09 aprile 2009
Aggiornamenti e focus
Teenager che abusano
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L'alcol, il fumo, le sostanze illecite attraggono in età sempre più giovane, il fenomeno degli adolescenti che abusano è in preoccupante aumento in molti paesi: negli Stati Uniti è tra i primi problemi di salute pubblica, ma inquietano anche dati europei, e italiani (vedi alcol). Sono soggetti che hanno un'alta probabilità di trarne conseguenze negative per la salute sia fisica sia mentale, e si pone la questione del trattamento di un numero crescente di questi casi: i teenager americani ricoverati per abuso di sostanze sono passati, pur considerando la demografia, da 99.000 nel 1993 a 156.000 nel 2003; nonostante ciò solo il 10% degli adolescenti che lo richiederebbero entra attualmente in trattamento. Questo rende più importante disporre di servizi adeguati per l'assistenza di questi giovanissimi, che hanno necessità diverse da quelle degli adulti: invece in alcuni casi ci sono "barriere" all'intervento su questi soggetti.
Un'analisi delle caratteristiche di qualità ottimali per il trattamento degli adolescenti che abusano di sostanze è stata compiuta da ricercatori dell'Università di Lexington, Kentucky, e pubblicata sul Journal of Substance Abuse Treatment. Si tratta di ragazzi che corrono rischi psichici concomitanti, come depressione, ansia, deficit d'attenzione/iperattività, disordini di condotta, o altri quali maggiore possibilità di contrarre infezione da HIV o altre malattie sessualmente trasmesse. I bisogni di questi soggetti sono spesso complessi e i servizi per il trattamento devono tenerne conto, focalizzandosi su concreti obiettivi comportamentali, allargando l'intervento a una terapia famigliare, seguendo infine con continuità i teenager trattati data l'alta percentuale di quelli che vanno incontro a ricadute. I requisiti di qualità degli approcci ruotano appunto intorno a questi punti e i ricercatori hanno valutato anche la relazione tra aspetti organizzativi, disponibilità di servizi solo per adolescenti, ed efficacia degli interventi. L'analisi alla fine ha dimostrato un livello medio di qualità, con modalità prevalente di soggetti non ricoverati (outpatient), livello significativamente più alto per i programmi che prevedevano tipi di assistenza più intensiva e continuativa. In media i programmi si attenevano solo a metà delle nove componenti qualitative principali, cioè combinazione di valutazione e trattamento, approcci motivazionali, approccio di trattamento onnicomprensivo, coinvolgimento della famiglia, appropriatezza rispetto allo sviluppo, sesso e livello culturale, livello dello staff, continuità dell'assistenza, monitoraggio dei risultati ottenuti.
Nel complesso è risultata una scarsa presenza di servizi specifici per il trattamento degli adolescenti che abusano di sostanze, e una certa quota nella quale s'inserivano piuttosto gli adolescenti in programmi per adulti, contrariamente alle raccomandazioni; in alcuni casi i teenager erano addirittura esclusi dall'ammissione a questo tipo di programmi. Tra le caratteristiche organizzative rilevanti, per esempio, le minori dimensioni della struttura tendevano all'esclusione degli adolescenti, o la localizzazione in ambito ospedaliero riduceva l'accesso dei teenager ai programmi ma al tempo stesso favoriva il ricovero nelle unità psichiatriche per i casi che lo richiedevano. Importante per il risultato il fattore intensità dell'assistenza, che cresceva con il numero di sedute psicoeducative settimanali, e che invece alcuni autori hanno in precedenza considerato controproducente con determinati adolescenti. La conclusione degli autori è che la disponibilità di un'assistenza adeguata specifica per questi soggetti è insufficiente, restano alcune barriere, e occorre migliorare la qualità degli interventi mediamente eseguiti. Ma il vero problema in realtà è a monte, bisogna fare di più e meglio per prevenire l'abuso di sostanze e di alcol, e il fumo, specie tra i giovanissimi.
Viviana Zanardi
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Servizi e programmi specifici
Un'analisi delle caratteristiche di qualità ottimali per il trattamento degli adolescenti che abusano di sostanze è stata compiuta da ricercatori dell'Università di Lexington, Kentucky, e pubblicata sul Journal of Substance Abuse Treatment. Si tratta di ragazzi che corrono rischi psichici concomitanti, come depressione, ansia, deficit d'attenzione/iperattività, disordini di condotta, o altri quali maggiore possibilità di contrarre infezione da HIV o altre malattie sessualmente trasmesse. I bisogni di questi soggetti sono spesso complessi e i servizi per il trattamento devono tenerne conto, focalizzandosi su concreti obiettivi comportamentali, allargando l'intervento a una terapia famigliare, seguendo infine con continuità i teenager trattati data l'alta percentuale di quelli che vanno incontro a ricadute. I requisiti di qualità degli approcci ruotano appunto intorno a questi punti e i ricercatori hanno valutato anche la relazione tra aspetti organizzativi, disponibilità di servizi solo per adolescenti, ed efficacia degli interventi. L'analisi alla fine ha dimostrato un livello medio di qualità, con modalità prevalente di soggetti non ricoverati (outpatient), livello significativamente più alto per i programmi che prevedevano tipi di assistenza più intensiva e continuativa. In media i programmi si attenevano solo a metà delle nove componenti qualitative principali, cioè combinazione di valutazione e trattamento, approcci motivazionali, approccio di trattamento onnicomprensivo, coinvolgimento della famiglia, appropriatezza rispetto allo sviluppo, sesso e livello culturale, livello dello staff, continuità dell'assistenza, monitoraggio dei risultati ottenuti.
Approcci intensivi e continuativi
Nel complesso è risultata una scarsa presenza di servizi specifici per il trattamento degli adolescenti che abusano di sostanze, e una certa quota nella quale s'inserivano piuttosto gli adolescenti in programmi per adulti, contrariamente alle raccomandazioni; in alcuni casi i teenager erano addirittura esclusi dall'ammissione a questo tipo di programmi. Tra le caratteristiche organizzative rilevanti, per esempio, le minori dimensioni della struttura tendevano all'esclusione degli adolescenti, o la localizzazione in ambito ospedaliero riduceva l'accesso dei teenager ai programmi ma al tempo stesso favoriva il ricovero nelle unità psichiatriche per i casi che lo richiedevano. Importante per il risultato il fattore intensità dell'assistenza, che cresceva con il numero di sedute psicoeducative settimanali, e che invece alcuni autori hanno in precedenza considerato controproducente con determinati adolescenti. La conclusione degli autori è che la disponibilità di un'assistenza adeguata specifica per questi soggetti è insufficiente, restano alcune barriere, e occorre migliorare la qualità degli interventi mediamente eseguiti. Ma il vero problema in realtà è a monte, bisogna fare di più e meglio per prevenire l'abuso di sostanze e di alcol, e il fumo, specie tra i giovanissimi.
Viviana Zanardi
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