18 ottobre 2006
Aggiornamenti e focus
Sopravvivenze a rischio
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Sono oltre 12mila ogni anno gli adolescenti e i giovani adulti italiani fra i 15 e i 39 anni che si ammalano di cancro. Più precisamente 8000 donne e 5800 uomini, con un'incidenza maggiore per il sesso femminile. I numeri sono stati dati in un recente convegno organizzato dall'Istituto Superiore di Sanità a Roma e si aggiungevano a una notizia complessivamente positiva, la sopravvivenza media in Italia è in progressivo aumento e la mortalità è stimata in entrambi i sessi a soli 10 malati ogni 100mila. Questo vuol dire che si sopravvive sempre di più ai tumori dell'infanzia. Ma è davvero una buona notizia? A leggere uno studio appena pubblicato dal New England Journal of Medicine sembrerebbe di no. Il fatto è che bisogna chiedersi come sopravvivano a distanza di anni, coloro che da bambini si erano visti diagnosticare un cancro. E la risposta a giudicare dall'indagine non è del tutto positiva.
Il fatto chiaro, sostiene lo studio statunitense nella sua introduzione, è che quasi l'80% dei bambini e degli adolescenti che riceve una diagnosi di cancro diventa un sopravvissuto a lungo termine. Negli Stati Uniti ci sono circa 270000 sopravvissuti a tumori pediatrici, uno ogni 640 adulti tra i 20 e i 39 anni. Un dato epidemiologico che ha portato alla realizzazione di studi nei quali si prendessero in considerazione le conseguenze sulla salute a lungo termine. Per esempio è diventato un fatto chiaro che i danni al sistema degli organi dei bambini per effetto della chemioterapia e della radioterapia non risultano evidenti per lungo tempo. Tre, dicono i ricercatori, sono le condizioni da monitorare: stato di salute, mortalità e morbidità. Ed è proprio quest'ultimo parametro quello nel tempo meno analizzato. Ci sono quattro studi, condotti su campioni piuttosto bassi, che hanno riportato una stima della prevalenza degli effetti tardivi o delle condizioni croniche associate con la terapia del cancro. Ma si trattava appunto di campioni piuttosto piccoli e perciò poco conclusivi. Servivano ricerche più ampie. E di questo si è occupato lo studio in questione con l'obiettivo di determinare prevalenza, incidenza e severità delle condizioni croniche negli adulti sopravvissuti a tumori infantili, nonché di valutare il grado di rischio di malattie croniche comparato con quello dei coetanei. Il Childhood Cancer Survivor Study, questo il nome dello studio, ha seguito lo stato di salute di 10397 adulti che hanno ricevuto una diagnosi di cancro nell'infanzia tra il 1970 e il 1986 e lo ha confrontato con quello di fratelli con un'infanzia più fortunata, cioè senza il tumore. A ogni condizione è stato assegnato un punteggio di severità, da 1 a 4 cioè da lieve a potenzialmente fatale. Dopodiché con particolari modelli statistici, quelli di Cox, è stato valutato il rapporto di rischio per una condizione cronica. I risultati non sono stati particolarmente confortanti. Per queste persone, dice lo studio nelle sue conclusioni, l'età adulta riserva, con maggiori probabilità rispetto al gruppo di controllo, un secondo cancro, malattie cardiache o renali, problemi muscoloscheletrici e anomalie endocrine. Con dati peggiori per le bambine sopravvissute rispetto ai coetanei di sesso maschile. Va detto che si tratta di condizioni tutte autoriportate senza verifica esterna, tranne che per nuove diagnosi di tumore o per la morte. In più ci sono condizioni croniche associate alla terapia del tumore, come la cardiomiopatia, che possono rimanere silenti per lunghi periodi e altre come l'osteoporosi o l'ipertensione che possono essere sottoriportate.
Infine altre condizioni come quelle mentali sono state escluse dalla lista. Il dato chiaro, però, è che l'incidenza di condizioni cattive di salute aumenta col passare del tempo. Il monitoraggio dei piccoli "sopravvissuti" è assolutamente fondamentale.
Marco Malagutti
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Lo studio
Il fatto chiaro, sostiene lo studio statunitense nella sua introduzione, è che quasi l'80% dei bambini e degli adolescenti che riceve una diagnosi di cancro diventa un sopravvissuto a lungo termine. Negli Stati Uniti ci sono circa 270000 sopravvissuti a tumori pediatrici, uno ogni 640 adulti tra i 20 e i 39 anni. Un dato epidemiologico che ha portato alla realizzazione di studi nei quali si prendessero in considerazione le conseguenze sulla salute a lungo termine. Per esempio è diventato un fatto chiaro che i danni al sistema degli organi dei bambini per effetto della chemioterapia e della radioterapia non risultano evidenti per lungo tempo. Tre, dicono i ricercatori, sono le condizioni da monitorare: stato di salute, mortalità e morbidità. Ed è proprio quest'ultimo parametro quello nel tempo meno analizzato. Ci sono quattro studi, condotti su campioni piuttosto bassi, che hanno riportato una stima della prevalenza degli effetti tardivi o delle condizioni croniche associate con la terapia del cancro. Ma si trattava appunto di campioni piuttosto piccoli e perciò poco conclusivi. Servivano ricerche più ampie. E di questo si è occupato lo studio in questione con l'obiettivo di determinare prevalenza, incidenza e severità delle condizioni croniche negli adulti sopravvissuti a tumori infantili, nonché di valutare il grado di rischio di malattie croniche comparato con quello dei coetanei. Il Childhood Cancer Survivor Study, questo il nome dello studio, ha seguito lo stato di salute di 10397 adulti che hanno ricevuto una diagnosi di cancro nell'infanzia tra il 1970 e il 1986 e lo ha confrontato con quello di fratelli con un'infanzia più fortunata, cioè senza il tumore. A ogni condizione è stato assegnato un punteggio di severità, da 1 a 4 cioè da lieve a potenzialmente fatale. Dopodiché con particolari modelli statistici, quelli di Cox, è stato valutato il rapporto di rischio per una condizione cronica. I risultati non sono stati particolarmente confortanti. Per queste persone, dice lo studio nelle sue conclusioni, l'età adulta riserva, con maggiori probabilità rispetto al gruppo di controllo, un secondo cancro, malattie cardiache o renali, problemi muscoloscheletrici e anomalie endocrine. Con dati peggiori per le bambine sopravvissute rispetto ai coetanei di sesso maschile. Va detto che si tratta di condizioni tutte autoriportate senza verifica esterna, tranne che per nuove diagnosi di tumore o per la morte. In più ci sono condizioni croniche associate alla terapia del tumore, come la cardiomiopatia, che possono rimanere silenti per lunghi periodi e altre come l'osteoporosi o l'ipertensione che possono essere sottoriportate.
Infine altre condizioni come quelle mentali sono state escluse dalla lista. Il dato chiaro, però, è che l'incidenza di condizioni cattive di salute aumenta col passare del tempo. Il monitoraggio dei piccoli "sopravvissuti" è assolutamente fondamentale.
Marco Malagutti
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