Infezioni a domicilio

11 gennaio 2006
Aggiornamenti e focus

Infezioni a domicilio



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I dispositivi intravascolari sono diventati ormai indispensabili nella moderna pratica medica, in quanto permettono l'accesso al flusso sanguigno per la somministrazione endovenosa di liquidi, farmaci, derivati del sangue e soluzioni per la nutrizione parenterale. Tuttavia, l'uso di tali dispositivi in ambito ospedaliero è frequentemente associato a infezioni ematiche, la cui diffusione può sfociare in un aggravamento delle condizioni di salute del paziente, spesso già debilitato, con conseguente prolungamento della degenza e aumento dei costi sanitari.

Non solo in ospedale


Il rischio di contrarre infezioni ematiche è legato a tutti gli accessi intravenosi, ma a seconda del tipo di dispositivo l'entità del rischio varia. In particolare, sembra che i maggiori portatori di batteri siano i cateteri venosi centrali con i quali si verifica infezione nel 3-5%, nel caso di inserzione percutanea nella giugulare interna o nella succlavia. Negli Stati Uniti gli sforzi per rendere gli accessi vascolari più sicuri sono stati rivolti alla messa a punto di misure preventive e ciò ha portato la diminuzione di circa il 40% dei casi di infezioni. Tali miglioramenti si sono avuti per le pratiche ospedaliere, ma sono sempre più numerosi coloro che si sottopongono a trattamenti per via endovenosa in ambulatorio o a domicilio, ed è necessario che anche per questi pazienti l'accesso intravascolare sia il più possibile sicuro e affidabile.

Più controlli, meno infezioni


Uno studio pubblicato sugli Archives of Internal Medicine focalizza l'attenzione su 27 pazienti di un'unità oncologica di Chicago, i quali avevano contratto un'infezione da gram negativi. Tale "epidemia" era sorta in seguito all'utilizzo della stessa siringa per irrigare i dispositivi intravenosi di più pazienti per circa una settimana. L'editoriale di commento allo studio riporta anche il caso di 99 pazienti di un'unità ematologica che, per lo stesso motivo, hanno contratto l'epatite C. La necessità di un maggiore controllo delle infezioni nei pazienti che si sottopongono a terapie intravenose in ambulatorio o a domicilio ha portato la SHEA (Society for Healthcare Epidemiology of America) e il Dipartimento canadese per la salute a redigere un documento che sottolinea l'importanza delle pratiche di controllo delle infezioni anche nei pazienti non ricoverati. Infatti mediante l'applicazione di misure di controllo è possibile ridurre notevolmente l'incidenza di infezioni dovute a cateteri venosi centrali sia nei pazienti in ospedale, sia in quelli che si sottopongono a cure ambulatoriali o a domicilio.

Ombretta Bandi



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