AIDS invecchia

03 dicembre 2004
Aggiornamenti e focus

AIDS invecchia



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Il Congresso nazionale dell'ANLAIDS è ormai da 18 anni l'occasione per fare il bilancio dell'infezione ha HIV in Italia. Estrapolando i dati del COA (Centro Operativo AIDS) si può dire che ogni 2 ore un italiano contrae l'infezione da HIV, e 1 su 2 è destinato a non saperlo. E sempre tra i nuovi casi, 1 su 2 ha 60 anni e più. Pochi? Tanti? Troppi, come ha commentato Mauro Moroni, infettivologo dell'Università di Milano e presidente del Congresso: "Si osserva una lieve ripresa, ma soprattutto si osserva che è difficile scendere al di sotto dei 3500 nuovi casi ogni anno. Questo significa che entro 10 anni ci saranno 35-40000 sieropositivi in più, un bacino in buona parte nascosto che porta a un aumento lento ma costante dell'infezione". Secondo Giovanni Rezza, direttore del reparto di epidemiologia e malattie infettive dell'ISS, i sieropositivi in Italia sono tra i 110 e i 130000 e solo 40000 seguono una terapia.

Cambia il profilo dei nuovi casi


Al di là delle cifre cambia anche il profilo delle persone colpite: la metà dei nuovi casi diagnosticati, infatti, è costituito da persone di 60 anni e oltre: "sono sempre più frequenti i casi di persone non più giovani" conferma Moroni "che si infettano durante rapporti a rischio mentre vanno alla ricerca di sensazioni forti. Spesso sono persone irreprensibili, rimaste vedove, benestanti che viaggiano molto ma con una vita apparentemente tranquilla". Che i nuovi casi di contagio siano sempre più spostati in avanti con gli anni è dovuto anche al fatto che si alza l'età del primo rapporto sessuale al quale, in media, si giunge oggi verso i 17-18 anni, mentre fino a qualche anno fa si parlava di 15-16 anni. Non cambia invece la forbice tra i due sessi: resta comunque più elevata l'incidenza tra gli uomini. Quanto ai casi di AIDS conclamato, al giugno 2004 sono 53686 e, di questi, oltre 41000 sono uomini. Nel primo semestre di quest'anno i nuovi casi di AIDS conclamato sono stati 498. Il primato tocca alla Lombardia, con ben 136 casi, seguono Lazio (69) ed Emilia Romagna.

Paradosso lombardo


In effetti quella della Lombardia resta la situazione più grave: dall'inizio dell'epidemia a oggi si sono raggiunti 16179 casi, un numero enorme se si pensa che l'Inghilterra ne ha solo 2000 in più. Quanto alla provincia di Milano, da sola ha più casi dell'intera Svizzera. Inevitabilmente, la Lombardia resta al primo posto anche per numero di nuovi casi: l'incidenza tra luglio 2003 e giugno 2004 è stata di 5,4 ogni 100000 abitanti, segnando un aumento rispetto ai 12 mesi precedenti, quando si sono registrati 5,1 nuovi casi ogni 100000 abitanti.Grazie al miglioramento delle terapie, i decessi tendono a diminuire e se è un fatto molto positivo per i malati, può però indurre un senso di falsa sicurezza. Il fatto che siano disponibili trattamenti più efficaci, e a volte molto più efficaci, non significa che si possa considerare l'infezione da HIV una malattia cronica come tante altre. E' vero che, come riportano le statistiche, ogni 100 rapporti a rischio uno soltanto provoca un contagio da HIV, ma questo deve piuttosto indurre a non sottovalutare le misure preventive. Chi uscirebbe di casa tranquillo sapendo che ogni 100 volte potrebbe cascargli sulla testa il classico vaso di fiori?

Maurizio Imperiali



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