18 ottobre 2006
Aggiornamenti e focus
Telefonini sì, telefonini no
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Croce e delizia dei giorni nostri, a seconda delle situazioni e delle opinioni, del telefonino sembra che oggi non si possa quasi fare a meno, specialmente in Italia dove è stato amore a prima vista più che in altri paesi. Per mettere un argine, accanto ai divieti anti-fumo, che da noi si sono moltiplicati in conseguenza alla recente legge in materia, compaiono così sempre più spesso quelli anti-cellulare, giustificati a maggior ragione per motivi di sicurezza in casi particolari come all'interno degli aerei, vicino ai distributori di benzina o negli ospedali. Ma, rimanendo a questi ultimi, in che misura è realmente d'obbligo la cautela? Quanto pesano i rischi per l'attività clinica e quanto va considerato invece il disturbo per i pazienti o i medici e gli infermieri? Sono interrogativi che viene spontaneo porsi, specie se capita di frequentare un ospedale o una clinica e di rendersi conto di come il bando del cellulare sia rispettato in modo molto variabile, non solo da malati e parenti ma anche dagli operatori sanitari, mentre non di rado chi infrange il divieto non viene richiamato all'ordine o al contrario lo è e questo a volte suscita discussioni.
Il dibattito su questo tema è in realtà aperto, sia per l'aspetto della sicurezza sia per quello del comfort, come testimoniano anche interventi e commenti che si susseguono sulle riviste mediche: un editoriale sul British Medical Journal riprende per esempio l'argomento riallacciandosi a recenti raccomandazioni dell'organismo sanitario britannico MHRA (Medicines and Healthcare products Regulatory Agency) per restrizioni più selettive, cioè più limitate, dell'uso dei telefonini negli ospedali. Un'attenuazione che viene giudicata favorevolmente dall'autore, in base al fatto, egli afferma, che a tutt'oggi non ci sono prove di seri rischi per i pazienti tenendo i telefonini accesi quando si gira per i reparti, mentre secondo lui paradossalmente si propongono misure ancora più restrittive come il divieto di usare i cellulari con fotocamera nelle aree dei pazienti. Riguardo alla preoccupazione maggiore che è quella delle interferenze dei telefonini con i dispositivi medici, dati del 1997 della Medical Devices Agency avevano dimostrato che a un metro di distanza non riguardano più del 4% di essi, contro il 41% per le ricetrasmittenti dei servizi di emergenza e il 35% per quelle dei portantini. In genere poi si tratterebbe di interferenze innocue per il paziente, per esempio una registrazione elettrocardiografica da ripetere, mentre effetti più temibili, come quelli sui pace-maker, sono possibili se si tiene l'apparecchio contro il petto invece che vicino all'orecchio; anche i rischi eventuali per le apparecchiature cliniche sarebbero sovrastimati.
Secondo la MHRA comunque i cellulari andrebbero spenti in aree critiche, come nelle unità di terapia intensiva o di neonatologia, e in prossimità di apparecchi salvavita, sviluppando regole nazionali e interne per minimizzare il pericolo d'interferenza con i macchinari ospedalieri in generale; potrebbero invece essere consentiti in zone dedicate. Al tempo stesso l'agenzia auspica che vengano assicurate la quiete e la privacy dei pazienti (volume abbassato, niente fotocamere) così come la tranquillità del lavoro dei sanitari che non devono essere distratti o confondere i suoni dei cellulari con i segnali d'allarme degli apparecchi. Anche se, rileva l'editoriale, il fastidio può essere minore di quello arrecato da radio, televisioni o lettori MP3. E viene sottolineato che ci sono anche aspetti positivi: per esempio in un meeting di anestesisti americani solo il 2,4% ha riferito esperienze di interferenze tra cellulare e dispositivi medici, contro il 15% che ha ammesso come ritardi di comunicazione hanno portato a errori o danni, mentre questi erano meno frequenti tra chi usava il telefonino invece del cercapersone. Questo può essere un vantaggio non solo per i medici ma anche per alleviare la solitudine dei ricoverati, che potrebbero usare il cellulare in alternativa al telefono fisso dell'ospedale. Anche per i telefonini in ospedale forse la soluzione sta nel mezzo, cioè in un uso ragionevole e di buon senso.
Elettra Vecchia
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...e inoltre su Dica33:
Possibilità limitata di interferenze
Il dibattito su questo tema è in realtà aperto, sia per l'aspetto della sicurezza sia per quello del comfort, come testimoniano anche interventi e commenti che si susseguono sulle riviste mediche: un editoriale sul British Medical Journal riprende per esempio l'argomento riallacciandosi a recenti raccomandazioni dell'organismo sanitario britannico MHRA (Medicines and Healthcare products Regulatory Agency) per restrizioni più selettive, cioè più limitate, dell'uso dei telefonini negli ospedali. Un'attenuazione che viene giudicata favorevolmente dall'autore, in base al fatto, egli afferma, che a tutt'oggi non ci sono prove di seri rischi per i pazienti tenendo i telefonini accesi quando si gira per i reparti, mentre secondo lui paradossalmente si propongono misure ancora più restrittive come il divieto di usare i cellulari con fotocamera nelle aree dei pazienti. Riguardo alla preoccupazione maggiore che è quella delle interferenze dei telefonini con i dispositivi medici, dati del 1997 della Medical Devices Agency avevano dimostrato che a un metro di distanza non riguardano più del 4% di essi, contro il 41% per le ricetrasmittenti dei servizi di emergenza e il 35% per quelle dei portantini. In genere poi si tratterebbe di interferenze innocue per il paziente, per esempio una registrazione elettrocardiografica da ripetere, mentre effetti più temibili, come quelli sui pace-maker, sono possibili se si tiene l'apparecchio contro il petto invece che vicino all'orecchio; anche i rischi eventuali per le apparecchiature cliniche sarebbero sovrastimati.
Più veloce del cercapersone
Secondo la MHRA comunque i cellulari andrebbero spenti in aree critiche, come nelle unità di terapia intensiva o di neonatologia, e in prossimità di apparecchi salvavita, sviluppando regole nazionali e interne per minimizzare il pericolo d'interferenza con i macchinari ospedalieri in generale; potrebbero invece essere consentiti in zone dedicate. Al tempo stesso l'agenzia auspica che vengano assicurate la quiete e la privacy dei pazienti (volume abbassato, niente fotocamere) così come la tranquillità del lavoro dei sanitari che non devono essere distratti o confondere i suoni dei cellulari con i segnali d'allarme degli apparecchi. Anche se, rileva l'editoriale, il fastidio può essere minore di quello arrecato da radio, televisioni o lettori MP3. E viene sottolineato che ci sono anche aspetti positivi: per esempio in un meeting di anestesisti americani solo il 2,4% ha riferito esperienze di interferenze tra cellulare e dispositivi medici, contro il 15% che ha ammesso come ritardi di comunicazione hanno portato a errori o danni, mentre questi erano meno frequenti tra chi usava il telefonino invece del cercapersone. Questo può essere un vantaggio non solo per i medici ma anche per alleviare la solitudine dei ricoverati, che potrebbero usare il cellulare in alternativa al telefono fisso dell'ospedale. Anche per i telefonini in ospedale forse la soluzione sta nel mezzo, cioè in un uso ragionevole e di buon senso.
Elettra Vecchia
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