15 giugno 2005
Aggiornamenti e focus
I diritti del bambino
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Un bambino nato in Africa sub-Sahariana ha cinquecento probabilità in più di morire di malattia diarroica rispetto a un piccolo nato in un paese ricco. Il dato viene da un rapporto da poco redatto dall'Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS) e dall'UNICEF che sottolinea l'esigenza di garantire la prevenzione igienica basilare a 138 milioni di persone ogni anno per sanare, entro il 2015, il divario esistente. E in Italia? I problemi, va da sé, sono altri e sicuramente meno drammatici. Esiste comunque un tasso significativo di mortalità infantile che riguarda, in particolare, l'Italia meridionale. E' quanto emerso dal Rapporto "La salute del bambino in Italia: problemi e priorità" realizzato dall'Istituto di Ricovero e Cura a Carattere Scientifico Burlo Garofolo di Trieste, in collaborazione con l'Associazione Culturale Pediatri e il Centro per la Salute del Bambino, e presentato qualche giorno fa a Milano. Al sud Italia - dice il rapporto - il tasso di mortalità neonatale è quasi doppio rispetto al Nord e fra i più alti d'Europa. E i pericoli maggiori si concentrano nel primo mese di vita. Ma quali sono i dettagli del rapporto?
Il Rapporto "condensa tutte le informazioni disponibili raccolte grazie a ricerche sul campo e dal confronto tra database nazionali e internazionali", come ha spiegato Giorgio Tamburlini, direttore scientifico del Burlo Garofolo. Ed evidenzia preoccupanti differenze geografiche. Per cominciare il tasso di mortalità infantile in Italia (4,4 per mille nati vivi) risulta molto vicino alla media UE (4,2 per mille), ma se nel Nord solo il 2,5 per mille dei neonati muore tra il primo e il 28.mo giorno di vita, la percentuale nel Centro sale al 2,9 per mille, per giungere al 4,3 per mille nel Sud. Con l'eccezione della Sardegna, che evidenzia dati simili a quelli del Nord. Considerando il tasso di mortalità infantile nell'intero primo anno di età - ha sottolineato l'esperto - il dato medio nazionale (4,4 per mille nati vivi) evidenzia ancora una volta la disparità tra le regioni: 3,5 per mille al Nord, 3,9 per mille al Centro, e ben 5,6 per mille al Sud Italia. Insomma, nel Sud Italia un bambino ogni duecento muore entro il primo anno di età, mentre al Nord ne muore uno ogni trecento. Non solo, i dati del Sud sono tra i più alti di tutta l'Unione Europea, compresi Paesi come Slovenia, Ungheria, Repubbliche Ceca e Slovacchia. "Le differenze tra Nord e Sud - ha sottolineato Giancarlo Biasini, presidente del Centro per la Salute del Bambino-Onlus - rendono più evidente la necessità di una razionalizzazione dei punti nascita, con l'individuazione dei centri di riferimento per il trasporto sia delle donne gravide a rischio, sia dei neonati patologici". Ma non finisce qui. Tra gli elementi critici evidenziati dal Rapporto, anche le differenti modalità di approccio al parto: al Sud Italia e in particolare in Campania i cesarei raggiungono anche il 50% del totale.
Se si sale con l'età, la disparità nord-sud si inverte. A 15-24 anni si muore di più nelle regioni settentrionali, tanto che tutto il vantaggio accumulato nel primo anno di vita in termini di minore mortalità viene completamente annullato ai 25 anni. Colpa dell'alto tasso di traumi e avvelenamenti mortali (al Nord pari ai 0,39 per mille, contro lo 0,24 per mille al Sud). Sono quindi gli incidenti, in particolare quelli stradali, ad annullare il vantaggio "in culla" dei bebè nati al Nord. Inoltre i dati indicano che circa il 17% degli "under 18" soffre di disturbi mentali. In particolare i problemi dell'apprendimento riguardano circa il 6% della popolazione pediatrica, quelli del comportamento l'1,6%, i disturbi pervasivi dello sviluppo incidono per lo 0,8%, mentre la depressione riguarda l'8% dei ragazzi. Bulimia e anoressia incidono assieme tra l'1,6 e il 2,8%. E a proposito di disturbi alimentari, i primi studi effettuati in Italia, utilizzando il '"body mass index" proposto nel 2004, evidenziano che il 36% dei bambini italiani di 9 anni risulta in sovrappeso, e di questi il 12% è decisamente obeso. Un problema più diffuso al Sud, con un dato italiano ben superiore a quello europeo.
