23 aprile 2010
Interviste
Oggi l’Aids si cura
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di Marco Malagutti
Sono quasi trenta i principi attivi che nel corso degli anni si sono succeduti per trattare i pazienti che hanno incontrato il virus Hiv, oltre 33 milioni nel mondo e 120mila in Italia. Ma nonostante i progressi della terapia, la malattia non è scomparsa e come gli esperti non si stancano mai di ripetere, non bisogna abbassare la guardia. Dica33 ha intervistato uno di loro, Adriano Lazzarin, direttore del Dipartimento di Malattie infettive dell'Irccs San Raffaele di Milano, per fare il punto della situazione.
Qual è l'iter per un paziente sieropositivo?
Per cominciare è necessario effettuare il test, al quale accedere nella maniera più semplice possibile. Si può sapere così, con un normale prelievo di sangue, se si è sieropositivi. E sapere precocemente di essere sieropositivi è l'unico modo per effettuare tempestivamente la terapia farmacologica, grazie alla quale è possibile migliorare la qualità di vita e vivere più a lungo.
A che punto è oggi la terapia?
Una premessa: la cura comincia quando c'è la minaccia di progressione verso la malattia conclamata. E oggi la situazione è sicuramente migliorata, i farmaci funzionano e hanno trasformato il decorso della malattia, che non è più considerata mortale, ma come una patologia cronica grave. Per rendere l'idea oggi per un paziente 5-6 anni di viremia negativa grazie alle terapie, regalano una spettanza di vita identica a quella di un trentenne non sieropositivo.
Un discorso che vale per tutti i pazienti?
Non per tutti. Bisogna fare la "tara" alla tollerabilità del farmaco che non è uguale per tutti i pazienti e a una serie di fattori soggettivi. Si può dire che l'80% dei pazienti tiene sotto controllo in maniera ottimale il virus. L'obiettivo, evidentemente non facile da realizzare, è di arrivare a un 100%. Ma la qualità di vita dei pazienti sieropositivi è sicuramente migliorata.
Un ultimo capitolo riguarda la possibilità di un vaccino. È realistica?
È importante distinguere tra vaccino terapeutico e preventivo. Se ci si riferisce a quello terapeutico l'aiuto dato dall'immunoterapia è indubbio, ma non è equivalente a quello della terapia farmacologica tradizionale, di cui può essere un importante supporto. Il vaccino preventivo, invece, rappresenterebbe un risultato realmente straordinario. Ma il problema è che non si vedono all'orizzonte vaccini efficaci e i protocolli di studio finora non hanno dato grandi risultati.
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