Veleni (in)aspettati

20 giugno 2008
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Veleni (in)aspettati



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L'acqua è considerata, a ragione, una risorsa rinnovabile. Nel suo complesso, l'ecosistema funziona anche da depuratore: l'evaporazione, il passaggio attraverso strati del terreno con capacità filtranti e molti altri meccanismi, contribuiscono a liberare l'acqua dalle sostanze dannose. A tutto però c'è un limite e anche senza l'intervento dell'uomo sono sempre esistite aree in cui le caratteristiche dell'acqua non erano esattamente salubri. Per esempio, zone in cui il terreno è ricco di arsenico o di altri minerali. Poi, ovviamente, viene l'effetto degli insediamenti umani e delle attività produttive. E si dice produttive perché non è soltanto l'industria a inquinare, o l'attività mineraria, ma anche l'agricoltura, soprattutto quella "moderna" intensiva.
Un altro aspetto da tenere presente è la via di contaminazione: viene spontaneo pensare soprattutto a scarichi e reti fognarie ma in effetti in alcune situazioni, più del 50% dell'inquinamento delle acqua è dovuto a sostanze disperse nell'aria e originate sia dai fumi delle industrie sia dal traffico veicolare. E' il caso, per esempio, della zona dei Grandi Laghi negli Stati Uniti.
Inoltre, la valutazione del rischio che l'inquinamento delle acque pone non va limitata a ciò che si beve ma al fatto che l'acqua a sua volta cede gli inquinanti agli alimenti.

L'inquinamento industriale


In linea generale, gli scarichi delle lavorazioni industriali prese nel loro complesso sono molto inquinanti: una recente valutazione stima che quando in un corso d'acqua gli scarichi industriali si sommano a quelli cittadini il livello di contaminazione sale da 10 a 20 volte. I principali inquinanti sono probabilmente i metalli pesanti: piombo, cadmio e mercurio. Presenti in tantissime lavorazioni (vernici, materie plastiche...) possono dare una tossicità acuta o, più spesso se si tratta di inquinamento, cronica. Nel caso del mercurio, il composto più spesso implicato è un sale organico, il metilmercurio. Il suo accumulo nell'organismo conduce a una serie di disturbi soprattutto neurologici: dalla sordità alla paralisi ed è potenzialmente mortale.
Il piombo, gia noto per il suo legame con il traffico veicolare, tende ad accumularsi nelle ossa e si rivela particolarmente pericoloso per i bambini. Anche in questo caso si hanno danni neurologici, ma anche interferenze con il metabolismo della vitamina D, quindi con l'accrescimento e il mantenimento della massa ossea. L'esposizione massima ammessa al piombo è stimata in 25 mcg/kg di peso alla settimana.
Per il cadmio, il principale legame è con le cellule del sangue, mentre gli effetti tossici sono stati accertati a carico del rene e dell'osso (osteomalacia). Test di laboratorio hanno confermato che può indurre una serie di tumori.
Non ci sono ovviamente soltanto i metalli pesanti. L'arsenico, per esempio, è un pericolo soprattutto nelle zone minerarie, e in alcune aree in cui il suolo ne è particolarmente ricco: Cina, Subcontinente indiano, alcune zone dell'America del Sud.
Un altro inquinante pericoloso sono la diossina e i policlorobifenili in genere. La ragione sta nel fatto che contengono atomi di cloro esavalenti, cioè particolarmente reattivi. I principali danni sono a carico del fegato e della cute (cloracne). In linea di massima sono soprattutto le lavorazioni più arretrate, i sistemi meno tecnologicamente avanzati a determinare l'inquinamento peggiore, ed è per questo che a soffrirne sono soprattutto i paesi in via di sviluppo o di recente industrializzazione, dove di solito vengono trasferite, dal Nord ricco, le lavorazioni più pericolose.

