Cocktail pericoloso

24 febbraio 2006
Aggiornamenti e focus

Cocktail pericoloso



Tags:
In Italia, così come in Olanda, Irlanda e Regno Unito, l'8-9% dei ragazzi tra i 15 e i 16 anni, almeno una volta, ha assunto l'ecstasy. L'utilizzo, poi, di queste nuove droghe, che contemplano tutte le sostanze psicotrope differenti da alcol, eroina e cannabis, è ancora più alto nei giovani tra i 18 e i 25 anni. Una popolarità sempre più diffusa, da attribuire, probabilmente alla capacità di una sostanza come l'ecstasy di produrre uno stato di energia ed euforia, oltre a una migliorata capacità di socializzare. A ciò si aggiunga il fatto che è relativamente poco costosa e che ha fama di essere più sicura di altre droghe. Ma è veramente così? Uno studio dell'Istituto di Scienze Neurologiche di Catanzaro, pubblicato su BMC Neuroscience e ripreso anche da Nature, ha concluso che anche basse dosi della droga produrrebbero un effetto potente se accompagnate da musica ad alto volume. Un risultato importante, anche perché prodotto da un gruppo di ricerca di una provincia del sud e non di un grande centro. Per capirne di più abbiamo intervistato Michelangelo Iannone, che ha guidato il team di ricercatori calabresi.

La ricerca


Per cominciare quali sono le premesse dello studio? "L'idea" risponde il ricercatore calabrese "è nata qualche anno fa. E già nel 2001 avevamo pubblicato una serie di dati preliminari che riguardavano l'utilizzo di un brano di musica tecno e il suo effetto su topi che avevano assunto MDMA, meglio nota come ecstasy. Successivamente ci siamo occupati di creare un segnale musicale riproducibile, che fosse cioè un segnale fisso". Una discoteca per topi, perciò?"Praticamente sì" ci dice Iannone. "E' noto che ci sono zone di discoteche dove si fa uso di sostanze. E ci siamo chiesti se l'abitudine di "impasticcarsi" in un ambiente con la musica così alta, fosse perché ne potenzia l'effetto. E quindi che non sia un caso che la droga venga consumata in ambienti chiassosi". Ed è così? "Si, e per verificarlo abbiamo sottoposto gli animali a elettroencefalografia. Esattamente con la stessa modalità utilizzata per gli uomini, con la differenza che, nel caso dei topi, viene monitorata direttamente l'attività della corteccia cerebrale attraverso elettrodi inseriti nel cranio. Abbiamo così potuto osservare che quando il ratto riposa si verifica una sincronizzazione della corteccia cerebrale, i segnali sono ampi e lenti. E misurando la potenza, cioè l'area dei segnali, questa è piuttosto alta. L'effetto di una sostanza come l'ecstasy è una sorta di flash che abbassa drasticamente lo spettro, con un'eccitazione della corteccia che determina l'attivazione cerebrale. Se poi alla droga si unisce l'effetto della musica, l'eccitazione aumenta considerevolmente". Quanto considerevolmente? "Se l'ecstasy da sola", ci spiega il neurologo, "è in grado di abbassare la potenza totale dello spettro elettroencefalografico fino al 45% rispetto a situazioni normali, le stimolazioni sensorie vanno ad aggravare l'effetto tossico con una diminuzione di potenza fino al 70%. Due cose saltano all'occhio dalla ricerca" continua Iannone. "La prima è che è sufficiente una piccola dose di droga, di per se ininfluente, per produrre un effetto potente se accompagnata da musica ad alto volume. L'altra è che viene smentita l'idea che l'effetto di queste droghe venga smaltito rapidamente". Cioè? "Lo spetto elettroencefalografico evidenzia una maggiore attività cerebrale per almeno cinque giorni. Il soggetto che si è impasticcato permane alterato a livello cerebrale per tutto questo tempo e rischia di tornare ad assumere sostanze con un'attività cerebrale ancora da ripristinare". Ci sono ulteriori studi in prospettiva, magari su altre influenze ambientali? "Stiamo già lavorando", conclude il ricercatore calabrese "su esperimenti a livello molecolare per verificare i risultati di questo studio. E ci sono già evidenze. Quanto ad altri agenti ambientali stiamo studiando l'effetto della luce con l'aggiunta di uno stroboscopio nella "discoteca" dei topi. Ma è più difficile arrivare a risultati visto che i topi, che non possono tapparsi le orecchie, possono difendersi dalla luce". Sarà anche la droga del benessere ma, almeno a giudicare dai risultati di questo studio non va sottovalutata. Anzi.

Marco Malagutti



Salute oggi:

...e inoltre su Dica33:
Ultimi articoli
Seguici su:

Seguici su FacebookSeguici su YoutubeSeguici su Instagram
Farmacista33Doctor33Odontoiatria33Codifa