24 novembre 2006
Aggiornamenti e focus
La sindrome c'è ma non si vede
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Nel 1976 gli Stati Uniti in vista di una imminente epidemia, poi mai materializzatasi, decisero una massiccia campagna di immunizzazione nazionale contro l'influenza. Un programma interrotto prematuramente anche per alcuni casi di Sindrome di Guillain-Barré (GBS) tra i vaccinati. I casi si sono manifestati soprattutto entro le prime cinque settimane dalla somministrazione del vaccino. Ulteriori indagini hanno dimostrato che l'incidenza della sindrome era 4-8 volte superiore nella popolazione vaccinata rispetto alla popolazione generale. E il numero in eccesso di casi era di un caso in più ogni 100000 vaccinazioni. A distanza di trent'anni i dubbi non sono stati del tutto fugati e sull'argomento è tornato uno studio, pubblicato sugli Archives of Internal Medicine, dagli esiti piuttosto confortanti. I casi di GBS ci sono, ma pochi in assoluto. E considerato che si tratta di una sindrome rara...
La sindrome per cominciare. Si tratta di una malattia rara pressoché incurabile, il cui iter cioè può solo essere marginalmente mitigato e modificato. E' nota anche come poliradicolonevrite (infiammazione del sistema nervoso periferico), presenta un esordio rapido, che può evolvere a paralisi totale e insufficienza cardio-respiratoria nell'arco di pochi giorni. Alla sindrome sono spesso associati dolori diffusi, in particolare alle articolazioni e alle estremità. La causa non è nota, ma la relazione con le vaccinazioni è così frequente che si pensa a una mediazione virale. In particolare, e lo ribadisce anche il nuovo studio degli Archives, si ritiene che un'infezione virale, forse da Campylobacter, possa determinare un'immunizzazione crociata verso gli antigeni della mielina. Può essere, infatti, che il batterio contamini le uova da cui si produce il vaccino. Tanto che un recente articolo pubblicato da Jama, ha stabilito un'associazione tra la riduzione dei casi di Guillain-Barrè e le ridotte infezioni da Campylobacter. Ma al di là delle interpretazioni che non erano l'oggetto dello studio in questione, è il numero dei casi ad aver catalizzato l'attenzione dei ricercatori.
Per effettuare l'indagine si sono avvalsi della campagna di vaccinazione universale condotta nell'Ontario in Canada, diretta a tutti i residenti con più di sei mesi. E' stato così possibile valutare oltre al rischio relativo, cioè al numero di casi manifestatisi, anche quello assoluto, cioè quanto incida la Sindrome di Guillain-Barré su tutta la popolazione dopo una immunizzazione generalizzata. Ebbene dal 1 aprile 1992 al 31 marzo 2004 sono stati identificati 1601 ricoveri ospedalieri per la Sindrome in Ontario. In 269 pazienti la GBS è stata diagnosticata entro le 43 settimane di vaccinazione contro l'influenza. Il rischio relativo è stato quantificato in 1,45, una percentuale significativa, in linea con precedenti studi. Un valore che potrebbe far pensare a una relazione causale. Ma per contestualizzare questi risultati, precisano i ricercatori, è stato condotto un secondo studio per vedere l'impatto nel tempo sulla popolazione. E il rischio assoluto risulta molto piccolo. Sono stati calcolati, infatti, 170 nuovi casi all'anno che significano un aumento non statisticamente significativo, come a dire uno o due casi di GBS ogni milione di ricoveri. I pazienti, concludono i ricercatori, dovrebbero essere avvisati del rischio potenziale che non è, però, tale da condizionare la scelta di assumere il vaccino. A prevalere deve essere l'interesse effettivo del singolo a essere vaccinato.
Marco Malagutti
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Che cos'è
La sindrome per cominciare. Si tratta di una malattia rara pressoché incurabile, il cui iter cioè può solo essere marginalmente mitigato e modificato. E' nota anche come poliradicolonevrite (infiammazione del sistema nervoso periferico), presenta un esordio rapido, che può evolvere a paralisi totale e insufficienza cardio-respiratoria nell'arco di pochi giorni. Alla sindrome sono spesso associati dolori diffusi, in particolare alle articolazioni e alle estremità. La causa non è nota, ma la relazione con le vaccinazioni è così frequente che si pensa a una mediazione virale. In particolare, e lo ribadisce anche il nuovo studio degli Archives, si ritiene che un'infezione virale, forse da Campylobacter, possa determinare un'immunizzazione crociata verso gli antigeni della mielina. Può essere, infatti, che il batterio contamini le uova da cui si produce il vaccino. Tanto che un recente articolo pubblicato da Jama, ha stabilito un'associazione tra la riduzione dei casi di Guillain-Barrè e le ridotte infezioni da Campylobacter. Ma al di là delle interpretazioni che non erano l'oggetto dello studio in questione, è il numero dei casi ad aver catalizzato l'attenzione dei ricercatori.
Quale rischio
Per effettuare l'indagine si sono avvalsi della campagna di vaccinazione universale condotta nell'Ontario in Canada, diretta a tutti i residenti con più di sei mesi. E' stato così possibile valutare oltre al rischio relativo, cioè al numero di casi manifestatisi, anche quello assoluto, cioè quanto incida la Sindrome di Guillain-Barré su tutta la popolazione dopo una immunizzazione generalizzata. Ebbene dal 1 aprile 1992 al 31 marzo 2004 sono stati identificati 1601 ricoveri ospedalieri per la Sindrome in Ontario. In 269 pazienti la GBS è stata diagnosticata entro le 43 settimane di vaccinazione contro l'influenza. Il rischio relativo è stato quantificato in 1,45, una percentuale significativa, in linea con precedenti studi. Un valore che potrebbe far pensare a una relazione causale. Ma per contestualizzare questi risultati, precisano i ricercatori, è stato condotto un secondo studio per vedere l'impatto nel tempo sulla popolazione. E il rischio assoluto risulta molto piccolo. Sono stati calcolati, infatti, 170 nuovi casi all'anno che significano un aumento non statisticamente significativo, come a dire uno o due casi di GBS ogni milione di ricoveri. I pazienti, concludono i ricercatori, dovrebbero essere avvisati del rischio potenziale che non è, però, tale da condizionare la scelta di assumere il vaccino. A prevalere deve essere l'interesse effettivo del singolo a essere vaccinato.
Marco Malagutti
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