L'agricoltura


In questo settore la prima famiglia di inquinanti che viene alla mente sono pesticidi ed erbicidi. E' corretto, ma vanno anche aggiunti i fertilizzanti, tutte sostanze che penetrano rapidamente gli strati del terreno fino a raggiungere le falde acquifere oppure possono essere facilmente dilavate dalle piogge e poi condotte a laghi e fiumi. A volte nei pesticidi non è nemmeno il principio attivo la componente più pericolosa, ma l'eccipiente, cioè la sostanza teoricamente inerte che serve a confezionare il prodotto, come nel caso del tetracloruro di carbonio o del cloroformio.
Inoltre, in fase di produzione dei pesticidi possono essere lasciate impurità nel prodotto, tra le quali rientrano le diossine. Già agli inizi del secolo la Convenzione di Stoccolma ha bandito tutti i cosiddetti inquinanti organici persistenti (POP), in particolare quelli a base di cloro. Questi ultimi sono ritenuti responsabili sia di tumori sia di danni neurologici. Accanto al pericolo dell'esposizione cronica a queste sostanze vanno considerati anche gli avvelenamenti acuti: un milione l'anno secondo l'OMS.
Anche l'accumulo di sostanze azotate, i nitrati tipici dei fertilizzanti, è pericoloso. Per cominciare, è responsabile della metaemoglobinemia, cioè della formazione nel sangue di alti livelli di una forma alterata dell'emoglobina (metaemoglobina) che diminuisce la capacità di trasporto dell'ossigeno ai tessuti (il cosiddetto morbo blu); questi inquinanti, però, sono anche stati collegati all'insorgenza di diabete, di disturbi della tiroide e tumori.
Infine c'è un ultimo aspetto, definito in tempi recenti: quello delle sostanze impiegate in agricoltura che alterano le funzioni del sistema endocrino (in inglese, EDC, Endocrine Disrupting Chemicals). Sono principalmente presenti nelle attività agricole, trattandosi di ormoni naturali e sintetici, principi attivi presenti nelle piante e nei pesticidi, ma nella stessa categoria rientrano anche monomeri e additivi caratteristici della lavorazione della plastica.
In un certo senso, al contrario di quanto avviene per l'industria, in agricoltura sono spesso le coltivazioni più sofisticate a poter potenzialmente produrre più danni.

Gli incidenti

L'ultimo capitolo è quello degli incidenti. Sicuramente quello più presente all'opinione pubblica. Solo negli ultimi 20 anni se ne contano parecchi. Nel 1984 fu la volta dell'esplosione dello stabilimento della Union Carbide a Bhopal (India), che liberò nell'atmosfera oltre 40 tonnellate di isocianato di metile, un gas tossico. Questo significò non solo l'intossicazione acuta mortale di circa 2500 persone nel giro di pochi giorni, e (si stima) almeno altre 5000 nei mesi seguenti, ma anche l'inquinamento di grandi masse d'acqua.
Drammatico fu anche l'incendio allo stabilimento Sandoz di Basilea avvenuto nel 1986. All'origine del disastro fu la necessità di spegnere il fuoco con acqua che poi rifluì nel fiume Reno, portando con sé rilevanti quantità di oltre una trentina di sostanze tossiche contenute in uno dei magazzini incendiati. Ci si accorse della cosa soltanto perché uno dei prodotti chimici in questione era colorato con una sostanza rossa, che fu immediatamente visibile nelle acque del fiume. Di qui l'appellativo di "Incidente del Reno rosso". Dall'inquinamento delle acque furono interessati Svizzera, Germania e Olanda.
E l'elenco potrebbe continuare con altri casi clamorosi a partire da Chernobil, ma anche con molte vicende più circoscritte e meno note. L'unica difesa, oltre a regolamenti e sorveglianza, è a questo punto lo studio, continuo e attento, delle conseguenze a lungo termine di tutto ciò che si immettete nell'ambiente, naturale o sintetico che sia.

Maurizio Imperiali



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