Risparmi individuali
A che cosa serve il ticket
C’è qualcosa che suona strano, comunque, nell’idea stessa del ticket. Molte esperienze, anche italiane, hanno mostrato che se deve servire a moderare il ricorso a prestazioni superflue, o a consumi inappropriati, serve sì e no. Ai tempi del ticket sui farmaci generalizzato, i dati mostravano che la grande maggioranza dei consumi andava attribuito alle fasce esenti (tutti hanno un nonno settantenne e più). Quanto a diagnostica e specialistica, può anche darsi che il cittadino insista, ma a prescriverle è pur sempre un medico, quindi forse il discorso sull’appropriatezza delle scelte andrebbe fatto quantomeno a tutti e due (medico e paziente).
In particolare, sulla diagnostica, c’è anche il mito che rendere più frequenti i controlli serva a qualcosa in persone, di base, sane. Ma se il colesterolo è a posto, e così la glicemia, e nel frattempo le cose non sono cambiate (non si è ingrassati, non si sono presentati sintomi strani) non ha molto senso ripetere il test ogni sei mesi. Una ricerca statunitense ha valutato quanto spesso alcune procedure inutili (analisi delle urine, lastre, elettrocardiogrammi) siano state prescritte nel corso di visite di routine (preventive). Ne è risultato che nel 43% dei casi veniva ordinato almeno un test non necessario.
Da uno specialista all’altro
Un altro aspetto, affrontato da un recente studio pubblicato sugli Archives of Internal Medicine, riguarda la cura dei pazienti con una determinata malattia. E’ meglio lo specialista o il medico di medicina generale? Gli autori hanno radunato tutti gli studi che prevedevano questo confronto, ne hanno verificato i requisiti, e hanno visto che erano 14 gli studi che giudicavano migliori le cure dello specialista e solo 4 quelli che privilegiavano il medico di medicina generale e, peraltro, 13 chiudevano alla pari. Gli autori facevano notare che questi studi non tenevano conto di alcune condizioni di partenza che potevano confondere il risultato. Per esempio, le condizioni in cui il medico esercita l’attività: è spesso una questione più di organizzazione e tempo a disposizione che di tipo di formazione. Questo non vuol dire che lo specialista non serve, ma che una volta che sia intervenuto, la cura può e deve essere gestita sul campo dal medico di famiglia. E soprattutto significa che non è il cittadino a dover avviare un pellegrinaggio da uno all’altro fino a che trova lo specialista che fa al caso suo. Oltretutto, soprattutto quando comincia l’età in cui più si ha bisogno del medico, raramente c’è una sola malattia in gioco: lo stesso studio ricorda che nell’assistenza ai malati con più patologie, è soprattutto la disponibilità di medici di medicina generale a migliorare i risultati. E poi: nella vicina Francia, fino a due anni fa, si poteva non avere il medico di famiglia e scegliere a chi rivolgersi di volta in volta anche più volte al giorno a specialisti e generalisti indifferentemente. Siccome il sistema costava caro, e non dava risultati superiori, hanno introdotto un’innovazione straordinaria: il medico di famiglia “fisso”. Fisso per dire, perché se non interviene adeguatamente, lo si può cambiare, come in Italia.
Sveva Prati
Fonti
- Smetana GW et al. A Comparison of Outcomes Resulting From Generalist vs Specialist Care for a Single Discrete Medical Condition: A Systematic Review and Methodologic Critique. Arch Intern Med. 2007;167:10-20.
- Merenstein D et al. Use and costs of nonrecommended tests during routine preventive health exams.Am J Prev Med. 2006 Jun;30(6):521-7
Salute oggi:
- Notizie e aggiornamenti
- Libri e pubblicazioni
- Dalle aziende
- Appunti di salute
- Nutrire la salute
- Aperi-libri
- Allenati con noi
...e inoltre su Dica33: