23 giugno 2006
Aggiornamenti e focus
Si vede meglio con la statina
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Le statine sono nate come farmaci ipocolesterolemizzanti, capaci cioè di normalizzare i livelli di colesterolo nel sangue. Ma il loro utilizzo non finisce qui. Oltreché per la prevenzione cardiovascolare, infatti, le statine sono associate a una serie di altre patologie, su tutte l'Alzheimer e la sclerosi multipla. Ora uno studio appena pubblicato da Jama apre un nuovo potenziale filone di ricerca per questi farmaci ossia la prevenzione della cataratta. Possibile? I ricercatori spiegano nell'introduzione alla loro ricerca, come già nel passato fosse stata dimostrata un'associazione inversa tra degenerazione maculare e uso di questi farmaci. Le statine, del resto, hanno un'attività antiossidante che è cruciale nel contesto della malattia cardiovascolare. Succede cioè che le specie ossidanti derivate dal nitrossido e attive nell'aterogenesi vengano soppresse dalle statine. E lo stress ossidativo è considerato uno dei fattori di rischio per la cataratta senile. Una materia, spiegano i ricercatori, ancora non del tutto definita benché esistono evidenze che l'aumentata ossidazione del cristallino sia tra le cause della cataratta senile e che l'assunzione di sostanze antiossidanti possa avere un effetto protettivo. Di cataratta, peraltro, non ne esiste una sola e sembrerebbe in particolare quella nucleare a essere provocata dallo stress ossidativo. Gli autori della ricerca hanno così cercato di definire a tutti gli effetti il ruolo delle statine.
La cataratta è' l'opacizzazione del cristallino, l'elemento dell'occhio che contribuisce a mettere a fuoco le immagini sulla retina. La più comune è quella senile, i cui fattori predisponenti sono poco chiari ma sembra che oltre all'età giochi un ruolo determinante l'ossidazione provocata dagli ultravioletti della luce solare. A oggi non esistono però trattamenti farmacologici per la cura della cataratta. Con le statine si apre così uno spiraglio nuovo. Lo studio osservazionale longitudinale ha preso in esame 1299 soggetti appartenenti a una comunità statunitense. Tutti considerati a rischio di sviluppare cataratta nucleare entro cinque anni. La cataratta nucleare, va detto, è più comune di quella corticale e si caratterizza per un'opacità del nucleo adulto del cristallino. La sintomatologia è lenta e progressiva. Il paziente risente di una continua diminuzione della vista e di annebbiamenti della stessa. La visione è peggiore alla luce forte, mentre migliore quando il cielo è nuvoloso o in casa con luce fioca. Lo studio ha così associato l'incidenza a cinque anni della cataratta con l'uso di statine. Un totale di 210 soggetti hanno sviluppato cataratta nucleare nel periodo compreso tra i bienni 1998-2000 e 203-2005. Con un tasso di incidenza di 12,2% tra gli utilizzatori di statine contro il 17,2% dei non utilizzatori. Le cose cambiano se si considera la cataratta corticale, dove anzi l'incidenza è leggermente superiore tra gli utilizzatori di statine. Le statine perciò proteggono? Il campione di pazienti esaminato è decisamente esiguo e il meccanismo d'azione ancora da definire, ma è certo, concludono i ricercatori, che l'uso delle statine, in particolare simvastatina, può essere associato a una riduzione della cataratta nucleare ma solo di quella. Servono, comunque, ulteriori studi prima di trarre conclusioni definitive, che potrebbero, però, essere assai importanti.
Marco Malagutti
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Lo studio di Jama
La cataratta è' l'opacizzazione del cristallino, l'elemento dell'occhio che contribuisce a mettere a fuoco le immagini sulla retina. La più comune è quella senile, i cui fattori predisponenti sono poco chiari ma sembra che oltre all'età giochi un ruolo determinante l'ossidazione provocata dagli ultravioletti della luce solare. A oggi non esistono però trattamenti farmacologici per la cura della cataratta. Con le statine si apre così uno spiraglio nuovo. Lo studio osservazionale longitudinale ha preso in esame 1299 soggetti appartenenti a una comunità statunitense. Tutti considerati a rischio di sviluppare cataratta nucleare entro cinque anni. La cataratta nucleare, va detto, è più comune di quella corticale e si caratterizza per un'opacità del nucleo adulto del cristallino. La sintomatologia è lenta e progressiva. Il paziente risente di una continua diminuzione della vista e di annebbiamenti della stessa. La visione è peggiore alla luce forte, mentre migliore quando il cielo è nuvoloso o in casa con luce fioca. Lo studio ha così associato l'incidenza a cinque anni della cataratta con l'uso di statine. Un totale di 210 soggetti hanno sviluppato cataratta nucleare nel periodo compreso tra i bienni 1998-2000 e 203-2005. Con un tasso di incidenza di 12,2% tra gli utilizzatori di statine contro il 17,2% dei non utilizzatori. Le cose cambiano se si considera la cataratta corticale, dove anzi l'incidenza è leggermente superiore tra gli utilizzatori di statine. Le statine perciò proteggono? Il campione di pazienti esaminato è decisamente esiguo e il meccanismo d'azione ancora da definire, ma è certo, concludono i ricercatori, che l'uso delle statine, in particolare simvastatina, può essere associato a una riduzione della cataratta nucleare ma solo di quella. Servono, comunque, ulteriori studi prima di trarre conclusioni definitive, che potrebbero, però, essere assai importanti.
Marco Malagutti
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