27 ottobre 2004
Aggiornamenti e focus
Il sollievo che viene dal freddo
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Alcune manovre vengono eseguite pressoché sistematicamente senza magari interrogarsi troppo sulla loro efficacia. Un buon esempio è l'applicazione del freddo, o meglio del ghiaccio, in caso di contusioni, strappi e traumi muscolo scheletrici vari. La crioterapia, così la si definisce in ambito anglosassone, conosce anche diverse declinazioni, nel senso che si va dall'applicazione di cubetti di ghiaccio avvolti in un panno (o in un sacchetto dipvc) fino ai dispositivi a circolazione di acqua fredda che, oltre a refrigerare la parte, consentono di applicare una certa compressione. Infine, quando si tratta di mobilizzare le articolazioni, spesso il freddo viene abbinato all'esecuzione di esercizi specifici. Gli effetti dell'applicazione del freddo sono almeno due: ridurre la percezione del dolore e diminuire il versamento di fluidi, cioè il gonfiore, grazie all'azioneischemica. A questi si può aggiungere anche la capacità di "sciogliere i muscoli", in quanto questi vedono una ridotta capacità di rimanere contratti a basse temperature. Inoltre, oltre che ai traumi veri e propri, l'uso del freddo si applica anche al recupero dopo interventi ortopedici, in particolare quelli relativi ad articolazioni e legamenti.
Prove, però, non ce ne sono, o meglio ben pochi studi hanno affrontato rigorosamente la crioterapia a confronto con il placebo o con altri mezzi. Per stabilire che cosa si può affermare con certezza, è stata condotta una revisione di tutti gli studi pubblicati finora e dedicati all'impiego di ghiaccio e affini sia per i traumi dei tessuti molli sia in caso di intervento chirurgico. Gli studi dovevano poi presentare risultati in termini di dolore, gonfiore e mobilità. Va detto che il raccolto non è stato abbondantissimo (circa una ventina di studi condotti adeguatamente) e dedicati più che altro alla crioterapia post-operatoria che ai traumi di legamenti e muscoli (17 studi a 5). Venendo all'efficacia, effettivamente sul dolore l'effetto c'è e, almeno in alcune occasioni, associando la compressione, l'effetto analgesico aumenta. Il confronto con la riabilitazione, però, è abbastanza ambiguo visto che l'applicazione del freddo non migliora il risultato, anche se eseguire gli esercizi tenendo l'arto immerso nel ghiaccio è più efficace che farlo con applicazione di calore. Non serve invece abbinare freddo e stimolazione elettrica.
Più ridotto, se pure c'è, l'effetto sulla mobilità e il gonfiore. In pratica secondo gli autori della revisione per diminuire il dolore senza ricorrere ad analgesici o in aggiunta a questi, la vecchia borsa del ghiaccio ha un senso. Anche se osservano che non si hanno dati sulle situazioni in cui al ghiaccio si ricorre più di frequente, come gli strappi muscolari e le contusioni tipiche dello sport. Soprattutto, mancano indicazioni su come, quando e per quanto tempo usare il ghiaccio.
Insomma serve ma non si può dire come: nel dubbio meglio averlo a portata di mano sui campi da gioco. Anche se gli effetti collaterali sono pochi o assenti, in alcuni casi è meglio non ricorrervi: per esempio quando l'infortunato è privo di coscienza, quando ha problemi gravi di circolazione o non è in grado di percepire il freddo. In ogni caso, quando la parte perde di sensibilità è il caso di interrompere l'applicazione.
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Un conto il dolore, altro il gonfiore
Prove, però, non ce ne sono, o meglio ben pochi studi hanno affrontato rigorosamente la crioterapia a confronto con il placebo o con altri mezzi. Per stabilire che cosa si può affermare con certezza, è stata condotta una revisione di tutti gli studi pubblicati finora e dedicati all'impiego di ghiaccio e affini sia per i traumi dei tessuti molli sia in caso di intervento chirurgico. Gli studi dovevano poi presentare risultati in termini di dolore, gonfiore e mobilità. Va detto che il raccolto non è stato abbondantissimo (circa una ventina di studi condotti adeguatamente) e dedicati più che altro alla crioterapia post-operatoria che ai traumi di legamenti e muscoli (17 studi a 5). Venendo all'efficacia, effettivamente sul dolore l'effetto c'è e, almeno in alcune occasioni, associando la compressione, l'effetto analgesico aumenta. Il confronto con la riabilitazione, però, è abbastanza ambiguo visto che l'applicazione del freddo non migliora il risultato, anche se eseguire gli esercizi tenendo l'arto immerso nel ghiaccio è più efficace che farlo con applicazione di calore. Non serve invece abbinare freddo e stimolazione elettrica.
Poche regole
Più ridotto, se pure c'è, l'effetto sulla mobilità e il gonfiore. In pratica secondo gli autori della revisione per diminuire il dolore senza ricorrere ad analgesici o in aggiunta a questi, la vecchia borsa del ghiaccio ha un senso. Anche se osservano che non si hanno dati sulle situazioni in cui al ghiaccio si ricorre più di frequente, come gli strappi muscolari e le contusioni tipiche dello sport. Soprattutto, mancano indicazioni su come, quando e per quanto tempo usare il ghiaccio.
Insomma serve ma non si può dire come: nel dubbio meglio averlo a portata di mano sui campi da gioco. Anche se gli effetti collaterali sono pochi o assenti, in alcuni casi è meglio non ricorrervi: per esempio quando l'infortunato è privo di coscienza, quando ha problemi gravi di circolazione o non è in grado di percepire il freddo. In ogni caso, quando la parte perde di sensibilità è il caso di interrompere l'applicazione.
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