.
In effetti, tra le azioni dell'amigdala nel controllo dell'emotività è inclusa anche quella di allertare il corpo a proteggersi nella reazione di lotta o fuga di fronte a un pericolo. In condizioni sperimentali di privazione del sonno l'amigdala entra in una sorta di iperattività nella risposta a stimoli (visivi) emozionali - per esempio, inibendo la corteccia prefrontale, l'area del cervello che governa le funzioni di ragionamento logico. Per contro, attiva un'altra area del sistema nervoso centrale, il locus ceruleo, che stimola il rilascio di adrenalina per rispondere a imminenti minacce alla sopravvivenza. Ciò che si osserva all'interno di quadri di normalità, fornisce importanti delucidazioni che si possono proiettare su casi psichiatrici, dal momento che è molto difficile trovarne qualcuno che non includa qualche tipo di disturbo del sonno. Per altro di solito considerato una conseguenza della malattia mentale, una supposizione che questi dati mettono in dubbio dal momento che persone sane private del sonno hanno reazioni emotive molto simili a quelle osservate nei pazienti psichiatrici. Gli autori precisano che le condizioni sperimentali sono piuttosto estreme realizzate in un ambiente controllato quindi non replicano la realtà in cui il soggetto, malato o sano, normalmente vive. Ma offrono spunti interessanti, per esempio, per verificare le differenze di sesso, dal momento che si pensa che nelle donne ci sia una più stretta relazione tra disturbi del sonno e depressione. O per indagare su ciò che accade nei lavoratori turnisti e al loro equilibrio emotivo in funzione delle ore di sonno e delle variazioni forzate al sonno fisiologico.
Simona Zazzetta
Salute oggi:
...e inoltre su Dica33:
Notte in bianco
Un contributo in tal senso arriva da un lavoro svolto in California, su un gruppo di soggetti sani la cui attività cerebrale è stata monitorata mediante l'imaging con risonanza magnetica funzionale, che permette di evidenziare le aree di maggiore attività neuronale. Per l'esperimento sono stati arruolati 26 soggetti sani tra i 18 e i 30 anni organizzati in due gruppi: in uno si restava svegli per 35 ore, cioè un giorno, una notte e il giorno dopo, nell'altro, di controllo, si restava svegli nei due giorni ma si dormiva normalmente a casa propria durante la notte. Al termine della durata delle condizioni sperimentali imposte, a tutti i soggetti venivano mostrate 100 immagini che variavano di contenuto emotivo dal neutro al fortemente disturbante (corpi mutilati, bambini malati) mentre la loro attività cerebrale veniva monitorata. L'attenzione degli operatori è stata catturata dall'attività dell'amigdala, una piccola regione del sistema nervoso centrale deputata al controllo delle emozioni: nei soggetti forzatamente insonni l'attività di quest'area era particolarmente intensa rispetto al gruppo controllo quando venivano mostrate immagini di contenuto fortemente emotivo. Vale a dire che il cervello anziché essere rallentato per la mancanza di sonno, risultava più reattivo del 60% rispetto a un cervello riposato, a livello dei centri nervosi che controllano le emozioni.
Pronti a reagire
In effetti, tra le azioni dell'amigdala nel controllo dell'emotività è inclusa anche quella di allertare il corpo a proteggersi nella reazione di lotta o fuga di fronte a un pericolo. In condizioni sperimentali di privazione del sonno l'amigdala entra in una sorta di iperattività nella risposta a stimoli (visivi) emozionali - per esempio, inibendo la corteccia prefrontale, l'area del cervello che governa le funzioni di ragionamento logico. Per contro, attiva un'altra area del sistema nervoso centrale, il locus ceruleo, che stimola il rilascio di adrenalina per rispondere a imminenti minacce alla sopravvivenza. Ciò che si osserva all'interno di quadri di normalità, fornisce importanti delucidazioni che si possono proiettare su casi psichiatrici, dal momento che è molto difficile trovarne qualcuno che non includa qualche tipo di disturbo del sonno. Per altro di solito considerato una conseguenza della malattia mentale, una supposizione che questi dati mettono in dubbio dal momento che persone sane private del sonno hanno reazioni emotive molto simili a quelle osservate nei pazienti psichiatrici. Gli autori precisano che le condizioni sperimentali sono piuttosto estreme realizzate in un ambiente controllato quindi non replicano la realtà in cui il soggetto, malato o sano, normalmente vive. Ma offrono spunti interessanti, per esempio, per verificare le differenze di sesso, dal momento che si pensa che nelle donne ci sia una più stretta relazione tra disturbi del sonno e depressione. O per indagare su ciò che accade nei lavoratori turnisti e al loro equilibrio emotivo in funzione delle ore di sonno e delle variazioni forzate al sonno fisiologico.
Simona Zazzetta
Salute oggi:
- Notizie e aggiornamenti
- Libri e pubblicazioni
- Dalle aziende
- Appunti di salute
- Nutrire la salute
- Aperi-libri
- Allenati con noi
...e inoltre su Dica33: