Non più soli

30 settembre 2005
Aggiornamenti e focus

Non più soli



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Dalla quantità alla qualità, dall'efficienza all'efficacia. Così si potrebbe riassumere la sfida che la Provincia di Milano lancia attraverso l'istituzione della delega alla partecipazione e tutela dei diritti delle persone diversamente abili. L'iniziativa è stata presentata a Milano nel corso del convegno "NONpiùSOLI. Progetti per la disabilità oggi. Esperienze a confronto". Nel corso del convegno sono stati esaminati diversi temi: dall'inserimento lavorativo ai servizi socio-assistenziali fino alle problematiche emergenti relative ai migranti portatori di disabilità. Molti, naturalmente, gli spunti di riflessione. Li abbiamo commentati con Ombretta Fortunati, consigliera "titolare" della nuova delega che ha fatto da padrona di casa nel corso del convegno. La prima curiosità è d'obbligo. La delega è una novità nel panorama istituzionale?

Servizi socio assistenziali in trasformazione


"Assolutamente sì - risponde la Fortunati - il nuovo corso provinciale ha istituito due nuove deleghe, una alle pari opportunità e una, la mia appunto, indirizzata alla tutela dei diritti delle persone diversamente abili". L'obiettivo? "L'esigenza - riprende la consigliera - di mettere al centro i diritti dei cittadini con disabilità, renderli una cittadinanza attiva, in modo da poter rispondere alle loro esigenze. La nostra cultura è più improntata all'assistenzialismo, la svolta è cercare di parlare di diritti e di inclusione. Basti pensare ad aspetti come le barriere architettoniche: bisogna aiutare il disabile ad accedere ai servizi, ma il discorso vale per chiunque si trovi in difficoltà. Tutti in una particolare situazione di vita possiamo essere disabili". E' evidentemente presto, ma si può già cercare di fare un primo bilancio? "Sì, è effettivamente presto, visto che abbiamo cominciato la nostra attività nel gennaio di quest'anno", puntualizza la Fortunati. "Il primo tentativo effettuato - prosegue - è stato censire le realtà esistenti e iniziare un confronto con le associazioni, i comuni e i vari enti. Anche il convegno appena svoltosi è stata un'occasione. L'obiettivo ambizioso è quello di creare una rete (una parola che tornerà spesso nel corso dell'intervista n.d.r.) provinciale tra enti, comuni, associazioni, servizi, strutture e cittadini, che permetta di riunire tutte le energie e le competenze in un percorso di lavoro realmente sinergico". Che cosa vi chiedono le associazioni? "Sembrerà strano - risponde la consigliera - ma le richieste non sono tanto di finanziamenti quanto di un ruolo di coordinamento, manca un ruolo da regista ed è quello che viene chiesto alla Provincia per uscire dall'isolamento. Il convegno è stato intitolato "Non più soli", un nome che dovrebbe evocare le principali necessità. Il problema non è tanto quello burocratico quanto quello di creare modelli partecipativi che si rivolgano ad associazioni, famiglie, sindacati per fare un percorso insieme". Oggi i problemi principali sembrano essere quelli della frammentazione e della qualità. E' vero? "Certamente - risponde la Fortunati - la frammentazione, del resto, va di pari passo con l'isolamento di cui parlavo prima. Ci sono intelligenze e capacità sparse nel territorio ma manca un referente più alto. Bisogna, perciò, valorizzare le cose che ci sono". E la qualità? "Anche questo è un aspetto da non sottovalutare - conferma la consigliera - ma rientra nel discorso di modelli partecipativi che accennavo. Le realtà esistono, bisogna valorizzarle. Bisogna orientare le scelte politiche e amministrative delle istituzioni verso provvedimenti che favoriscano processi di inclusione e l'affermazione concreta dei principi di pari opportunità. Quello che occorre è una sensibilizzazione che in certi paesi europei è già molto radicata". In chiusura, dal punto di vista sanitario quali sono gli aspetti più importanti? "Esiste - conclude la Fortunati - un assessorato specificamente competente, ma a mio avviso il lavoro principale è da fare anche in questo caso sulla sensibilizzazione. Basti pensare a che cosa rappresenta una diagnosi di disabilità che venga fatta a un bambino ma anche a un adulto che diventa disabile per un incidente o per una malattia come la sclerosi multipla. Il genitore o il paziente si ritrovano soli, ed è terribile. Un ruolo fondamentale della Provincia è anche quello di fare comunicazione e non lasciare le persone isolate". Il percorso sembra lungo ma l'inizio promette bene.

Marco Malagutti



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