La fatica di essere donna

26 marzo 2004
Aggiornamenti e focus

La fatica di essere donna



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Non è un caso se sono più spesso donne che uomini a lamentare certi malumori: la vulnerabilità femminile è stata riconosciuta dalla medicina nonostante non fosse ben chiara la connessione tra essere donna e essere depressa. Uno studio americano ha verificato che per ogni uomo ci sono quasi due donne che hanno avuto almeno un episodio di depressione. Sono stati individuati diversi fattori di rischio che interessano il genere femminile, il più gettonato sembra essere una tendenza a pensare troppo, a soffermarsi sugli affronti di poca importanza subiti, a rivivere mentalmente situazioni irritanti, a crogiolarsi nelle emozioni tristi. E' indubbia inoltre una maggiore sensibilità al giudizio e alle critiche nel lavoro o nella scuola e anche ai rifiuti da parte di persone amiche. Ma la questione non si risolve solo con gli aspetti comportamentali archetipici.

Turbinio di ormoni


Il tentativo di definire meglio tale vulnerabilità si è spesso rivolto verso la fisiologia peculiare della donna. Le teorie scientifiche per quanto diverse quasi sempre implicano il ruolo degli estrogeni nello sviluppo di quadri clinici caratterizzati dal pensiero negativo. L'influenza degli ormoni sull'umore inizia ancora prima della comparsa del ciclo mestruale, e le differenze tra maschi e femmine si avvertono già attorno ai 12 anni. In un'intervista telefonica condotta lo scorso anno negli Stati Uniti, rivolta a più di 4000 adolescenti (12-17 anni), i segni di depressione maggiore sono stati riconosciuti nel 14% delle ragazze, il doppio rispetto ai loro coetanei.
Nel periodo riproduttivo le donne sono continuamente soggette a periodi di depressione associati alle fluttuazioni ormonali. Sono, infatti, tipiche e riconosciute dal Manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, DSM-IV, la sindrome disforica premestruale e la depressione post partum. I sintomi predominanti sono la depressione del tono dell'umore, l'ansia e l'irritabilità probabilmente provocati dall'azione degli ormoni sessuali sui neurotrasmettitori presenti nel sistema nervoso.
Tuttavia dare la colpa dell'umore nero agli ormoni è ancora troppo semplicistico, anche perché non tutte le donne traggono beneficio dal rimaneggiamento farmacologico dei livelli di estrogeni e progesterone.

Geni del malessere


In alcuni studi di genetica è stato osservato che le persone, indipendentemente dal genere, che presentano nel proprio patrimonio genetico la versione alterata del gene 5-HTT che codifica per il trasportatore della serotonina, sono a rischio depressione. Non solo, in 81 famiglie di soggetti con sintomi depressivi, sono state identificate 19 regioni cromosomiche comuni che probabilmente contengono le sequenze geniche che promuovono la depressione. Ebbene, quattro di queste sono state osservate solo nelle donne mentre solo una è risultata essere peculiare per gli uomini: va da sé che la probabilità di ereditare la predisposizione è più alta. Nelle quattro regioni interessate è stato anche isolato un gene, il CREB1, che sembra avere delle interazioni con i recettori degli estrogeni. In realtà non si tratta di una stretta relazione causa-effetto tra presenza del gene e sintomi depressivi, ma più che altro il segnale di una suscettibilità maggiore.
I confini quindi sono, ancora una volta, labili: non si può attribuire l'origine della depressione né a un fattore né a un altro, certo è che esiste una vulnerabilità di fondo nelle donne che non è solo genetica, ne molecolare, né comportamentale. I ricercatori tuttora sono alla ricerca di strumenti per riconoscerla e magari misurarla, con l'obiettivo di migliorare la qualità della vita (e l'umore) delle donne.

Simona Zazzetta



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