Se lo sport colpisce al cuore

18 aprile 2007
Aggiornamenti e focus

Se lo sport colpisce al cuore



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Sport giovanile e morte improvvisa, sembra un ossimoro, è invece un'eventualità rara che pure a volte ci colpisce dalla cronaca. Escludendo le cause traumatiche, la consapevolezza che ragazzi e atleti principianti prima delle attività sportive debbano essere attentamente valutati sotto il profilo cardiovascolare dovrebbe essere aumentata in questi anni, ma forse non abbastanza. Per la pratica di tipo agonistico, l'Italia dispone da tempo di una regolamentazione avanzata, che prevede anche l'elettrocardiogramma e se occorre l'ecocardio, che ha fortemente ridotto le morti improvvise cardiovascolari tra gli atleti. Questo è in accordo con la Società europea di Cardiologia, che raccomanda l'elettrocardiogramma per i giovani del ciclo d'istruzione superiore prima delle competizioni sportive. Negli Stati Uniti c'è disaccordo sull'esecuzione routinaria degli esami strumentali e dei test da sforzo, ritenuti poco utili per rivelare anomalie cardiologiche che hanno una prevalenza bassa. Sullo screening cardiovascolare dei giovani atleti sono state formulate nel 2005 le conclusioni di un gruppo di lavoro americano riprese e attualizzate, tra concordanze e discordanze, sul giornale dell'accademia dei medici di famiglia.

Italia pro screening implementato


Le alterazioni cardiovascolari che contribuiscono alle morti improvvise non traumatiche riguarderebbero uno su 200 mila di questi soggetti, molte volte senza presenza di segni o sintomi. I cardini della valutazione sono storia clinica ed esame fisico. Per la storia clinica vanno indagate (coinvolgendo possibilmente i genitori del giovane) possibili cause di morte improvvisa quali cardiomiopatia ipertrofica, coronaropatia, ipertrofia ventricolare sinistra, miocardite, sindrome di Marfan, alterazioni mitraliche, stenosi aortica, cardiomiopatia aritmogena del ventricolo destro: la prima è maggiormente responsabile negli USA e l'ultima in Italia. Da noi uno studio condotto nel Veneto ha verificato una riduzione delle morti improvvise del 90% con lo screening implementato che individua caratteristiche proprie anche delle cardiomiopatie, scendendo a quote inferiori che nei non atleti. Per effetto di questi risultati è stato così escluso dalle competizioni il 2% degli atleti, quota che l'editoriale relativo al lavoro americano giudica eccessiva poiché nessuno di essi è andato incontro a morte improvvisa (ma con ogni probabilità proprio aver individuato il problema ha permesso loro di curarsi). L'esame fisico verte essenzialmente su quattro aspetti: pressione arteriosa, battito in sede radiale e femorale come misura della frequenza cardiaca, auscultazione cardiaca dinamica, valutazione per la Marfan (sindrome genetica che può portare a dissezione aortica da cui morte improvvisa). Per la pressione, negli atleti maggiori di 18 anni si considerano ipertensione di stadio 1 valori pari a 140/90 mmHg e di stadio 2 pari a 160/100.

Spie importanti sulle quali indagare


Segni e sintomi che sono campanelli d'allarme sui quali indagare, così da escludere possibili cause non cardiovascolari, sono poi soprattutto sincopi o pre-sincopi da esercizio; dolore toracico (a volte dipende dall'asma); palpitazioni per le quali è bene valutare anche l'eventuale fumo o l'abuso di alcol, farmaci, sostanze illecite; dispnea da esercizio o eccessivo affaticamento. Importante, infine, considerare la familiarità per la morte improvvisa (rilevante soprattutto per la cardiomiopatia ipertrofica) o per patologie cardiovascolari, specie ipertensione, ipercolesterolemia, rumori auscultatori o infezioni cardiache. L'utilità dell'elettrocardiogramma e dell'ecocardiogramma, come detto in America non ritenuti necessari di routine nell'atleta, è comunque ricordata dagli autori per gli approfondimenti, in casi quali ricerca per sindrome di Marfan, anomalie coronariche congenite, palpitazioni d'origine non chiara, con aggiunta all'occorrenza di altri esami strumentali e di test da sforzo.

Viviana Zanardi



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