Preziose mammografie sottovalutate

30 giugno 2004
Aggiornamenti e focus

Preziose mammografie sottovalutate



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Quanto più precoce è la diagnosi, e quindi il trattamento, del carcinoma mammario, migliore è la prognosi ossia le prospettive a lungo termine per le donne che ne sono affette. Si tratta, del resto, del primo tumore maligno, in ordine di incidenza e mortalità, tra quelli che colpiscono la popolazione femminile nei paesi industrializzati.
Attualmente l'unica prevenzione possibile per questo tipo di tumore è intercettarlo prima che possa avere conseguenze gravi, cosa possibile con l'effettuazione periodica della mammografia, con la quale si diagnosticano carcinomi ancora in fase preclinica. Una diagnosi precoce permette il trattamento della malattia in uno stadio con una migliore prognosi e l'applicazione di terapie chirurgiche e mediche meno aggressive e meno invalidanti. Si tratta di un esame indispensabile dopo i 50 anni ma sicuramente consigliabile a partire dai 40 anni di età, con un intervallo consigliato di un anno, e in ogni caso non più di due. Nonostante queste raccomandazioni dell'American Cancer Society, però, e nonostante i primi programmi di screening avviati, come l'Health Insurance Plan, parlino di una riduzione della mortalità nella popolazione esaminata del 30% - e di un rapporto costo/beneficio positivo anche in termini economici - sembra che le donne americane non siano molto oculate in prevenzione.

Americane bocciate in prevenzione


Lo studio viene dal Massachusetts General Hospital e ha preso in considerazione 72417 pazienti sottoposte a screening mammografico tra il 1985 e il 2002. I dati sono inequivocabili. Appena il 6% di quante avevano effettuato la mammografia l'hanno ripetuta ogni anno nei dieci anni successivi. Numeri preoccupanti, ancor di più se si tiene conto che la ricerca, pubblicata su Cancer, è la più vasta mai condotta finora sulla diffusione della mammografia. Nei dieci anni successivi al primo esame, la maggior parte delle donne si è sottoposta allo screening solo cinque volte, la metà di quanto raccomandato. Tutto questo nonostante le ricerche parlino di una probabilità raddoppiata di sopravvivenza se si esegue la mammografia ogni anno dopo i 40 anni.

L'importanza della diagnosi precoce


Gli studi sull'importanza della diagnosi precoce, del resto, si sprecano. Anche quelli in corso a livello di prevenzione primaria, in particolare per quanto riguarda abitudini di vita, genetica e chemioprevenzione, confermano che le possibilità di sopravvivenza dei soggetti colpiti sono in gran parte legate alla diagnosi precoce. Il cancro nasce, infatti, come patologia locale, limitata alla mammella, ma con il tempo può diventare sistemica, diffusa cioè a tutto l'organismo. Se la malattia viene scoperta in una fase iniziale, quando le dimensioni del tumore sono ridotte, le probabilità di guarigione sono molto alte: in caso di una piccola lesione, inferiore a un centimetro di diametro, la sopravvivenza a 15 anni è superiore al 90%. Se invece il tumore viene diagnosticato quando ha già raggiunto notevoli dimensioni, le possibilità di sopravvivenza a distanza si riducono considerevolmente. La diagnosi precoce, inoltre, comporta grandi vantaggi dal punto di vista terapeutico. Infatti, in caso di tumore iniziale, i trattamenti necessari sono spesso più semplici e comportano, nella maggior parte dei casi , un intervento chirurgico di tipo conservativo. In caso di tumore avanzato, invece, si deve far ricorso a terapie più aggressive. Infine sono degni di nota anche i vantaggi per la collettività visto che il trattamento delle forme avanzate di tumore comporta costi economici e sociali elevatissimi, con enormi difficoltà nell'organizzazione e nelle gestione delle risorse.

Marco Malagutti



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