Cuffia e docce, una barriera

12 novembre 2004
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Cuffia e docce, una barriera



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A lanciare l'allarme sono stati gli autorevoli CDC statunitensi, le segnalazioni di patologie da piscina sono passate da appena due nel 1986 a 21 nel 2000. E oltretutto la maggior parte dei 16800 casi di malattie legate a patogeni che possono contaminare le acque, negli anni '90, si sono verificati in piscine pubbliche o di hotel, palestre, condomini e campeggi. Dati sottostimati che hanno portato i CDC a parlare di epidemie che possono scoppiare in piscina, con la conseguente chiusura di parecchi impianti locali. Si può spiegare così anche l'iniziativa dell'Istituto Superiore di Sanità che ha messo a punto la guida alle piscine sicure. Ma a quali pericoli si va incontro andando in piscina?

Rischi igienico-sanitari


I rischi sono indicati espressamente dall'Organizzazione Mondiale della Sanità e sono di tre tipi: rischi fisici, microbici o esposizione a prodotti chimici. I primi sono rappresentati da incidenti come l'annegamento o le più frequenti lesioni spinali; i secondi dal contatto con agenti infettivi; mentre l'esposizione a prodotti chimici, spesso, si riferisce agli agenti disinfettanti della stessa piscina. I patogeni con cui si può venire più facilmente in contatto sono divisi in cinque gruppi: i virus enterici (che, come nel caso del virus dell'epatite A, si trasmettono per ingestione di acqua contaminata da materia fecale), i virus non enterici (trasmissibili per contatto con superfici infette), i batteri non enterici (che vanno da quelli di origine ambientale trasmessi per inalazione, come la legionella, a quelli per contatto con superfici infette, come i funghi, o trasmessi dai bagnanti, come gli stafilococchi), i batteri enterici (come la salmonella) e i protozoi patogeni (di origine fecale e trasmessi per ingestione, come il cryptosporidium). Ma come prevenire?

Le precauzioni


Un dato è inequivocabile: i maggiori pericoli sono rappresentati dall'igiene degli stessi nuotatori. Per questo le raccomandazioni principali riguardano l'uso obbligatorio di cuffie e la buona abitudine di fare la doccia prima di entrare in piscina. Ma queste regole vanno associate a una buona igiene delle acque e a una corretta manutenzione dell'impianto sportivo. Bisognerebbe, perciò, che venissero fatti controlli periodici dell'impianto specie per i parametri microbiologici e chimico-fisici dell'acqua. Devono però essere tenuti sottocontrollo anche agenti di rischio come i trialometani, sottoprodotti che si formano quando il cloro in acqua reagisce con materia organica, come pelle, capelli e muco. Questi prodotti, come già evidenziato da svariate ricerche, vengono ridotti dalla pulizia dei nuotatori. Va detto che il cloro, la cui azione di base è disinfettante, può provocare tossicità se inalato in modo prolungato e a una concentrazione eccessiva. Negli Usa per questo fenomeno è stato tentato l'uso di ozono a scopo disinfettante al posto del cloro. In questo modo sono stati alleviati i problemi respiratori riscontrati da frequentatori abituali delle piscine. L'ultima nota del documento dell'ISS riguarda l'età più a rischio. Non esistono dati epidemiologici ma è certo che rischiano di più i giovani. Gli adolescenti, infatti, sono più avventati e rischiano più spesso l'annegamento o le lesioni.

Marco Malagutti



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