04 ottobre 2006
Aggiornamenti e focus
Tennisti ma non solo
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In gergo si chiama gomito del tennista, ma non riguarda soltanto chi pratica questo sport. L'epicondilite laterale, questo il suo nome medico, infatti, colpisce anche pittori, muratori e operai o chi sta al computer senza sosta e utilizza in modo eccessivo i tendini della parte esterna del gomito. Le terapie utilizzate sono oltre quaranta e la preferenza dei medici di medicina generale va, in genere, alla somministrazione di farmaci antinfiammatori non steroidei o all'infiltrazione locale di corticosteroidi, in particolare se si vuole ottenere una remissione in breve tempo. A mettere in discussione questo approccio terapeutico è uno studio del British Medical Journal che rivaluta l'approccio fisioterapico.
L'epicondilite laterale consiste nell'infiammazione dei tendini dei muscoli estensori dell'avambraccio, quelli, per intendersi, che permettono di sollevare la mano e il polso. Il dolore può essere avvertito dove le fibre tendinee di questi muscoli aderiscono all'osso della parte esterna del gomito o per tutta la lunghezza dei muscoli. Nelle situazioni più serie basta muovere il polso o afferrare gli oggetti, anche se leggeri, per risvegliare il dolore. Si può ben capire perché i tennisti siano particolarmente predisposti al problema. Ma esiste, va detto, anche una condizione simile dal lato interno del gomito chiamata gomito del golfista. Il problema, spiega la ricerca del Bmj, colpisce una percentuale compresa tra l'1 e il 3% della popolazione generale e il 15% tra i lavoratori delle industrie a rischio. A livello terapeutico gli studi più recenti indicano che le iniezioni di corticosteroidi siano le più efficaci in particolare da tre a sei settimane dall'evento, ma già a 12 mesi diventano simili al controllo quanto a efficacia. In alternativa alcuni studi hanno evidenziato il ruolo della fisioterapia abbinata agli ultrasuoni e a esercizi. Ma nel complesso molte ricerche pubblicate sono afflitte da una scarsa qualità dei metodi.
Lo scopo dello studio australiano, pubblicato sull'edizione online rivista britannica, è stato quello di investigare l'efficacia, a breve e lungo termine, di un intervento fisioterapico (con manipolazioni del gomito ed esercizi) a confronto con quella delle iniezioni dei corticosteroidi o della strategia di vigile attesa. Ipotizzando che la fisioterapia potesse essere complessivamente superiore. Ipotesi confermata? Nello studio i 198 partecipanti di età compresa tra i 18 e i 65 anni con una diagnosi clinica di gomito del tennista di almeno sei settimane mai trattati in precedenza da un medico, sono stati divisi in tre gruppi. Uno sottoposto a fisioterapia, uno ai corticosteroidi e l'ultimo alla strategia "wait and see", tutti e tre i gruppi per otto sessioni complessive. In base ai risultati, se la somministrazione di corticosteroidi si è dimostrata assai più efficace a sei settimane, come del resto atteso, ma assai meno della fisioterapia a lungo termine. La fisioterapia si è dimostrata superiore alla strategia attendista a breve termine. In più con la fisioterapia non si viene sottoposti a trattamenti addizionali come per esempio gli antinfiammatori non steroidei. Si tratta, concludono i ricercatori, del primo studio a lungo termine che dimostra un complessivo effetto benefico dell'intervento fisioterapico. In più gli autori aggiungono che il gomito del tennista è un disturbo autolimitante. Passa cioè. Per questo è opportuno che oltre a ridurre al minimo il consumo di farmaci, i pazienti siano rassicurati che nella maggior parte dei casi informazioni e consigli ergonomici possono bastare.
Marco Malagutti
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Gomito del tennista cioè?
L'epicondilite laterale consiste nell'infiammazione dei tendini dei muscoli estensori dell'avambraccio, quelli, per intendersi, che permettono di sollevare la mano e il polso. Il dolore può essere avvertito dove le fibre tendinee di questi muscoli aderiscono all'osso della parte esterna del gomito o per tutta la lunghezza dei muscoli. Nelle situazioni più serie basta muovere il polso o afferrare gli oggetti, anche se leggeri, per risvegliare il dolore. Si può ben capire perché i tennisti siano particolarmente predisposti al problema. Ma esiste, va detto, anche una condizione simile dal lato interno del gomito chiamata gomito del golfista. Il problema, spiega la ricerca del Bmj, colpisce una percentuale compresa tra l'1 e il 3% della popolazione generale e il 15% tra i lavoratori delle industrie a rischio. A livello terapeutico gli studi più recenti indicano che le iniezioni di corticosteroidi siano le più efficaci in particolare da tre a sei settimane dall'evento, ma già a 12 mesi diventano simili al controllo quanto a efficacia. In alternativa alcuni studi hanno evidenziato il ruolo della fisioterapia abbinata agli ultrasuoni e a esercizi. Ma nel complesso molte ricerche pubblicate sono afflitte da una scarsa qualità dei metodi.
Meglio la fisioterapia
Lo scopo dello studio australiano, pubblicato sull'edizione online rivista britannica, è stato quello di investigare l'efficacia, a breve e lungo termine, di un intervento fisioterapico (con manipolazioni del gomito ed esercizi) a confronto con quella delle iniezioni dei corticosteroidi o della strategia di vigile attesa. Ipotizzando che la fisioterapia potesse essere complessivamente superiore. Ipotesi confermata? Nello studio i 198 partecipanti di età compresa tra i 18 e i 65 anni con una diagnosi clinica di gomito del tennista di almeno sei settimane mai trattati in precedenza da un medico, sono stati divisi in tre gruppi. Uno sottoposto a fisioterapia, uno ai corticosteroidi e l'ultimo alla strategia "wait and see", tutti e tre i gruppi per otto sessioni complessive. In base ai risultati, se la somministrazione di corticosteroidi si è dimostrata assai più efficace a sei settimane, come del resto atteso, ma assai meno della fisioterapia a lungo termine. La fisioterapia si è dimostrata superiore alla strategia attendista a breve termine. In più con la fisioterapia non si viene sottoposti a trattamenti addizionali come per esempio gli antinfiammatori non steroidei. Si tratta, concludono i ricercatori, del primo studio a lungo termine che dimostra un complessivo effetto benefico dell'intervento fisioterapico. In più gli autori aggiungono che il gomito del tennista è un disturbo autolimitante. Passa cioè. Per questo è opportuno che oltre a ridurre al minimo il consumo di farmaci, i pazienti siano rassicurati che nella maggior parte dei casi informazioni e consigli ergonomici possono bastare.
Marco Malagutti
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