14 gennaio 2005
Aggiornamenti e focus
Prevenire? Semplice!
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Non è certo con consolazione che si può guardare al fatto che anche negli Stati Uniti gli errori in corsia rappresentino una questione di interesse nazionale. Anzi, forse c'è qualche invidia per il fatto che lì si sia passati subito alle vie di fatto. Verso la fine di dicembre, infatti, l'Institute for Healthcare Improvement (che tradotto significa Istituto per il miglioramento dell'assistenza sanitaria) ha lanciato un campagna che ha obiettivi precisi e tempi certi. Si tratta di ridurre di 100.000 il numero delle morti in ospedale entro 18 mesi, cioè a giugno del 2006. E' ovvio che si tratta delle morti evitabili, quelle che in modi diversi possono essere fatte risalire a una minor qualità delle cure e a errori. Donald Berwick, che presiede l'Istituto, ha elaborato un piano preciso: per risparmiare queste 100.000 vite, sono state identificate sei misure ben precise che andranno implementate in 1600 ospedali di tutto il paese (un terzo, quindi).
E' il caso di riportarle nel dettaglio:
Non è la prima volta che si attuano campagne di questo tipo, ma è la prima volta che si lancia un'iniziativa su tutto il territorio nazionale e con la benedizione di un'istituzione federale. In passato le sperimentazioni di singole società scientifiche hanno ottenuto risultati positivi ma, ovviamente, di portata limitata sul piano generale. Di qui la colorita affermazione del direttore dell'IHI, che presentando il progetto a 4000 esperti convenuti in Florida ha detto di avere "perso la pazienza". Queste misure, ha dichiarato Berwick, sono state scelte "perché sono pratiche, provate scientificamente e costituiscono un'ottima base di partenza. Infatti sono alla portata di qualsiasi ospedale e praticamente, non costano nulla". Che poi è una cosa che un po' fa rabbia...
Maurizio Imperiali
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Sei misure semplici e di efficacia provata
E' il caso di riportarle nel dettaglio:
- Istituire i team di risposta rapida. Si tratta di gruppi di specialisti cui il personale del reparto di degenza può e deve rivolgersi le condizioni del paziente cominciano a deteriorarsi. Troppo spesso ci si affida al rianimatore quando ormai il paziente è in condizioni critiche. In Australia questa misura ha ridotto i decessi del 27%
- Attuare sempre, in caso di sospetto infarto, i trattamenti precoci che si sono dimostrati efficaci nel prevenire la morte cardiaca, pere esempio la somministrazione di aspirina e beta-bloccanti (una classe di farmaci per abbassare la pressione).
- Controllare e supervisionare tutte le prescrizioni di farmaci fatte ai pazienti e riportate in cartella, così da assicurarsi che siano sempre somministrati il farmaco giusto e al giusto dosaggio a ciascun paziente. Controlli che sono fondamentali al momento del ricovero e delle dimissioni, ma anche in caso di passaggio del paziente da un reparto a un altro.
- Ridurre le infezioni causate dai cateteri venosi centrali, che sono quelli cui si ricorre quando non è possibile applicare le fleboclisi alle vene superficiali del braccio. Questo si può ottenerte rispettando sempre una procedura in cinque passi ormai divenuta uno standard.
- Prevenire l'infezione delle ferite chirurgiche, sia somministrando gli antibiotici necessari prima e/o dopo l'intervento, sia controllando che la glicemia del paziente sia sempre sotto controllo ed evitando di radere la cute nella zona dell'intervento.
- Prevenire le polmoniti causate dai sistemi di ventilazione. Le manovre semplici che si sono rivelate efficaci a questo scopo ci sono: per esempio, sollevare di 30° la testata del letto.
Sei misure poco costose
Non è la prima volta che si attuano campagne di questo tipo, ma è la prima volta che si lancia un'iniziativa su tutto il territorio nazionale e con la benedizione di un'istituzione federale. In passato le sperimentazioni di singole società scientifiche hanno ottenuto risultati positivi ma, ovviamente, di portata limitata sul piano generale. Di qui la colorita affermazione del direttore dell'IHI, che presentando il progetto a 4000 esperti convenuti in Florida ha detto di avere "perso la pazienza". Queste misure, ha dichiarato Berwick, sono state scelte "perché sono pratiche, provate scientificamente e costituiscono un'ottima base di partenza. Infatti sono alla portata di qualsiasi ospedale e praticamente, non costano nulla". Che poi è una cosa che un po' fa rabbia...
Maurizio Imperiali
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