Risparmi individuali

26 gennaio 2007
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Arduo dire chi, alla fine, pagherà in pronto soccorso. Infatti, dal ticket, già presente in 12 regioni, sono esentati coloro che si presentano a causa di traumi o avvelenamenti indipendentemente dalla gravità. In linea generale, dunque, l’esborso riguarda coloro che si sono avvalsi delle strutture di urgenza ed emergenza per situazioni che avrebbero potuto essere risolte dalla Guardia medica, da un ambulatorio, da un medico di famiglia, cioè coloro, per fare un esempio, che dovendo subire una accertamento specialistico, magari per la pratica sportiva o un un’imminente partenza, preferiscono tagliare corto e andare “dove è sempre aperto”. Ma non è solo questo: dal pagamento sono esentate diverse categorie di cittadini “e in particolare quelli fino a sei anni e oltre i 65 anni appartenenti a famiglie con reddito inferiore ai 36.151,98 euro, i pensionati sociali e al minimo, gli invalidi, i disoccupati, gli esenti per patologia ed altre categorie. Dal ticket sul pronto soccorso sono esentati anche tutti i cittadini fino a 14 anni, indipendentemente dal reddito. In totale si stimano circa 27 milioni di esenti”. Inoltre, venne fatto notare, i codici bianchi su cuii si applica il ticket sono si è no il 15% delle prestazioni rese ogni anno nelle strutture di Pronto soccorso. Decisamente, è semmai dal ticket sulle prescrizioni di visite ed esami che ci si aspettava di più in termini economici e cioè 810 milioni di euro, contro i 13 potenzialmente garantiti dal Pronto soccorso. Ticket che adesso dovrebbe rientrare.


A che cosa serve il ticket

C’è qualcosa che suona strano, comunque, nell’idea stessa del ticket. Molte esperienze, anche italiane, hanno mostrato che se deve servire a moderare il ricorso a prestazioni superflue, o a consumi inappropriati, serve sì e no. Ai tempi del ticket sui farmaci generalizzato, i dati mostravano che la grande maggioranza dei consumi andava attribuito alle fasce esenti (tutti hanno un nonno settantenne e più). Quanto a diagnostica e specialistica, può anche darsi che il cittadino insista, ma a prescriverle è pur sempre un medico, quindi forse il discorso sull’appropriatezza delle scelte andrebbe fatto quantomeno a tutti e due (medico e paziente).
In particolare, sulla diagnostica, c’è anche il mito che rendere più frequenti i controlli serva a qualcosa in persone, di base, sane. Ma se il colesterolo è a posto, e così la glicemia, e nel frattempo le cose non sono cambiate (non si è ingrassati, non si sono presentati sintomi strani) non ha molto senso ripetere il test ogni sei mesi. Una ricerca statunitense ha valutato quanto spesso alcune procedure inutili (analisi delle urine, lastre, elettrocardiogrammi) siano state prescritte nel corso di visite di routine (preventive). Ne è risultato che nel 43% dei casi veniva ordinato almeno un test non necessario.


Da uno specialista all’altro

Un altro aspetto, affrontato da un recente studio pubblicato sugli Archives of Internal Medicine, riguarda la cura dei pazienti con una determinata malattia. E’ meglio lo specialista o il medico di medicina generale? Gli autori hanno radunato tutti gli studi che prevedevano questo confronto, ne hanno verificato i requisiti, e hanno visto che erano 14 gli studi che giudicavano migliori le cure dello specialista e solo 4 quelli che privilegiavano il medico di medicina generale e, peraltro, 13 chiudevano alla pari. Gli autori facevano notare che questi studi non tenevano conto di alcune condizioni di partenza che potevano confondere il risultato. Per esempio, le condizioni in cui il medico esercita l’attività: è spesso una questione più di organizzazione e tempo a disposizione che di tipo di formazione. Questo non vuol dire che lo specialista non serve, ma che una volta che sia intervenuto, la cura può e deve essere gestita sul campo dal medico di famiglia. E soprattutto significa che non è il cittadino a dover avviare un pellegrinaggio da uno all’altro fino a che trova lo specialista che fa al caso suo. Oltretutto, soprattutto quando comincia l’età in cui più si ha bisogno del medico, raramente c’è una sola malattia in gioco: lo stesso studio ricorda che nell’assistenza ai malati con più patologie, è soprattutto la disponibilità di medici di medicina generale a migliorare i risultati. E poi: nella vicina Francia, fino a due anni fa, si poteva non avere il medico di famiglia e scegliere a chi rivolgersi di volta in volta anche più volte al giorno a specialisti e generalisti indifferentemente. Siccome il sistema costava caro, e non dava risultati superiori, hanno introdotto un’innovazione straordinaria: il medico di famiglia “fisso”. Fisso per dire, perché se non interviene adeguatamente, lo si può cambiare, come in Italia.


Sveva Prati

Fonti

  • Smetana GW et al. A Comparison of Outcomes Resulting From Generalist vs Specialist Care for a Single Discrete Medical Condition: A Systematic Review and Methodologic Critique. Arch Intern Med. 2007;167:10-20.
  • Merenstein D et al. Use and costs of nonrecommended tests during routine preventive health exams.Am J Prev Med. 2006 Jun;30(6):521-7



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