06 giugno 2007
Aggiornamenti e focus
La medicina questa sconosciuta
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D'accordo sapere ogni dettaglio di una malattia, anche se frequente, non è necessario. In fondo c'è il medico e ci si può affidare alla sua scienza. Ma se si valuta l'aspetto preventivo, un aspetto sempre più valorizzato dai sistemi sanitari, beh allora conoscere quali siano i sintomi caratteristici di una malattia o i suoi fattori di rischio, può essere di vitale importanza. In particolare se si fa riferimento a malattie acute e serie come l'infarto o l'ictus. In casi del genere conoscere questi aspetti può influenzare favorevolmente il decorso della malattia. E non è solo questione di salute. Assumendo che soltanto il 50% del pubblico in generale sia a conoscenza dei sintomi precoci, è chiaro che questo fatto incide anche sugli aspetti economici in modo sostanziale, sia sui costi diretti sia su quelli legati a mortalità e morbilità. Infine l'inconsapevolezza può favorire i comportamenti a rischio. Gli elementi favorevoli di una maggiore consapevolezza da parte dei pazienti non sono pochi perciò. Eppure gli studi condotti ad oggi sull'argomento sono pochi o nulli. Molto si sa sulla relazione tra comportamenti e effetti sulla salute, ma nessuno mai ha testato le conoscenze medico-sanitarie del pubblico. Uno studio svizzero, pubblicato sulla rivista BioMed Central, ha cercato di ovviare a questa lacuna, arrivando a risultati sconfortanti.
Lo studio svizzero
Il presupposto, ottimista peraltro, dello studio è stato che persone con un background medico o comunque costrette per situazioni di vita (personali o di parenti) a confrontarsi con la malattia, abbiano una minima conoscenza medica (mcm) di alto livello. Fissata, perciò, una scala di riferimento da 0 a 100, i ricercatori hanno sottoposto 185 cittadini svizzeri, a un'intervista sottoforma di questionario, aspettandosi anche un effetto sinergico del grado di istruzione dei soggetti intervistati. L'ulteriore ipotesi, cioè, è stata che l'esperienza personale unita al livello di istruzione potenziasse l'mcm. Le conoscenze testate sui soggetti, maschi per il 52% di età media 29 anni, hanno riguardato quattro malattie di importante impatto sul sistema sanitario: infarto miocardico, ictus, bpco e Hiv. Le domande erano del tipo: come ci si può proteggere dall'Hiv? Quali sono i sintomi di un infarto? Le risposte sono state piuttosto sconfortanti. Tanto che lo score medio di mcm raggiunto è stato del 32% e che nessuno ha raggiunto il 100%. Come a dire che la laurea, il background medico o l'esperienza personale di una malattia aumentano le conoscenze personali solo in maniera minima. Un segnale del fatto, osservano gli autori, che quando si è pazienti si preferisce affidarsi a persone di provata fiducia piuttosto che reperire informazioni personalmente. Niente di più sbagliato, concludono gli autori. Sebbene il campione di riferimento sia piccolo e riguardi un paese altrettanto piccolo, si tratta pur sempre della Svizzera dove teoricamente l'accesso alle informazioni mediche è molto incoraggiato. Eppure il campione scelto vantava soltanto un terzo delle conoscenze richieste. Peraltro già studi del passato e focalizzati su singole malattie avevano evidenziato una significativa incidenza tra i soggetti con titoli di studio elevati. E persino gli economisti che invitano costantemente alla razionalizzazione della spesa medica, hanno evidenziato in un recente studio di ignorare in larga maggioranza che cosa fosse il test del PSA. Come a dire che anche chi predica bene...
Marco Malagutti
Salute oggi:
...e inoltre su Dica33:
Lo studio svizzero
Il presupposto, ottimista peraltro, dello studio è stato che persone con un background medico o comunque costrette per situazioni di vita (personali o di parenti) a confrontarsi con la malattia, abbiano una minima conoscenza medica (mcm) di alto livello. Fissata, perciò, una scala di riferimento da 0 a 100, i ricercatori hanno sottoposto 185 cittadini svizzeri, a un'intervista sottoforma di questionario, aspettandosi anche un effetto sinergico del grado di istruzione dei soggetti intervistati. L'ulteriore ipotesi, cioè, è stata che l'esperienza personale unita al livello di istruzione potenziasse l'mcm. Le conoscenze testate sui soggetti, maschi per il 52% di età media 29 anni, hanno riguardato quattro malattie di importante impatto sul sistema sanitario: infarto miocardico, ictus, bpco e Hiv. Le domande erano del tipo: come ci si può proteggere dall'Hiv? Quali sono i sintomi di un infarto? Le risposte sono state piuttosto sconfortanti. Tanto che lo score medio di mcm raggiunto è stato del 32% e che nessuno ha raggiunto il 100%. Come a dire che la laurea, il background medico o l'esperienza personale di una malattia aumentano le conoscenze personali solo in maniera minima. Un segnale del fatto, osservano gli autori, che quando si è pazienti si preferisce affidarsi a persone di provata fiducia piuttosto che reperire informazioni personalmente. Niente di più sbagliato, concludono gli autori. Sebbene il campione di riferimento sia piccolo e riguardi un paese altrettanto piccolo, si tratta pur sempre della Svizzera dove teoricamente l'accesso alle informazioni mediche è molto incoraggiato. Eppure il campione scelto vantava soltanto un terzo delle conoscenze richieste. Peraltro già studi del passato e focalizzati su singole malattie avevano evidenziato una significativa incidenza tra i soggetti con titoli di studio elevati. E persino gli economisti che invitano costantemente alla razionalizzazione della spesa medica, hanno evidenziato in un recente studio di ignorare in larga maggioranza che cosa fosse il test del PSA. Come a dire che anche chi predica bene...
Marco Malagutti
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