Germi nelle corsie europee

13 giugno 2007
Aggiornamenti e focus

Germi nelle corsie europee



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Nel campo delle malattie trasmissibili, le infezioni contratte in ambito ospedaliero sono diventate il principale motivo di preoccupazione in Europa, con la maggior parte causata da nuovi microrganismi o da ceppi emergenti antibiotico-resistenti. Ad affermarlo è Markos Kyprianou, commissario europeo per la salute, nella prefazione del primo Rapporto sulle Communicable diseases nel continente, realizzato dall'ECDC (European Centre for Disease prevention and Control), organismo fondato dal Parlamento e dal Consiglio Europeo. Un problema che di questi tempi ritorna periodicamente d'attualità in Italia (ultimissimi i casi di Legionella a Varese) ma che in realtà ha dimensione continentale, anzi mondiale. Valga il dato complessivo, come riferisce il rapporto, di un totale annuale di malati che acquisiscono infezioni nosocomiali nel Vecchio Continente a 25 paesi pari a circa tre milioni - in pratica uno ogni dieci ricoverati - con un numero di morti per questa ragione intorno a 50.000 ogni anno.

Evitabile il 20-30% dei casi ospedalieri


La maggior parte delle 49 malattie trasmissibili sottoposte a sorveglianza dall'ECDC nell'arco di dieci anni ha subito un declino, ma per alcune la tendenza è a stabilizzarsi o ad aumentare e tra queste ci sono appunto le infezioni ospedaliere. Le più frequenti tra esse risultano a carico delle vie urinarie, in media il 28% nei rilevamenti nazionali, seguite da infezioni delle vie respiratorie con il 25%, delle ferite chirurgiche con il 17%, da batteriemie con il 10% e da altre, tra le quali la diarrea con il crescendo di un ceppo di Clostridio. In aumento gli Stafilococchi insensibili a un comune antibiotico (MRSA, meticillino-resistenti), isolati nel 5% delle infezioni nosocomiali, e poi Pseudomonas, Enterobatteriacee, Enterococchi, funghi (Candida e Aspergillo), altri Stafilococchi, Acinetobacter e altri Clostridi. Agenti patogeni temibili e a volte difficili da escludere anche aumentando l'igiene, resta però la stima approssimativa degli esperti del report di un 20-30% di casi che potrebbe essere evitato con una prevenzione antimicrobica intensiva e programmi di monitoraggio, diversi paesi UE non hanno invece reti nazionali di sorveglianza. Un elemento-chiave della diffusione dei germi resistenti è poi l'uso esteso degli antibiotici, spesso denunciato come eccessivo e inappropriato (tra l'altro nelle forme virali). Un problema che si estende al di fuori dell'ambito ospedaliero: anche se in Europa si muore principalmente non per malattie infettive, dalle cardiopatie ai tumori, il rapporto segnala in particolare quattro agenti patogeni che preoccupano. Si tratta dell'HIV, con il riscontro di 28.044 nuovi casi nel 2005 e di un numero di sieropositivi arrivato a circa 700 mila (per un terzo inconsapevoli); dello pneumococco, principale batterio responsabile della polmonite e frequente causa di morte nelle forme invasive come batteriemia e meningite specie in bambini e anziani; dei virus influenzali, che colpiscono centinaia di migliaia di europei e anche ne uccidono migliaia; infine del micobatterio della tubercolosi, che nel 2005 ha registrato quasi 60 mila casi e che cresce, soprattutto in categorie più vulnerabili quali immigrati e HIV-positivi. Ulteriori infezioni segnalate per incidenza elevata sono quelle da Chlamydia e da Campylobacter, entrambe con circa 200 mila casi annuali (in realtà sottostimati), ma l'elenco ovviamente prosegue, con epatiti, infezioni a trasmissione sessuale, eccetera.

Più prevenzione e sorveglianza


Come rimarca Kyprianou, negli ultimi due anni si è dedicata, giustamente, molta attenzione alla minaccia di una pandemia influenzale, ma nuovi agenti patogeni o ceppi resistenti mortali possono emergere anche in modo meno spettacolare: è inaccettabile che un ricoverato su dieci in Europa si infetti in ospedale. Il problema è anche, ha aggiunto Zsuzsanna Jakab, direttore dell'ECDC, poter disporre di un maggior numero di dati comparabili a livello europeo, il che significa rafforzare i sistemi di sorveglianza e la loro tempestività, per individuare e condividere programmi ottimali di prevenzione e controllo. La strada sembra in salita, se persino in ambito sanitario c'è ancora, come sembra, chi sottovaluta una misura igienica elementare come lavarsi bene la mani.

Elettra Vecchia



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