A ognuno la sua lente

17 ottobre 2008
Aggiornamenti e focus

A ognuno la sua lente



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Per quanto la moda abbia reso l'occhiale per correggere i difetti della vista, un accessorio più che un presidio medico, la scelta di non indossarli più, soprattutto in determinate circostanze, rimane la più gettonata. L'alternativa attualmente più diffusa è l'uso delle lenti a contatto, mentre alla chirurgia laser, per molti troppo invasiva, non si ricorre così abitualmente. Ma, idealmente, al di là della comodità, la scelta migliore per i propri occhi è quella esente da rischi.

Nuovi materiali


Da tempo si conoscono i problemi derivanti dall'uso delle lenti a contatto, in particolare dal loro cattivo uso, motivo per cui la tecnologia ha, nel tempo, cercato materiali che potessero abbattere i margini di rischio. Una delle complicanze più gravi, ma per fortuna rare, resta la cheratite microbica, la cui incidenza è sostanzialmente legata proprio all'uso di lenti a contatto e che rappresenta l'unica complicanza in grado di compromettere la vista, rispetto a qualsiasi altro metodo di correzione del difetto. La cheratite microbica è una grave infiammazione della cornea causata dalla contaminazione da parte di un fungo (Fusarium). Gli studi epidemiologici, condotti tra la fine degli anni '80 e la fine dei '90, segnalavano un rischio di sviluppare il disturbo tre volte più alto con le lenti a contatto morbide a porto giornaliero (da indossare solo di giorno) e cinque volte più alto se indossate anche di notte, rispetto all'uso di lenti a contatto rigide a porto giornaliero. Da allora sono stati introdotti altri materiali e modalità d'uso, come le lenti usa e getta e le lenti di silicone hydrogel, altamente permeabili all'ossigeno e studiate per essere indossate in modo continuo fino a 30 notti. Eliminando le procedure di pulizia e conservazione e riducendo l'ipossia corneale, la speranza era di abbattere il rischio e l'incidenza di cheratite microbica, dal momento che altri disturbi ed eventi avversi sono stati ridotti. Ci sono stati casi registrati e la sorveglianza post marketing riporta un tasso di 18 casi ogni 10 mila tra chi indossa le nuove lenti anche di notte.

Importanza delle buone abitudini


Recentemente sono stati pubblicati i risultati di uno studio prospettico di confronto tra portatori di lenti a contatto con e senza cheratite microbica proprio per valutare il rischio relativo di sviluppare il disturbo specifico. Le tipologie di lenti a contatto sono state distinte in base all'uso che ne era stato fatto: a porto giornaliero, con uso occasionale anche di notte, con uso abituale anche di notte. Ovviamente, anche le abitudini alla cura e l'igiene delle lenti rappresentavano una variabile da tenere in considerazione, così come il riuso di lenti usa e getta. Il primo dato emerso dalle analisi dei questionari raccolti indica che i casi di cheratite, tra chi aveva usato, dal 2003 in poi, le lenti usa e getta, erano meno gravi di quelli che avevano usato altri tipi di lenti morbide a sostituzione periodica. Ma, a parte questo vantaggio, non si era verificata una riduzione dei casi in chi indossava le usa e getta e anche il silicone hydrogel oltre a non abbattere i casi non influiva nemmeno sulla gravità. Una delle possibili spiegazioni è data dalla sensibilità dei soggetti a cui vengono prescritte le lenti usa e getta: in genere hanno minore tollerabilità, minore attenzione alla manutenzione e le indossano per fare sport in cui c'è maggior probabilità di contaminazione con acqua o terra. Alcuni pazienti inoltre hanno segnalato difficoltà a gestire lenti più sottili e più leggere di quelle rigide o annuali, il che potrebbe favorire abrasioni corneali, minor frequenza di rimozione prima di andare a dormire e quindi una maggior predisposizione alle infezioni della cornea. Tali difficoltà individuali e oggettive vanno prese in considerazione nel momento in cui si può scegliere tra occhiali, lenti a contatto e chirurgia laser, senza escludere che rischi si incontrano comunque.

Simona Zazzetta



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