Largo ai generici

20 giugno 2008
Aggiornamenti e focus

Largo ai generici



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Forse non se ne sono accorti in molti, ma il 18 aprile i farmaci a carico del Servizio Sanitario (ormai non si sa se dire nazionale o no) sono scesi di prezzo. Esattamente del 5%. La decisione, entrata nel cosiddetto decreto "omnibus" del 15 aprile 2002, è una risposta all'aumento della spesa farmaceutica rispetto allo scorso anno che, però, era stata in gran parte dovuta al venire meno del ticket. Ovviamente il risparmio non riguarda soltanto il servizio sanitario, ma anche il privato cittadino che si trovi a dover pagare di tasca propria il farmaco (per esempio perché l'ha prescritto uno specialista e il medico di famiglia non ha "ricopiato" la prescrizione sul ricettario regionale). Il risparmio, a differenza che con i ticket, lo pagheranno le aziende e i titolari delle farmacie. Secondo calcoli dell'associazione di categoria, Federfarma, il magazzino delle singole farmacie italiane ha perso di valore per cifre che vanno dai 2.500 ai 7.000 euro. Peraltro gli stessi farmacisti, per bocca del presidente di Federfarma Giorgio Siri, si sono dichiarati d'accordo "con la scelta di questa misura perché è la più trasparente e perché ha effetti più sicuri senza ricadere sui cittadini".

Restrizioni alle spese delle aziende


Anche se questa è la più immediata, non è la sola misura presa recentemente per diminuire il carico dell'assistenza farmaceutica. Sempre in tema economico, nel decreto approvato lo scorso 12 aprile, si impone alle aziende di ridurre le spese per l'organizzazione o la sponsorizzazione di convegni e congressi. Nel 2002 non potranno spendere più del 50% di quanto speso (e documentato al ministero) lo scorso anno. La misura può sembrare oscura, ma di fatto il Governo ha evidentemente ritenuto che queste fossero spese che, al pari di quelle di promozione, in qualche modo si scaricano sul prezzo finale. Chi spenderà di più si vedrà togliere sotto forma di riduzione del prezzo una percentuale corrispondente. Non è un tipo di manovra inconsueto. Nel sistema di determinazione dei prezzi dei farmaci adottato in Gran Bretagna, per esempio, le spese in pubblicità, se superano un certo tetto, vengono detratte dal fatturato.

Confezioni meno fantasiose


Tuttavia la norma culturalmente più importante è un'altra, che riguarda il confezionamento dei farmaci. Dal 1° gennaio del 2003, infatti, sulla scatola di compresse, fiale e quant'altro dovrà campeggiare il nome del principio attivo, e solo dopo, più in piccolo (al massimo l'80%) il nome commerciale del prodotto. In pratica, su tutti i prodotti a base di ibuprofene si dovrà vedere prima il fatto che contengono questa sostanza e poi che si chiamano Moment piuttosto che Neocibalgina o altro. Questo dovrebbe fare sì che il pubblico si abitui a considerare il nome del principio attivo, piuttosto che la marca, così da metterli sullo stesso piano dei farmaci generici. Inoltre, la durata del brevetto verrà gradualmente ridotta per portarla allo standard indicato a livello europeo, dove peraltro si propone che sia possibile la commercializzazione del generico al massimo 11 anni dopo l'immissione in commercio del farmaco originale. In effetti in Italia, ma anche in altri paesi come Stati Uniti o Giappone, grazie al certificato di protezione supplementare e al suo meccanismo di applicazione (che consentiva di recuperare il tempo perso in attesa della registrazione) ilbrevetto sul farmaco poteva arrivare a durare anche 25 anni. Con questo sistema si punta ad aumentare il numero di farmaci generici disponibili. Tutto questo basterà a rendere meno cara la salute ai cittadini. Forse sì, almeno per la spesa sostenuta direttamente di tasca propria. Ma certo i costi della Sanità non vengono tutti dal farmaco...

Maurizio Imperiali



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