Qualche buona notizia
Ma non ci sono solo cattive notizie. Dal confronto con l'Europa "emerge che l'Italia si trova in posizione più favorevole per quanto riguarda il numero di gravidanze negli adolescenti e il suicidio. Mentre evidenzia dati peggiori alla media - riassumono gli esperti - sul fronte della mortalità neonatale, dell'obesità, dell'incidenza del morbillo e della mortalità per cause violente nei giovani adulti". "Il Rapporto - ha affermato Michele Gangemi, presidente dell'Associazione Culturale Pediatri - evidenzia anche la carenza di informazioni. L'attuale stato del sistema informativo non consente un accurato monitoraggio, e questo rappresenta un problema. Rende infatti difficile individuare priorità e risposte adeguate". Insomma, da Nord a Sud occorrono "maggiori e più puntuali investimenti nella salute di bambini e adolescenti - ha concluso Tamburlini - perché l'aspettativa di vita si costruisce nell'infanzia".
Marco Malagutti
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...e inoltre su Dica33:
I numeri del rapporto
Il Rapporto "condensa tutte le informazioni disponibili raccolte grazie a ricerche sul campo e dal confronto tra database nazionali e internazionali", come ha spiegato Giorgio Tamburlini, direttore scientifico del Burlo Garofolo. Ed evidenzia preoccupanti differenze geografiche. Per cominciare il tasso di mortalità infantile in Italia (4,4 per mille nati vivi) risulta molto vicino alla media UE (4,2 per mille), ma se nel Nord solo il 2,5 per mille dei neonati muore tra il primo e il 28.mo giorno di vita, la percentuale nel Centro sale al 2,9 per mille, per giungere al 4,3 per mille nel Sud. Con l'eccezione della Sardegna, che evidenzia dati simili a quelli del Nord. Considerando il tasso di mortalità infantile nell'intero primo anno di età - ha sottolineato l'esperto - il dato medio nazionale (4,4 per mille nati vivi) evidenzia ancora una volta la disparità tra le regioni: 3,5 per mille al Nord, 3,9 per mille al Centro, e ben 5,6 per mille al Sud Italia. Insomma, nel Sud Italia un bambino ogni duecento muore entro il primo anno di età, mentre al Nord ne muore uno ogni trecento. Non solo, i dati del Sud sono tra i più alti di tutta l'Unione Europea, compresi Paesi come Slovenia, Ungheria, Repubbliche Ceca e Slovacchia. "Le differenze tra Nord e Sud - ha sottolineato Giancarlo Biasini, presidente del Centro per la Salute del Bambino-Onlus - rendono più evidente la necessità di una razionalizzazione dei punti nascita, con l'individuazione dei centri di riferimento per il trasporto sia delle donne gravide a rischio, sia dei neonati patologici". Ma non finisce qui. Tra gli elementi critici evidenziati dal Rapporto, anche le differenti modalità di approccio al parto: al Sud Italia e in particolare in Campania i cesarei raggiungono anche il 50% del totale.
Crescendo le cose cambiano
Se si sale con l'età, la disparità nord-sud si inverte. A 15-24 anni si muore di più nelle regioni settentrionali, tanto che tutto il vantaggio accumulato nel primo anno di vita in termini di minore mortalità viene completamente annullato ai 25 anni. Colpa dell'alto tasso di traumi e avvelenamenti mortali (al Nord pari ai 0,39 per mille, contro lo 0,24 per mille al Sud). Sono quindi gli incidenti, in particolare quelli stradali, ad annullare il vantaggio "in culla" dei bebè nati al Nord. Inoltre i dati indicano che circa il 17% degli "under 18" soffre di disturbi mentali. In particolare i problemi dell'apprendimento riguardano circa il 6% della popolazione pediatrica, quelli del comportamento l'1,6%, i disturbi pervasivi dello sviluppo incidono per lo 0,8%, mentre la depressione riguarda l'8% dei ragazzi. Bulimia e anoressia incidono assieme tra l'1,6 e il 2,8%. E a proposito di disturbi alimentari, i primi studi effettuati in Italia, utilizzando il '"body mass index" proposto nel 2004, evidenziano che il 36% dei bambini italiani di 9 anni risulta in sovrappeso, e di questi il 12% è decisamente obeso. Un problema più diffuso al Sud, con un dato italiano ben superiore a quello europeo.
Qualche buona notizia
Ma non ci sono solo cattive notizie. Dal confronto con l'Europa "emerge che l'Italia si trova in posizione più favorevole per quanto riguarda il numero di gravidanze negli adolescenti e il suicidio. Mentre evidenzia dati peggiori alla media - riassumono gli esperti - sul fronte della mortalità neonatale, dell'obesità, dell'incidenza del morbillo e della mortalità per cause violente nei giovani adulti". "Il Rapporto - ha affermato Michele Gangemi, presidente dell'Associazione Culturale Pediatri - evidenzia anche la carenza di informazioni. L'attuale stato del sistema informativo non consente un accurato monitoraggio, e questo rappresenta un problema. Rende infatti difficile individuare priorità e risposte adeguate". Insomma, da Nord a Sud occorrono "maggiori e più puntuali investimenti nella salute di bambini e adolescenti - ha concluso Tamburlini - perché l'aspettativa di vita si costruisce nell'infanzia".
Marco Malagutti
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