17 giugno 2005
Aggiornamenti e focus
Più ricerca in reumatologia
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Ad affrontare ogni giorno le difficoltà generate dalle malattie reumatiche sono, nella nuova Europa a 25, 8,2 milioni di persone. Si tratta di patologie che in Europa rappresentano la prima causa per assenza dal posto di lavoro, con una media di 8,4 milioni di giorni lavorativi persi ogni anno. Ciò equivale a 2,5 milioni di impiegati a tempo pieno che non lavorano per un anno nella sola Unione Europea a causa delle malattie reumatiche. Numeri più significativi di quelli delle malattie respiratorie e cardiovascolari. A lanciare l'allarme sono stati gli esperti della Società italiana di reumatologia e dell'European league against rheumatism (EULAR) riunitisi a Roma nella giornata di mobilitazione europea dedicata alla divulgazione di dati aggiornati sulla diffusione, i costi sociali, i meccanismi patogenetici e le moderne terapie contro le artriti.
L'Italia - dicono gli esperti - si candida a diventare uno dei Paesi che potrebbero pagare di più in termini di spese sanitarie, con una popolazione di over 65 in progressiva crescita. Le malattie reumatiche, infatti, possono colpire anche i giovani e riguardano in gran parte le donne, ma interessano soprattutto gli anziani. Oggi 4 milioni di italiani soffrono di artrosi, 500 mila di artrite reumatoide o altre artriti infiammatorie croniche, 5 milioni di osteoporosi e 50mila di connettivi e vasculiti. Ciò malgrado, l'UE non considera queste patologie tra quelle cui devolvere i fondi di ricerca, col rischio che la reumatologia europea perda la sua leadership a vantaggio di Usa e Giappone. Una ricerca che fino ad oggi ha avuto un ruolo di primo piano nello sviluppo delle conoscenze nel campo dell'artrite reumatoide, della spondilite anchilosante, dell'artrite psoriasica e dell'artrosi. E proprio per sollecitare l'UE a investire più risorse per contrastare questa emergenza, il presidente dell'EULAR, Josef Smolen, ha in programma un incontro con alcuni parlamentari europei a Bruxelles. L'obiettivo e' quello di promuovere la ricerca, unica strada percorribile per "migliorare il controllo delle malattie reumatiche, ridurre i disagi e migliorare le aspettative di vita dei pazienti che, in alcuni casi, possono ridursi a 10 anni", spiega Marco Matucci Cerinic, segretario generale EULAR. Si tratta, infatti, hanno sottolineato gli intervenuti, di malattie gravemente invalidanti. La qualità della vita delle persone affette da malattie reumatiche risente profondamente della comparsa delle patologie. "Ne e' la prova - spiega Stefano Bombardieri, presidente della Societa' italiana di reumatologia (Sir) - una ricerca olandese pubblicata sul Journal of Clinical Epidemiology, in cui le malattie muscolo-scheletriche assieme, per esempio, a quelle neurologiche, figurano tra le patologie che generano le peggiori condizioni per il paziente". Le conseguenze più importanti? Sono quelle lavorative - spiegano gli esperti. E non è solo per l'assenza forzata dal lavoro. "Il 50-60% delle persone con artrite reumatoide in età lavorativa - spiega Mattucci Cerinic - perde il lavoro entro 10 anni dall'inizio della malattia. Ecco perché - conclude il segretario generale dell'EULAR - e' importante impegnarsi nella ricerca, individuando dei benefici per i pazienti, che permettano di tornare a lavoro e di migliorare, più in generale, la loro qualità di vita".
Marco Malagutti
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Malattie in aumento
L'Italia - dicono gli esperti - si candida a diventare uno dei Paesi che potrebbero pagare di più in termini di spese sanitarie, con una popolazione di over 65 in progressiva crescita. Le malattie reumatiche, infatti, possono colpire anche i giovani e riguardano in gran parte le donne, ma interessano soprattutto gli anziani. Oggi 4 milioni di italiani soffrono di artrosi, 500 mila di artrite reumatoide o altre artriti infiammatorie croniche, 5 milioni di osteoporosi e 50mila di connettivi e vasculiti. Ciò malgrado, l'UE non considera queste patologie tra quelle cui devolvere i fondi di ricerca, col rischio che la reumatologia europea perda la sua leadership a vantaggio di Usa e Giappone. Una ricerca che fino ad oggi ha avuto un ruolo di primo piano nello sviluppo delle conoscenze nel campo dell'artrite reumatoide, della spondilite anchilosante, dell'artrite psoriasica e dell'artrosi. E proprio per sollecitare l'UE a investire più risorse per contrastare questa emergenza, il presidente dell'EULAR, Josef Smolen, ha in programma un incontro con alcuni parlamentari europei a Bruxelles. L'obiettivo e' quello di promuovere la ricerca, unica strada percorribile per "migliorare il controllo delle malattie reumatiche, ridurre i disagi e migliorare le aspettative di vita dei pazienti che, in alcuni casi, possono ridursi a 10 anni", spiega Marco Matucci Cerinic, segretario generale EULAR. Si tratta, infatti, hanno sottolineato gli intervenuti, di malattie gravemente invalidanti. La qualità della vita delle persone affette da malattie reumatiche risente profondamente della comparsa delle patologie. "Ne e' la prova - spiega Stefano Bombardieri, presidente della Societa' italiana di reumatologia (Sir) - una ricerca olandese pubblicata sul Journal of Clinical Epidemiology, in cui le malattie muscolo-scheletriche assieme, per esempio, a quelle neurologiche, figurano tra le patologie che generano le peggiori condizioni per il paziente". Le conseguenze più importanti? Sono quelle lavorative - spiegano gli esperti. E non è solo per l'assenza forzata dal lavoro. "Il 50-60% delle persone con artrite reumatoide in età lavorativa - spiega Mattucci Cerinic - perde il lavoro entro 10 anni dall'inizio della malattia. Ecco perché - conclude il segretario generale dell'EULAR - e' importante impegnarsi nella ricerca, individuando dei benefici per i pazienti, che permettano di tornare a lavoro e di migliorare, più in generale, la loro qualità di vita".
Marco Malagutti
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